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Articolo 21 GRUPPI

Solidarietà a Giulietti e Di Trapani dal Sindacato giornalisti Trentino Alto Adige

Il Sindacato dei Giornalisti del Trentino Alto Adige, Controcorrente ed Articolo21 di Bolzano solidarizzano con il presidente ed il segretario della Federazione Nazionale della Stampa Italiana Giuseppe Giulietti e Raffaele Lorusso ed il segretario dell’Usigrai Vittorio Di Trapani per gli scomposti e sguaiati attacchi nei loro confronti.

“Non siamo tutti uguali” era e rimane l’incipit del manifesto fondativo di Controcorrente sposato dal gruppo dirigente del sindacato unitario dei giornalisti italiani, rifacendosi alla costituzione antifascista ed antirazzista, valori non mediabili e non sottoposti alle mode di uno strisciante e serpeggiante ritorno negazionista ad ideologie e comportamenti archiviati dalla storia.

Evidentemente la barra dritta tenuta dalla FNSI, da Articolo21 e dall’Usigrai danno fastidio.

E quando non si vuole accettare il gioco democratico cosa si fa? Si cerca di ribaltare il tavolo oppure inoculare il veleno della calunnia, dell’insulto, della delegittimazione.

Con grande fatica e tensione ideale, la FNSI ha riconquistato la centralità nelle relazioni sindacali con il governo e con gli editori e contribuito a riportare in carica all’INPGI un gruppo dirigente responsabile in grado di indirizzare l’istituto di previdenza dei giornalisti verso una nuova fase in grado di garantire l’autonomia della professione.

Rinnoviamo fiducia e stima nei vertici della FNSI e nella loro instancabile ed incessante azione per riaffermare sempre ed in ogni sede valori e diritti.

Il segretario regionale Rocco Cerone

I vicesegretari regionali Peter Malfertheiner e Lorenzo Basso

Il referente di Articolo21 di Trento e Bolzano Roberto Rinaldi

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SINDACATO

Attacco alla libertà di stampa da parte del presidente del Consiglio provinciale di Trento

Il Sindacato dei Giornalisti del Trentino Alto Adige-Südtirol Journalisten Gewerkschaft e l’Ordine dei giornalisti del Trentino-Alto Adige stigmatizzano il grave attacco all’esercizio della libertà di stampa mosso dal presidente del Consiglio provinciale di Trento Walter Kaswalder che questa mattina, all’ingresso della buvette dell’aula, ha spintonato e strattonato i colleghi giornalisti Marika Giovannini, del quotidiano Corriere del Trentino, Giampaolo Tessari, del quotidiano Trentino, e Nicola Marchesoni, del quotidiano l’Adige, pronunciando nei loro riguardi espressioni decisamente censurabili, il tutto sotto gli occhi di alcuni consiglieri provinciali. 

Si tratta di un atteggiamento del tutto intollerabile che lede in profondità la dignità dei tre colleghi e dell’intera categoria professionale. 

Nell’esprimere piena solidarietà a Marika Giovannini, Giampaolo Tessari e Nicola Marchesoni, Sindacato FNSI ed Ordine manifestano piena disponibilità a sostenerli in ogni iniziativa che intenderanno assumere a tutela della loro dignità professionale.

Rocco Cerone – Segretario del Sindacato Regionale dei giornalisti Fnsi 

Mauro Keller – Presidente del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti del Trentino-Alto Adige 

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Articolo 21 GRUPPI

No al carcere per i giornalisti: battaglia della Fnsi dall’atto costitutivo

  • di Raffaele Lorusso, segretario generale FNSI

Non è ancora tempo di cantare vittoria. L’impegno del governo a cancellare il carcere per i giornalisti, ribadito dai sottosegretari all’editoria e alla giustizia, Andrea Martella e Vittorio Ferraresi, rappresenta un importante elemento di novità. Di qui ad affermare che il risultato è stato raggiunto, però, ce ne passa. Di certo, è a portata di mano. Anche perché, a incalzare il parlamento potrebbe essere la Corte Costituzionale. I giudici della Consulta, com’è noto, il prossimo 9 giugno si pronunceranno sull’eccezione di incostituzionalità dell’articolo 595 del codice penale e dell’articolo 13 della legge sulla stampa, la numero 47 del 48. Entrambe le norme prevedono la pena detentiva per il giornalista che commette il reato di diffamazione a mezzo stampa.

Quale sarà la decisione della Corte Costituzionale – rigetto della questione o accoglimento oppure sentenza interlocutoria con rinvio alle Camere che se ne stanno occupando – diventerà fondamentale il lavoro del Parlamento. Nelle numerose interlocuzioni avviate dalla Fnsi, da sempre in prima linea per la cancellazione del carcere per i giornalisti, governo e forze politiche hanno ribadito la volontà di approvare la proposta di legge sulla cancellazione del carcere insieme con quella, distinta ma collegata, sul contrasto alle querele bavaglio. Quest’ultima, presentata dal senatore Primo Di Nicola, ha già ottenuto il via libera della commissione giustizia del Senato. Per quella sulla diffamazione, che introduce anche nuovi criteri sull’obbligo di rettifica, l’ok dovrebbe arrivare a breve.

Restano da sciogliere alcuni nodi sostanziali. A cominciare dal rischio, tutt’altro che remoto, che la cancellazione del carcere si trasformi in una sorta di resa dei conti con i giornalisti. La voglia di sostituire la pena detentiva con pesanti sanzioni pecuniarie è diffusa trasversalmente fra le forze politiche. Non è una novità, visto che anche nelle passate legislature i disegni di legge di riforma si sono infranti proprio su questo scoglio. Se dovesse prevalere la linea dura, ossia multe salate al posto del carcere, si aprirà un altro caso Italia dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’Uomo. I giudici di Strasburgo, infatti, considerano le pene pecuniarie di una certa entità alla stessa stregua del carcere. Ossia una forma di dissuasione per il giornalista. Il rischio di condanna a pagare una somma elevata in caso di diffamazione rappresenta di fatto una compressione della libertà di espressione e del diritto di cronaca.
L’auspicio, allora, è che il legislatore italiano sia riformista fino in fondo e accolga le raccomandazioni della Corte europea. Il carcere può essere sicuramente sostituito da sanzioni pecuniarie. A condizione, però, che venga previsto un minimo e un massimo (comunque contenuti) e che, in caso di condanna, venga data al giudice la possibilità di tener conto delle condizioni economiche del giornalista, delle dimensioni dell’impresa e della diffusione del giornale. In caso contrario, sarà impossibile per l’Italia sottrarsi alle censure dei giudici europei.

Il sindacato dei giornalisti ha portato questi elementi all’attenzione del governo e dei parlamentari che stanno discutendo la proposta di legge in commissione. Se fossero accolti, sarebbe una chiara inversione di tendenza. Un fatto di portata storica, considerato che la cancellazione del carcere per i giornalisti era nell’atto costitutivo della Fnsi. Che – va ricordato a beneficio di chi non conosce la storia o non vuole studiarla – risale al 1908.

(Fonte: Articolo21)