“Giornalisti fra passato e futuro”, indagine sull’evoluzione della professione fra crisi e nuove opportunità. I risultati della ricerca presentati al Salone del libro di Torino (19-23 maggio).
“Giornalisti fra passato e futuro” raccoglie in un volume edito da All Around a cura della Fondazione sul Giornalismo “Paolo Murialdi” gli esiti di un sondaggio proposto dall’Unione nazionale giornalisti pensionati (Ungp) per indagare sul futuro della professione in una fase nella quale il dibattito sulla trasformazione della comunicazione pubblica si è fatto particolarmente acceso e il confronto fra strumenti tradizionali e nuovi media si sviluppa lungo direttrici che mettono a rischio la centralità dei contenuti e compromettono il rispetto delle regole deontologiche. L’indagine dell’Ungp è stata avviata con la diffusione capillare di un questionario proposto a colleghe e colleghi in quiescenza, iscritti o non iscritti al sindacato. Gli esiti del sondaggio sono esaminati analiticamente dalla professoressa Laura Rizzi del Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche dell’Università di Udine. Al volume hanno contribuito il Segretario nazionale della Fnsi Raffaele Lorusso e dirigenti nazionali dell’Ungp.
I suggerimenti, le critiche, le proposte dei rispondenti al questionario costituiscono materiali utili all’elaborazione di nuovi progetti, adeguati alla realtà di una categoria in evoluzione, in un’ottica di collaborazione fra le generazioni, tanto più necessaria in una fase che vede i diritti dei lavoratori erosi, il sindacato sotto attacco, il precariato dilagante e una continua emorragia di posti di lavoro.
“Giornalisti fra passato e futuro” sarà presentato al Salone del Libro di Torino (19-23 maggio). La mattina di lunedì 23 maggio i dirigenti dell’Ungp saranno presenti al Salone del Libro, presso lo stand dell’Alleanza Cooperative Italiane Comunicazione (Padiglione OVAL n. T78) per illustrare i contenuti del volume e le prospettive di una categoria che, pur nella crisi che attraversa, rivendica una propria autonomia e soggettività sociale.
«L’unica strada per tutelare la qualità dell’informazione passa dall’inclusione contrattuale dei finti giornalisti autonomi», è stato detto durante l’incontro cui hanno partecipato, fra gli altri, Mattia Motta, segretario generale aggiunto Fnsi e presidente Clan; Lorenzo Basso (Giunta Fnsi); Massimiliano Salvo (Coordinamento precari Repubblica e componente Clan-Fnsi) e Nicola Chiarini, consigliere generale Inpgi.
Una tempesta perfetta da cui si esce «con una rinnovata coesione della comunità giornalistica, con l’inclusione contrattuale di quei colleghi formalmente autonomi, in realtà precari, senza diritti e con retribuzioni sotto la soglia minima di dignità e con un equo compenso a tutela dei veri freelance».
Questo il messaggio lanciato dal corso ” Professione precario: il giornalismo ha un futuro di soli freelance e collaboratori?” andato in scena ad Aosta venerdì 6 maggio, organizzato dall’Ordine dei giornalisti della Valle d’Aosta in collaborazione con l’Associazione Stampa Valdostana, con il segretario generale aggiunto Fnsi e presidente Clan Mattia Motta; Lorenzo Basso della Giunta esecutiva Fnsi; Massimiliano Salvo, del Coordinamento precari Repubblica e componente Clan-Fnsi e Nicola Chiarini, consigliere generale Inpgi.
Dopo i saluti di benvenuto del presidente dell’Ordine della Valle d’Aosta, Roberto Moranduzzo, e dell’Asva, Daniele Mammoliti, moderati da Alessandro Mano del direttivo dell’Asva, i relatori si sono confrontati sulle criticità del settore rispetto al mondo del lavoro autonomo. «L’unica strada per tutelare la qualità dell’informazione passa dall’inclusione contrattuale dei finti giornalisti autonomi che oggi rappresentano i due terzi dei colleghi attivi», è stato detto.
Stati di crisi e prepensionamenti hanno svuotato le redazioni, aumentando la pressione e i ritmi di lavoro, a questo si aggiunga un precariato dilagante, l’aumento di minacce e intimidazioni, l’assenza di una norma su equo compenso ed ecco che la tempesta perfetta è servita.
«Da questa china si può risalire tramite l’organizzazione sistematica dei freelance nel sindacato, con una rinnovata vertenzialità e con una mobilitazione nazionale sulla dignità del lavoro» ha detto Motta.
«Occorre una rinnovata rappresentanza dei giornalisti autonomi, sul modello del contratto Anso-Fisc», ha ricordato Basso, mentre Salvo ha ripercorso le tappe che hanno portato ad organizzare i colleghi precari di Repubblica.
Il futuro dell’Inpgi 2, ha detto Chiarini, «passa dall’allargamento del welfare e dalla recente conferma dell’assicurazione sanitaria Casagit Win per gli autonomi con redditi medio bassi».
Carta di Firenze, nuove frontiere del mercato dell’editoria, vertenze individuali e collettive e contratto di lavoro al centro del momento di formazione.
In un’epoca in cui l’informazione viene costantemente minacciata è ancor più necessario garantire la libertà d’espressione per un pluralismo indispensabile in una società che si professi democratica e garante della libertà di stampa. Gli anni segnati dalla pandemia prima, e aggravati ora, per il conflitto bellico tra Russia e Ucraina, sono caratterizzati da una narrazione dai toni provocatori, divisivi in cui le opinioni divergenti vengono respinte senza possibilità di contraddittorio. L’Italia risulta anche retrocessa: il World Press Freedom Index di Reporters Sans Frontières (RSF) che valuta ogni anno lo stato del giornalismo in 180 Paesi, ha declassificato l’Italia dal 41esimo al 58esimo posto. La classifica ci pone appena sopra la Grecia, l’Albania, e una parte degli stati dell’ex Jugoslavia, mentre la Repubblica Ceca, la Slovacchia, l’Estonia, Lituania, Lettonia, Moldova e Armenia ci superano come molte nazioni dell’Europa occidentale. Perfino Paesi del Sudamerica , Africa ed Asia sono in posizioni migliori della nostra. La libertà di stampa al tempo della polarizzazione evidenzia come lo stato di gravità in cui il caos dell’informazione crea le divisioni interne responsabile di alimentare le fake news che hanno raggiunto un livello record e di conseguenza alimentano la propaganda. In Italia si assiste sempre più ad un monopolio editoriale che si è venuto a creare a discapito di media indipendenti sempre più marginali e in crisi economica
D’altronde, in Italia la concentrazione editoriale nelle mani di pochi è evidente, le voci indipendenti sono sempre meno e sempre più soffocate da problemi economici. La disinformazione alimentata dai social media, favorita dallo squilibrio sempre più marcato tra stati, in cui i media si possono esprimere senza censure e regimi dove il controllo dei canali di comunicazione limita ogni pensiero divergente e vengono utilizzati come strumento di accusa e propaganda rivolta verso i paesi più democratici. Reporters Sans Frontières classifica anche l’Ucraina che si pone al 106 esimo posto mentre la Russia è al 155 esimo, questo prima che iniziasse il conflitto e la propaganda era iniziata ben prima. Di questa immane tragedia se ne è parlato anche a Trento lo scorso 2 maggio dove è stata celebrata la Giornata nazionale sulla libertà di stampa a cui hanno partecipato il presidente della Federazione nazionale della stampa, Giuseppe Giulietti, il presidente dell’Ordine nazionale dei Giornalisti, Carlo Bartoli, la presidente dell’Ordine dei giornalisti del Trentino Alto Adige, Elisabeth Lissi Mair, il segretario del Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige, Rocco Cerone, Nicole Corritore e Paola Rosà dell’Osservatorio Balcani Caucaso, Diana Benedetti presidente di Assostampa Bolzano, Paolo Silvestri del comitato di redazione del giornale Trentino, chiuso nel 2021, ospiti del sindaco di Trento, Franco Ianeselli, a Palazzo Geremia.
Il capoluogo del Trentino Alto Adige per il terzo anno consecutivo è stato scelto per manifestare l’impegno a difesa della libertà di espressione. «In Russia i cronisti vengono condannati a quindici anni di carcere se scrivono la parola guerra. Così come accade in Bielorussia dove la legge che limita la libertà di stampa è basata sul modello di quella Turchia e dell’Egitto che prevede il carcere a chi si è solo permesso di criticare il governo contestando il reato di attentato contro la sicurezza nazionale. Siamo qui a Trento – ha spiegato Giulietti- per commemorare tutti i giornalisti che hanno perso la vita in Ucraina, ma ricordare anche di quelli siriani o i colleghi bloccati in Pakistan a cui è vietato l’accesso in Afghanistan e in questo Paese i cronisti che hanno collaborato con le testate estere, sono a rischio della loro vita. Solo noi della FNSI e Articolo 21 abbiamo deciso di andare a manifestare davanti all’Ambasciata Russa anche se non ci è stato permesso spostandoci alla Biblioteca Nazionale. Le minacce ai cronisti sono aumentate del 41 %e a dirlo è il Consiglio d’Europa che ha monitorato sulla sua piattaforma le segnalazioni provenienti da tutti i paesi. Si è venuta a creare una sovrapposizione tra squadristi e novax con continue aggressioni in rete e fuori rete, specie nei confronti delle croniste donne con un linguaggio sessista. Anche in Italia le minacce nel 2021 hanno raggiunto il 41 %, in questo siamo in linea con il resto d’Europa. Rileviamo poi come incida sulla libertà di stampa il problema irrisolto dell’equo compenso per il lavoro giornalistico e quello delle querele bavaglio.
Abbiamo 20 giornalisti sotto scorta, l’ultimo a cui è stata data protezione dal Ministero degli Interni è Sigfrido Ranucci di Report. Ad Arzano in provincia di Napoli i cronisti devono essere scortati e lavorano per 500/600 euro al mese. Questo significa destabilizzare la vita quotidiana di questi colleghi. Mi chiedo se la Costituzione è stata sospesa sulla rete? Abbiamo Paolo Berizzi unico cronista scortato per le minacce nazifasciste che riceve, quando, al contrario, i cronisti possono circolare liberamente. Abbiamo anche sollecitato la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Mesola affinché intervenga in difesa dei cronisti minacciati dalle querele bavaglio». Sul sito della Commissione Europea alla voce “Azione dell’Unione Europea contro l’abuso dl contenzioso nei confronti di giornalisti e difensori dei diritti umani” viene spiegato cosa sono le SLAPP: “una forma recente ma sempre più diffusa di interferenza nel dibattito pubblico dell’UE. Esse sono una vera e propria minaccia al pluralismo del dibattito pubblico, in quanto possono indurre chi ne è vittima ad autocensurarsi. Possono inoltre avere un effetto deterrente su altri bersagli potenziali, spingendoli a non far valere il loro diritto di indagare e a non riferire su questioni di interesse pubblico.
A causa della loro funzione pubblica di controllo, i giornalisti e i difensori dei diritti sono particolarmente esposti a questo tipo di azioni”. Giuseppe Giulietti ha poi proseguito spiegando che è stata presentata una mozione del Parlamento Europea al fine di far intervenire la Commissione Europea per il contrasto delle querele bavaglio con una iniziativa europea: «Il nostro intento è quello di organizzare la prima manifestazione in cui far partecipare i Consigli dell’Ordine dei giornalisti insieme al Sindacato alla presenza di tutti i colleghi scartati e minacciati» – ha concluso così il suo intervento Giuseppe Giulietti. Rocco Cerone intervenendo alla Consulta che ha preceduto il flash mob con l’esposizione dei nomi dei giornalisti uccisi sul fronte di guerra in Ucraina e dei colleghi arrestati in Bielorussia, ha sottolineato come sia «molto fertile l’humus giornalistico etico sindacale del Trentino Alto Adige, un laboratorio molto attivo in cui la tutela delle donne è declinato a 360 gradi. Un vero problema culturale in una società maschilista in cui il femminicidio è sempre più un’emergenza sociale che si estende sempre più anche nel mondo giornalistico».
Patrick Rina vicesegretario del Sindacato del Trentino Alto Adige ha voluto sottolineare con poche parole concise il valore della manifestazione indetta a Trento che anticipava quella del 3 maggio a Roma paragonata ad una «missione di cultura, valore e bellezza ma l’attività giornalistica in trincea va oltre le celebrazioni e l’incenso delle manifestazioni, possedendo una grande forza umana e intellettuale. La giornata è poi proseguita prima all’interno del cortile di Palazzo Geremia dove sono stati esposti i nomi di una ventina di giornalisti uccisi mentre svolgevano il loro lavoro di informare dalle zone di guerra in Ucraina e un elenco di giornalisti attualmente detenuti in Bielorussia. Un cerchio in cui i loro nomi sono stati stampati su locandine e alzati dalle mani di tutti i presenti, tra i quali c’era anche una delegazione di Amnesty International e la famiglia di Antonio Megalizzi.
Tra le vittime cadute sul fronte ucraino figurano i giornalisti Dealerbek Shakirov,Yevhen Sakun, Victor Dedov, Maksym Levin, Brent Renaud, Pierre Zakrzewsky, Oleksandra Kurshinova Oksana Baulina, Victor Dudar, Yuriy Oliynyk, Ruslan Orudzhev, Brent Renaud, Serhiy Zayikovsky, Denys Kotenko. Dealerbek Shakirov, Yevheniy Sakun, Sergey Pushchenko, Zoreslav Zamojskij, Roman Nezhyborets, Viktor Dudar, Pavlo Lee, 33 anni,Viktor Didov, Brent Anthony Renaud, Pierre Zakrzewski, Oleksandra “Sasha” Kuvshynova, Oleg Yakunin, Yuriy Oliynyk, Oksana Baulina, Serhiy Zayikovsky, Denys Kotenko, Maxim Levin, Mantas Kvedaravicius, Yevhen Bal, Oleksandr Lytkin, Lilia Humyanova, Alexander Kuvshinov.
La parte conclusiva si è svolta nella sala di rappresentanza con la moderazione di Silvia Fabbi e con gli interventi di Carlo Bartoli che ha ricordato rispetto al tema della libertà di stampa come «nonostante le sentenze della Corte europea nel nostro Paese stiamo ancora aspettando che si abolisca il carcere per giornalisti, che si ponga un argine alle querele bavaglio e si garantisca la tutela delle fonti». La presidente dell’Ordine dei giornalisti del trentino Alto Adige, Elisabeth Meir, ha sollevato del problema del precariato e della mancanza di una giusta retribuzione per i professionisti. Erano presenti anche i segretari generali di Cgil e Cisl del Trentino. Al dibattito è stata invitata anche Yuliya Lenko che è nata e cresciuta in Ucraina, risiede a Trento da 12 anni che la promotrice dell’iniziativa che Comune di Trento ed Euro&Promos, società multiservizi che opera a livello nazionale anche nel comparto cultura e che gestisce la biblioteca comunale della città, per i profughi ucraini e la Cultura come forma di accoglienza. All’interno del polo bibliotecario i profughi in fuga dall’Ucraina, oltre a una voce amica, possono trovare una vasta scelta di libri per adulti e bambini in lingua ucraina.
«Non potevo stare con le mani in mano visto quanto sta accadendo alla popolazione del mio paese e abbiamo deciso di dare il nostro supporto con questa iniziativa. L’accoglienza e l’integrazione passano anche dalla cultura – ha spiegato Yuliva Lenko – e abbiamo organizzato anche una serie di letture a voce alta in ucraino di favole e storie. Un piccolo grande gesto di solidarietà e umanità che al contempo si rivela un modo per approfondire il valore e la bellezza di una cultura mai così vicina come oggi al comune sentire. Vedo purtroppo negli occhi dei miei connazionali la paura e l’incredulità per quello che sta accadendo. Vogliamo dare loro una mano e gli appuntamenti in libreria ci auguriamo possano essere un momento di sollievo. Siamo diventati un punto di riferimento, in pochi giorni sono passate decine di persone che arrivano dalle città colpite dai bombardamenti. Solo sentir parlare la propria lingua rappresenta un sostegno psicologico e morale.
Per questo la biblioteca si è trovata ad affrontare l’emergenza della guerra e il massiccio arrivo a Trento di famiglie ucraine con una collezione già piuttosto ricca di testi per adulti e bambini, provvedendo anche ad acquistare rapidamente nuovi titoli, per aumentarne così la dotazione, oltre ai circa 300 libri al momento già disponibili». La conclusione è stata affidata a Ekaterina Ziuziuk dell’Associazione Bielorussi in Italia Supolka e presidente regionale di Articolo21 che ha eseguito una toccante canzone di pace ricordando anche il caso di tre giornalisti bielorussi in carcere: Dzianis Ivashyn, Katsiaryna Andreeva e Aksana Kolb. «La fonte da cui abbiamo queste informazioni è Viasna, considerata la Bibbia delle repressioni politiche in Bielorussia, affidabile e certificata» All’Osservatorio Balcani Caucaso e ai genitori di Antonio Megalizzi sono state assegnate le targhe di Articolo 21 con la tessera onoraria dell’Associazione nell’ambito della ricorrenza per i vent’anni della sua nascita.
«Netta opposizione del sindacato dei giornalisti alla conferma della decisione del Comune di Bolzano di smantellare l’ufficio stampa che nel corso degli anni ha visto lavorare quattro giornalisti, ridotti ad uno, e di assumere al posto dei professionisti dell’informazione un funzionario amministrativo». Lo afferma una nota congiunta di Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige Journalisten Gewerkschaft, Assostampa Alto Adige, Gruppo Uffici Stampa del Trentino Alto Adige, d’intesa con la Fnsi.
«Il sindaco-giornalista Renzo Caramaschi – prosegue la nota – si è assunto la gravissima responsabilità dell’impoverimento della fondamentale funzione informativa della cittadinanza. Poiché se è vero che un giornalista iscritto all’albo è in grado, avendo un bagaglio di regole deontologiche da rispettare, di veicolare correttamente le informazioni sulle piattaforme social, ciò non può valere al contrario. Nel senso che un funzionario amministrativo, anche se addetto esclusivamente a gestire la pagina social del Comune, non potrà elaborare notizie giornalistiche ove ne emergesse la necessità».
Inoltre, incalzano i rappresentanti dei giornalisti, «tenuto conto che la Provincia Autonoma di Bolzano dispone di uno strumento contrattuale all’avanguardia in Italia con 4 profili professionali (laureati magistrali, triennali, diplomati e praticanti) che consentono all’amministrazione comunale, in un’ottica di buona gestione delle spese, di scegliere su misura la professionalità digitale confacente alle proprie esigenze, assumere un non giornalista per gestire i profili social del Comune di Bolzano non è il modo migliore per investire le risorse pubbliche. Su questo vigilerà con la massima attenzione il sindacato dei giornalisti» che, conclude la nota, «si riserva infine di denunciare per esercizio abusivo della professione giornalistica chi venisse incaricato di svolgere attività giornalistica non iscritto all’Albo dei giornalisti».
Il Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige/Journalisten Gewerkschaft ha incontrato oggi pomeriggio a Palazzo Widman il Landeshauptmann Arno Kompatscher. Il segretario Rocco Cerone ed il vicesegretario Patrick Rina hanno espresso soddisfazione per le intese di ottobre 2021 e marzo 2022 che hanno reso possibile l’approvazione del contratto del profilo del giornalista pubblico della Provincia Autonoma di Bolzano prima in giunta poi in consiglio provinciale, favorendo la creazione di nuova occupazione giornalistica.
Nell’occasione – informa una nota del sindacato dei giornalisti – hanno invitato il presidente della Provincia autonoma di Bolzano a partecipare alla tavola rotonda per il 50° di fondazione del Sindacato dei giornalisti dal titolo “Crisi dell’informazione al tempo delle fake news. Sviluppo e cambiamento della professione sempre più precarizzata. Difficoltà e compiti del lavoro giornalistico”.
Il cinquantesimo coincide con il mezzo secolo dello Statuto di Autonomia.Il tema costituirà il prologo della manifestazione con un intervento dello storico e ricercatore dll’EURAC Hannes Obermair.Interverranno inoltre il segretario FNSI Raffaele Lorusso, il prof. Antonio Nicita della Sapienza di Roma, Laura Silvia Battaglia, coordinatrice del Master di Giornalismo della Cattolica di Milano, Luca Barbieri di Blum.vision, il prof. Federico Boffa della LUB.Il focus si svolgerà al NoiTechpark mercoledì 28 settembre alle 15 in collaborazione con la Facoltà di economia della Libera università di Bolzano.
Incontro alla vigilia della Giornata mondiale della libertà di stampa con, fra gli altri, il presidente Fnsi, il presidente del Cnog Carlo Bartoli, la presidente dell’Ordine dei giornalisti del Trentino Alto Adige, Elisabeth Meir e il sindaco Franco Ianeselli, che hanno ricordato i tanti giornalisti uccisi negli ultimi mesi nelle zone di guerra.
“Assistiamo ad una crescita continua delle minacce nei confronti dei giornalisti, aumentate nel 2021 del 41% rispetto al 2020 soprattutto sul web. Ci chiediamo se la Costituzione italiana è stata sospesa in rete, dove tutto sembra permesso. Rileviamo poi come incida sulla libertà di stampa il problema irrisolto dell’equo compenso per il lavoro giornalistico e quello delle querele bavaglio”. Così il presidente della Fnsi, Guseppe Giulietti, durate la manifestazione organizzata a Trento dal Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige e dal presidio regionale di Articolo 21, con il patrocinio del Comune di Trento, alla vigilia della Giornata internazionale sulla libertà di stampa.
Le diverse questioni aperte sul tema della libertà di stampa in Italia sono state ricordate anche dal presidente dell’ordine nazionale dei giornalisti, Carlo Bartoli. “Nonostante le sentenze della Corte europea – ha specificato – nel nostro Paese stiamo ancora aspettando che si abolisca il carcere per giornalisti, che si ponga un argine alle querele bavaglio e si garantisca la tutela delle fonti”.
Il sindaco di Trento, Franco Ianeselli, ha rilevato come sia “interesse di tutti difendere la corretta informazione”, mentre la presidente dell’ordine dei giornalisti del trentino Alto Adige, Elisabeth Meir, ha sollevato del problema del precariato e della mancanza di una giusta retribuzione per i professionisti.
Durante l’incontro, a cui erano presenti anche i segretari generali di Cgil e Cisl del Trentino e una delegazione di Amnesty International, sono state consegnate delle targhe di ringraziamento alla famiglia di Antonio Megalizzi e all’osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa. Sono inoltre stati ricordati i tanti giornalisti uccisi negli ultimi mesi nelle zone di guerra. (ANSA)
Alla vigilia della Giornata internazionale sulla libertà di stampa, per il terzo anno, Trento (nella corte interna di Palazzo Geremia) Lunedì 2 maggio 2022 alle 12 ospiterà la Manifestazione nazionale sulla libertà di informazione.
Alla manifestazione nazionale sulla libertà di informazione interverranno l’intera giunta comunale, con il sindaco Franco Ianeselli e il presidente del consiglio comunale Paolo Piccoli, insieme ad una delegazione di giornalisti e giornaliste, con – fra gli altri – il presidente della FNSI Giuseppe Giulietti, il presidente del CNOG Carlo Bartoli, la presidente ODG di Trento Elisabeth Mair, Nicole Corritore e Paola Rosa’ di OBCT, il referente di Articolo21 del Trentino Alto Adige Roberto Rinaldi, Paolo Silvestri del comitato di redazione del “Trentino”, voce spenta il 15 gennaio 2021.
Davanti alla bandiera giallo e blu dell’Ucraina ed al vessillo arcobaleno della pace saranno letti durante un breve flashmob i nomi dei giornalisti uccisi durante la guerra in corso in Ucraina ed esposti dai presenti su fogli A3.
Nell’occasione saranno consegnate targhe ricordo nel ventennale di fondazione dell’Associazione culturale Articolo21 alla Famiglia di Antonio Megalizzi e all’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa. Al termine Ekaterina Ziuziuk dell’Associazione Bielorussi in Italia Supolka e presidente regionale di Articolo21 eseguirà una canzone di pace.
La mattinata sarà moderata dalla giornalista Silvia Fabbi.
Un secondo giornalista tedesco sarà assunto all’ufficio stampa del Comune di Bolzano, mancante dal 2019 con il pensionamento di una collega sudtirolese. L’impegno formale è stato assunto oggi dal direttore del personale Johann Neumair nel corso di un incontro richiesto dal Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige/Journalisten Gewerkschaft, che si era opposto alla delibera 113-2022 di smantellamento dell’ufficio stampa comunale, che contava due posti a tempo pieno e due a tempo parziale.
Nel corso della riunione, il segretario Rocco Cerone ed il vicesegretario Patrick Rina hanno chiarito alla rappresentanza comunale (assessore Angelo Gennaccaro, dirigenti Johann Neumair, Maria Christina Obkircher, Danila Sartori) che la terza persona che l’amministrazione comunale ha intenzione di assumere per seguire l’attività digitale non può che essere un giornalista e non un/una “funzionario/a amministrativo/a con diploma di laurea almeno triennale in 7A Ter qualifica funzionale”.
Ove ciò avvenisse, si materializzerebbe un gravissimo impoverimento della fondamentale funzione informativa della cittadinanza. Poichè – come chiarito nel corso della riunione odierna – se è vero che un giornalista iscritto all’albo è in grado, avendo un bagaglio di regole deontologiche da rispettare, di veicolare correttamente le informazioni sulle piattaforme social, ciò non può valere al contrario. Nel senso che un funzionario amministrativo, anche se addetto esclusivamente a gestire la pagina social del Comune, non potrà elaborare notizie giornalistiche ove ne emergesse la necessità.
Inoltre, tenuto conto che la Provincia autonoma di Bolzano dispone di uno strumento contrattuale all’avanguardia in Italia, con 4 profili professionali – laureati magistrali, triennali, diplomati e praticanti – che consentono all’amministrazione comunale, in un’ottica di buona gestione delle spese, di scegliere su misura la professionalità digitale confacente alle proprie esigenze, assumere un non giornalista per gestire i profili social del Comune di Bolzano non sarebbe il modo migliore per investire le risorse pubbliche e su questo il Sindacato dei giornalisti vigilerà con la massima attenzione. Sarebbe infatti un vero peccato non cogliere questa occasione per rivitalizzare l’attività di informazione e comunicazione moderna e bilingue sia attraverso i canali tradizionali che digitali da poterlo fare diventare laboratorio non solo locale ma nazionale.
Proroga fino al 31 dicembre 2024 per la copertura sanitaria integrativa offerta da Casagit in favore dei 3.200 giornalisti lavoratori autonomi iscritti all’Inpgi che già beneficiano della misura di welfare con rimborso economico del relativo onere a carico dell’Istituto di previdenza. Lo ha stabilito il Comitato amministratore della Gestione separata nella riunione di giovedì 21 aprile 2022.
L’iniziativa – sperimentale e per la durata di un triennio, a far data dal luglio 2019 – era stata avviata con lo scopo di incrementare l’offerta di prestazioni, rispetto alle tipiche tutele previdenziali, in favore degli iscritti alla Gestione separata dell’Istituto, introducendo nuovi strumenti di welfare.
«Lo stanziamento per il finanziamento del programma di assistenza sanitaria integrativa – si legge sul blog InpgiNotizie.it – era pari a 3 milioni di euro annui, per complessivi 9 milioni, ed era idoneo a coprire l’onere della quota di adesione volontaria fissata in 500 euro annui per coloro che avessero deciso di iscriversi alla Casagit. L’iniziativa ha riscosso un alto gradimento da parte dei destinatari, tanto che ad aderire al programma sono stati ben 3.200 giornalisti, rispetto ai 5.394 potenziali beneficiari, che rappresentano il 60 per cento degli aventi diritto».
Tenuto conto che alla data di scadenza del triennio di vigenza del programma non risulta esaurito l’intero stanziamento previsto, e che quindi sono disponibili risorse residue comunque vincolate alle medesime tutele e condizioni per le quali sono state impegnate, il Comitato amministratore ha dunque ritenuto utile continuare ad assicurare il rimborso delle quote di adesione dei colleghi che hanno aderito all’iniziativa varata dall’Inpgi.
Una delegazione di giornalisti precari di alcune testate è stata ricevuta martedì 19 aprile 2022 dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Accompagnati dalla Fnsi, hanno illustrato al ministro la situazione lavorativa di migliaia di giornalisti italiani, consegnandogli la petizione per la salvaguardia e la tutela del lavoro giornalistico, partita dalla Liguria ed estesa a tutta l’Italia.
La delegazione ha descritto le condizioni di lavoro con cui quotidianamente numerosi giornalisti precari devono fare i conti: assenza di diritti e tutele contrattuali e retribuzioni poco dignitose. Una situazione simile a quella di molti altri lavoratori italiani, che nel caso dell’informazione pone non soltanto un problema di dignità del lavoro e delle persone, ma anche e soprattutto di qualità della democrazia.
Un’informazione sempre più affidata a lavoratori non tutelati rischia, infatti, di diventare sempre meno autorevole e credibile, con gravi ripercussioni sulla qualità del dibattito pubblico e sulla tenuta delle istituzioni democratiche. Le aziende editoriali continuano a far ricorso ai pensionamenti anticipati dei giornalisti con il solo scopo di sostituire progressivamente il lavoro dipendente con il lavoro povero e non tutelato. Una situazione sempre più diffusa, come dimostra, per restare all’attualità, l’alto numero di giornalisti precari utilizzati per seguire la guerra in Ucraina, che assicurano i loro servizi a testate grandi e piccole.
Per questa ragione, i giornalisti precari hanno espresso l’auspicio che governo e parlamento possano intervenire con efficaci norme di contrasto, impedendo, per esempio, che forme di inquadramento diverse dal lavoro dipendente, come le collaborazioni coordinate e continuative, vengano largamente utilizzate dalle aziende editoriali per mascherare il lavoro subordinato privando i lavoratori dei diritti e delle tutele previste dalla legge e dal contratto nazionale di lavoro.
«Siamo grati al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, per l’attenzione che ha rivolto alla situazione lavorativa di numerosi giornalisti italiani – afferma Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi –. Le diseguaglianze sono diventate il tratto distintivo di questa epoca. Occorre trovare forme di contrasto della precarietà, una condizione inaccettabile che indebolisce la qualità dell’informazione e condanna una generazione di giornalisti e di lavoratori a non aver un futuro».
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