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SINDACATO

Presunzione di innocenza, Lorusso: ‘Non impedire il lavoro dei cronisti’

«Dire che il problema della privacy o della presunzione di innocenza si risolve impedendo ai cittadini di conoscere e impedendo ai giornalisti di scrivere rappresenta sicuramente una violazione dell’articolo 21 della Costituzione». Così Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi, a margine del convegno “Magistratura e stampa. Democrazia, informazione, giurisdizione”, organizzato a Bari dall’Associazione nazionale magistrati in collaborazione con il Comune, l’Ordine degli avvocati di Bari e l’Ordine dei giornalisti di Puglia.

«La stampa – ha evidenziato Lorusso – esercita un controllo democratico e quindi dare notizie, anche coperte da segreto, quando c’è un evidente interesse collettivo a conoscerle, significa fare gli interessi dell’opinione pubblica e soddisfare il diritto dei cittadini a essere informati. Anche perché, come più volte sottolineato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, il principio di presunzione di innocenza è rispettato dalla stampa nel momento in cui nell’ambito dell’articolo o del servizio si dice chiaramente qual è lo stato del procedimento».

Per il segretario Fnsi, inoltre, è «pretestuosa e ideologica la battaglia che si sta cercando di condurre in Italia per impedire ai giornalisti di pubblicare notizie sulle indagini», mentre ad esempio «l’inchiesta in corso sul cosiddetto Qatargate sta dimostrando come anche negli altri Paesi si faccia esattamente la stessa cosa».

Del resto, ha evidenziato ancora, «che ci sia qualche problema lo ha riconosciuto l’altro giorno anche il ministro della Giustizia, dicendo che siamo passati da un diluvio di informazioni a un’assenza totale di informazioni. È chiaro che deve esserci una via di mezzo. Lui ha aperto a un confronto per il cambiamento e noi siamo pronti a confrontarci con lui».

Al seminario era presente, fra gli altri, anche il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, che, incontrando i giornalisti, si è soffermato su un altro tema “caldo”: quello delle intercettazioni. «Le intercettazioni hanno due problemi – ha rilevato – uno riguarda la pubblicazione e l’altro i costi. Sul primo ci vorrà qualche intervento per evitare questa corsa al gossip».

Dal canto suo, il segretario Lorusso ha poi posto in evidenza i «tanti altri modi con cui la stampa viene colpita in Italia, come quello delle cosiddette liti temerarie o querele bavaglio che servono a intimidire il giornalista che vuole fare giornalismo investigativo e illuminare determinate situazioni. L’altro, sempre più preoccupante – ha aggiunto –, è andare a colpire le fonti dei giornalisti attraverso atti fortemente invasivi come il sequestro degli strumenti di lavoro, l’acquisizione di tabulati telefonici, se non proprio pedinamenti, come recentemente si è dimostrato in due casi che hanno riguardato Report».

Fonte: FNSI

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SINDACATO

FNSI, tira una brutta aria per l’informazione

Consiglio nazionale in piazza, nei pressi della Rai a Roma, per ribadire il no del sindacato ad ogni forma di bavaglio insieme, fra gli altri, con i colleghi di Report, PresaDiretta, Domani, Usigrai, Ordine. Lorusso e Giulietti: «Non è una questione di corporazione, in ballo c’è il diritto ad essere informati».

Querele bavaglio, libertà di informazione, tutela delle fonti e del diritto dei cittadini ad essere informati. Questi i temi portati in piazza dal Consiglio nazionale della Fnsi, mercoledì 14 dicembre 2022, per ribadire l’esigenza non più rinviabile di norme stringenti a difesa del giornalismo e della qualità del lavoro dei giornalisti. Il ritrovo in via Teulada, nei pressi del Centro di produzione Rai, insieme, fra gli altri, con i colleghi di Usigrai, Ordine, Report, Domani, PresaDiretta, Articolo21, associazione amici di Roberto Morrione, Sant’Egidio, Arci, Libera.

«Siamo qui per essere vicini anche fisicamente alla redazione di Report, una delle più colpite dall’attacco alla tutela delle fonti e al diritto di cronaca, ma siamo qui per le giornaliste e i giornalisti di tutti i giornali e le trasmissioni che ogni giorno devono fare i conti con le querele bavaglio, con le conseguenze delle norme sulla presunzione di innocenza, con i divieti di avvicinarsi ai migranti che sbarcano dalle navi. Siamo qui per rimarcare il nostro no a qualunque forma di bavaglio all’informazione», ha esordito il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti.

«La situazione era già precaria – ha aggiunto – e ora tra prefetti che intervengono nei porti, questori, giudici che vogliono valutare la rilevanza sociale e querele bavaglio di governo, precipitosamente lasceremo quel 58° posto nelle graduatorie internazionali per la libertà di stampa per raggiungere rapidamente Polonia e Ungheria. Questo non è un problema dei giornalisti, è un problema dell’ordinamento democratico».

Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi, ha evidenziato la necessità che tutti prendano coscienza del fatto che «si sta creando in questo Paese un clima ostile nei confronti dell’informazione e di chi fa informazione. Sequestri degli strumenti di lavoro, pedinamenti, azioni legali bavaglio sono diversi aspetti di un unico tentativo di indebolire il giornalismo anche attraverso atti concreti per smantellare i diritti dei lavoratori».

Ad esempio, ha spiegato, «in queste ore si sta parlando di stanziare 100 milioni per distruggere occupazione senza alcuna intenzione di pensare a come creare lavoro, senza alcuna attenzione per i giornalisti precari. Si vuole un’informazione sempre più debole, che non sia in grado di nuocere o dare fastidio. Per questo si punta ad avere una categoria di giornalisti altrettanto debole. Questo vale per il diritto di cronaca, ma ancor di più sul fronte della tutela del diritto del lavoro».

Fra le testimonianze anche quelle del direttore del quotidiano Domani, Stefano Feltri e del conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, di Elisa Marincola, portavoce di Articolo21, del segretario dell’Usigrai, Daniele Macheda, che ha ricordato che «c’è bisogno di verità, ma non ci sono tutele a difesa del segreto professionale o contro le querele temerarie».

Per Walter Massa, presidente nazionale dell’Arci, «questi sono temi di libertà che interessano non solo i giornalisti ma tutti i cittadini. Si parla di lavoro, diritti, democrazia: argomenti che riguardano ciascuno di noi». Patrick Boyle e Marinela Diaz della rete Free Assange Italia hanno illustrato le ragioni della mobilitazione a sostegno del giornalista fondatore di WikiLeaks.

«Querele e minacce fanno ancora più male se sei un giornalista precario, senza tutele, senza garanzie», ha detto quindi Mattia Motta che, in chiusura, insieme con Tiziana Tavella e Valerio Tripi dell’Assostampa Siciliana, ha presentato l’iniziativa lanciata a Palermo dell’albero di Natale precario. «La categoria – hanno rilevato – deve avere il coraggio di parlare dei problemi dei colleghi precari, delle condizioni di lavoro. Non è una questione corporativa, ma riguarda il diritto dei cittadini ad essere informati da giornalisti liberi e indipendenti».

Fonte: FNSI

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GRUPPI

Cambio al vertice per Assostampa Trento e Gus

Patrizia Belli si è dimessa da presidente di Assostampa Trento e del Gruppo Uffici Stampa regionale per motivi di salute.

Le subentrano Paolo Silvestri, già giornalista del Trentino, alla presidenza di Assostampa Trento, e Federica Bellicanta, in servizio all’ufficio stampa del Comune di Trento.

Hanno provveduto all’avvicendamento i direttivi congiunti dei due organismi, riuniti questa mattina a Trento in presenza ed in videoconferenza, aderenti al Sindacato Giornalisti del Trentino Alto Adige ed alla FNSI.

Patrizia Belli continuerà ad apportare il suo contributo nei due organismi.

Un unanime pubblico ringraziamento è stato tributato alla presidente uscente Patrizia Belli per il lavoro svolto in questi anni al servizio dei colleghi.

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SINDACATO

Eletta la delegazione che parteciperà al 29° Congresso FNSI

Sono stati eletti i delegati che parteciperanno al 29esimo Congresso della Federazione nazionale della stampa italiana, che si svolgerà a Riccione dal 14 al 16 febbraio 2023.

Per i professionali sono stati eletti: Rocco Cerone (65 voti), Cinzia
Toller (57), Ubaldo Cordellini (50), Brigitta Willeit (48), Diana Benedetti (47), Patrick Rina e Paolo Silvestri con (40) preferenze, Gianna Zortea (23), Paolo Gaiardelli (16). Il primo dei non eletti è Marco Angelucci (11 voti).

Per i collaboratori risultano eletti Lorenzo Basso (8 voti( e Marika Caumo (3).

Eletti anche i tre delegati all’ottavo Congresso UNGP del 23 e 25 gennaio 2023. Sono Fulvio Gardumi con 27 preferenze, Franz Volgger (24), Sandra Bortolin (22). Primo dei non eletti Giancarlo Riccio, con un voto.

I risultati dello scrutinio elettorale sono stati comunicati dalla
Commissione elettorale, composta da Giuseppe Sgambellone, Fulvio Gardumi e Mauro Lando, con l’assistenza di Carmen Amadori Giardini, della segreteria del Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige.

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SINDACATO

Fisdir, selezione per addetto stampa e Social manager

La Fisdir (Federazione italiana sport paralimpici degli intellettivo relazionali) ricerca su tutto il territorio nazionale 2 risorse da inserire all’interno dell’ufficio stampa federale per il conferimento di incarichi libero professionali per le attività di addetto stampa e “Social media manager”.

Le domande di partecipazione dei soggetti interessati alla selezione dovranno pervenire presso la sede della Fisdir in via Flaminia Nuova 830 – 00191 Roma, entro le ore 12 del giorno 10 novembre 2022.

I dettagli nel documento di seguito: Avviso di selezione per Addetto stampa e Social media manager

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SINDACATO

50 anni del Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige

Mercoledì 28 settembre, una giornata dedicata alla “Crisi dell’informazione al tempo delle fake news: sviluppo, difficoltà e compiti della professione giornalistica in occasione della ricorrenza per la costituzione dei 50 anni del Sindacato Giornalisti del Trentino Alto Adige artefice della convivenza (1972-2022) al NoiTechpark di Bolzano. Un seminario organizzato insieme al Sindacato giornalisti del Veneto e con la facoltà di Economia della Libera Università di Bolzano accreditato per ottenere i crediti formativi (in questo caso deontologici) richiesti per chi svolge la professione giornalistica, mai come oggi, in crisi per la sua stessa sopravvivenza. Erano presenti Raffaele Lorusso segretario generale della Federazione nazionale della stampa, Carlo Bartoli presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Giancarlo Tartaglia segretario generale della Fondazione Murialdi, Elisabeth Mair presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige, Monica Andolfatto segretaria del Sindacato giornalisti del Veneto, Diana Benedetti presidente dell’Assostampa di Bolzano, Patrick Rina e Lorenzo Basso vicesegretari del Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige-Südtirol, Heinrich Pertner tesoriere e membro del direttivo del sindacato regionale.

Il dibattito si è aperto con l’intervento da parte di Toni Visentini, editorialista del Corriere dell’Alto Adige e già segretario del Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige: «Oggi festeggiamo i 50 anni del nostro sindacato che sono anche gli stessi anni della mia carriera che svolgo e dove ho potuto fare incontri ed esperienze umane meravigliose. Il nostro sindacato è un unicum come organizzazione regionale che comprende le due provincie di Trento e Bolzano, frutto di scelte intelligenti e di un continuo dialogo reciproco con tutti gli organismi di categoria, Casagit, Ordine, Inpgi, che portiamo ad esempio con orgoglio. Penso ai rapporti e compiti sindacali, al costo del lavoro ma anche al monopolio editoriale che si è verificato in Trentino Alto Adige, dove sussiste una forte contraddizione imbarazzante che per onestà intellettuale va segnalato.
Il quotidiano Alto Adige storico giornale degli italiani è stato acquistato dal principale quotidiano di lingua tedesca che da sempre è stato il concorrente più forte. Oltre a questo è stato acquisito il Trentino, per poi essere chiuso, oltre all’Adige. In tutto questo non c’è stata nessuna reazione politica, culturale, economica, intellettuale. Questa vicenda ha avuto una posizione dominante anche in campo politico dopo la chiusura del Trentino. Ora plaudiamo alla decisione di un gruppo di imprenditori trentini che ha dato vita al nuovo quotidiano “Il T” che ridà fiato allo spirito del lavoro giornalistico e il nostro sindacato è la cerniera di tutti gli organismi. Il sindacato non può stare in piedi se non ha le persone che lo sostengono».

Giancarlo Tartaglia ha illustrato la genesi del sindacato del Trentino Alto Adige con una sorta di lectio magistralis spiegandone le vicende storiche che si sono susseguite in una terra di confine particolare come è quella dell’Alto Adige: «Artefice della convivenza, la storia del sindacato risale ai primi dell’Ottocento precedente alla prima guerra mondiale. La regione Trentino Alto Adige è sempre stata ricca di giornali, di informazione e ai tempi dell’impero austroungarico era un territorio ad alfabetizzazione, quando, invece, nel resto d’Italia il tasso dell’analfabetizzazione arrivava al 70 per cento. Il giornale Alto Adige era espressione del movimento liberale e a Trento c’era il Popolo diretto da Cesare Battisti che poi diventerà Il Trentino. In città arrivava anche la stampa nazionale con il Piccolo di Trieste, il Gazzettino di Venezia, il Corriere della Sera, in una regione di 200mila abitanti».

Tartaglia ha poi affrontato le cause storiche che hanno determinato scelte nel settore dell’informazione scaturite da decisioni politiche: «L’irredentismo si era affievolito in Trentino quando si costituisce la Triplice Alleanza. A Trento arriva Benito Mussolini con l’incarico di segretario della Camera del Lavoro, un funzionario socialista. Dopo 9 mesi verrà allontanato dal Trentino come persona sgradita. Mussolini scriverà un articolo sulla Voce di Prezzolini spiegando che il popolo trentino non poteva essere rivoluzionario e quando scoppia la prima guerra mondiale riprende forza. Cesare Battisti nel 1914 chiude il Popolo e in seguito per aver scelto di stare da parte dell’Italia verrà processato e impiccato. Alcide Degasperi era il referente del Partito Popolare e direttore del giornale del Trentino, quando fu costretto a pubblicare gli editti dell’impero austroungarico decide di chiudere il giornale. Con l’avvento del fascismo e la repressione verrà attuata nei confronti dei giornali tedeschi. Solo nel 1922 con la tutela della stampa cattolica anche i media tedeschi vengono riabilitati.

L’evoluzione storica produrrà il processo inverso attuato dal fascismo – ha proseguito Tartaglia – con la deitalizzazione in Alto Adige. Nel 1925 il fascismo aveva conquistato la Federazione nazionale della stampa e solo nel 1943 la Fnsi si riprenderà il suo ruolo che si rifà all’articolo 21 della Costituzione. Vengono ricostituite le associazioni di Trento e Bolzano che si associano al sindacato giornalisti del Veneto. Nel 1952 si svolge il Congresso nazionale del sindacato a Merano. La scelta di tenerlo nella città altoatesina si rifà all’accordo Degasperi – Gruber e si terrà alla presenza del presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Il presidente della Fnsi era Vittorio Emanuele Orlando e viene costituito il parlamentino dei giornalisti. Viene discussa la riforma della legge sulla stampa, del diritto di cronaca, della responsabilità penale del direttore e della creazione dell’istituto di rettifica che doveva evitare il rischio della querela. La nascita del sindacato permette la possibilità di avere dei diritti sindacali, del processo di democratizzazione e la nascita dei comitati di redazione e il potere esercitato nei confronti del potere dei direttori. La Fnsi tornerà in Alto Adige per il 13esimo congresso a Bolzano con Piero Agostini storico segretario del sindacato giornalisti che diventerà presidente della Federazione nazionale della stampa. Agostini parlerà in quell’occasione di libertà di informazione e della difesa da una pesante oscura minaccia per l’assimilazione degli organi di stampa più deboli e diminuzione delle voci».

Diana Benedetti ha sottolineato quanto accaduto in questi anni: «Un periodo molto pesante quello che abbiamo vissuto durante la pandemia per la nostra categoria, e non solo, dove la nostra professione è stata contestata, aggredita verbalmente e fisicamente e questo a causa anche dei social che sono diventati il mezzo dove diffondere la presunta verità delle notizie e non uno strumento dove valutare con attenzione le informazioni che vengono diffuse. Auspico anche che il nuovo quotidiano “Il T” possa avere sostegno nell’ampliare l’informazione e il mio augurio che ottenga successo per la nuova impresa editoriale».

Elisabeth Mair ha ricordato i giornalisti uccisi per aver svolto il loro lavoro in zone di guerra, come sta accadendo in Ucraina, i 15 colleghi arrestati in Iran e non ultima la vicenda di Julian Assange che rappresenta tutti i giornalisti a cui viene tolta la libertà di informare. Dobbiamo continuare ad avere una voce unica anche per fermare la riforma voluta dalla ministra Marta Cartabia che impedisce ai giornalisti di informare e ai lettori di essere informati». Carlo Bartoli ha ricordato il presente storico: «Veniamo da un’epoca di ostilità nei nostri confronti e ci troviamo a riproporre delle proposte che risalgano a 15 /20 anni fa come quella del Giurì dell’informazione. Ci dobbiamo confrontare con problemi irrisolti, la sopravvivenza della categoria scambiata per casta, dinamiche che determinano le funzioni per lo sviluppo della nostra società. Si perde il valore della democrazia in questo senso. Cito due leggi del 1948 e 1963 con la legge istitutiva della stampa dove è necessario affrontare le modalità di esercizi rispetto alle leggi costitutive del passato».

Bartoli ha partecipato alla tavola rotonda “Crisi dell’informazione al tempo delle fake news: sviluppo, difficoltà e compiti della professione giornalistica: le prospettive future” a cui hanno partecipato il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, Raffaele Lorusso, Monica Andolfatto, Verena Pliger, direttore del settimanale FF Bolzano, Luca Barbieri, giornalista, esperto di innovazione, Laura Silvia Battaglia, direttrice testate giornalistiche Master Giornalismo Università Cattolica Sacro Cuore Milano, Federico Boffa, economista Libera Università Bolzano (con la moderazione di Patrick Rina) nel dibattito “Crisi dell’informazione al tempo delle fake news: sviluppo, difficoltà e compiti della professione giornalistica: le prospettive future”: «Nel 2018 i social avevano aderito ad un protocollo per le buone pratiche nel veicolare informazioni, ma ad oggi di questo impegno non c’è traccia. Al contrario in rete circola l’odio».

Rocco Cerone nel sintetizzare gli interventi ha ribadito come sia importante «il lavoro di squadra nel consiglio direttivo dove sono presenti tutti gli organismi di categoria. Il nodo è quello del lavoro precario e gli editori non hanno voluto abolire i co.co.co, la vera piaga del lavoro giornalistico». Rispondendo alle sollecitazioni del presidente Kompatscher, il segretario del sindacato regionale ha citato quanto è stato deciso dal governo canadese: «Lo stato del Canada ha investito mezzo miliardo di dollari nel settore dell’informazione che viene riconosciuto come bene pubblico. Così dovrebbe fare anche l’Italia dove se finanzi il settore automobilistico anche quello dell’informazione dovrebbe essere sostenuto e finanziato per incentivare una buona informazione. Riconosco anche come l’Agenzia di stampa e comunicazione della Provincia di Bolzano svolge un ottimo lavoro nei confronti della comunità».

Monica Andolfatto ha spiegato la realtà del lavoro giornalistico che conosce bene in Veneto: «Anche nella nostra regione sussiste il problema della ricerca di nuovi giornalisti perché la nostra professione ha perso attrattiva e lo sfruttamento nelle redazioni è tale che vengono impiegati al desk e non come veri giornalisti. Questo non permette di crescere nelle aziende giornalistiche mentre dovresti continuare ad aggiornarti e formarti. La complessità del mondo è tale che non puoi fermarti, perdi il confronto e la possibilità di crescita per verificare le notizie. La sostenibilità economica non è la stessa rispetto ad altri settori economici».

La lunga relazione del segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso ha chiuso la prima parte dell’intensa giornata di dibattito molto partecipato, con la presenza di una platea di giornalisti: «Il problema grave è rappresentato dal pluralismo perché non si può più tollerare che in questa regione (Trentino Alto Adige, ndr) ci sia chi si comporta da padrone dell’informazione. Un editore della Regione che attua iniziative invasive per impedire la nascita di nuove voci e impedire la libera informazione, dopo la chiusura del Trentino, fatta con modalità che ha poco uguali in tutta Italia. Non ci si può comportare in questo modo. Il tema delle concentrazioni va affrontato. Un problema che non ha impedito al sindacato di continuare le sue battaglie. Il Trentino Alto Adige era una delle poche regioni che non faceva vertenze e in questa vicenda ci si aspettava maggiore attenzione da parte delle istituzioni. Ci volevano dei tavoli di confronto per tutelare l’occupazione, un settore vitale per la democrazia. Il problema dell’informazione non viene affrontata e non vengono attuati nessun tipo di intervento strutturale. Servirebbe uno spirito simile a quello del passaggio dal piombo alla fusione a freddo che accompagnò la trasformazione. Gli editori sono la nostra controparte, mentre si sono sono dedicati solo all’immediato senza porsi il problema di carattere strutturale, di sistema, il quale è entrato in crisi. Noi non abbiamo governi amici o nemici – ha proseguito Lorusso – ma governi che vogliano parlare dei fatti che ci interessano e che a tutt’oggi non sono stati o sono risultati insufficienti, trattati. Non si può più accettare il precariato che segna l’esistenza di tutte le generazioni a venire. I diritti civili si usano per non parlare delle conquiste che stiamo perdendo. Ci hanno raccontato che in questo paese bisognava essere più flessibili. Le retribuzioni sono basse e bisogna aggiornare l’accesso alla professione ma attenzione a non creare nuovi disoccupati. Ci sono 110mila iscritti all’Ordine che esercita la professione ma meno della metà esercita. Gli elenchi dei pubblicisti che coincidono praticamente con gli elenchi anagrafici. Aumentano gli iscritti in assenza di richiesta del mercato e si perde il valore della professione giornalistica. Inviare i colleghi all’esame per diventare professionisti con retribuzioni di poche centinaia di euro significa fare il gioco degli editori, Così facendo certifichiamo che sono legittimati a lavorare con pochi euro, Non si può offrire lavoro gratis». Il segretario Lorusso ha concluso ricordando che non «c’è solo il diritto di cronaca ma che è stato introdotto il divieto della libertà di espressione che colpisce i magistrati. C’è la volontà di tenere la stampa in un angolo. Mi riferisco alle liti temerarie, alle querele bavaglio. Il problema della tutela dell’informazione come precondizione della tutela dell’informazione, ma anche la nostra categoria ha delle responsabilità . L’informazione si è allontanata dai problemi reali della gente. Dobbiamo riflettere su un’informazione che si rivolge ai palazzi del potere politico e non va in mezzo alla gente. Dobbiamo farci un’esame di coscienza». Al dibattito “Crisi dell’informazione al tempo delle fake news: sviluppo, difficoltà e compiti della professione giornalistica: le prospettive future” , il presidente Arno Kompatscher ha spiegato che «non c’è più credibilità dell’informazione con l’avvento dei social. Le fake news sono veloci, si vendono meglio e il rischio è quello che vengano rincorse anche da parte di chi vuole fare una buona informazione. Il rischio è che a correrci dietro sia anche la politica.

Non c’è nessuna sanzione per chi le diffonde. Chi ha voluto la Brexit ha causato una situazione in cui sono state dette molte informazioni false e non ci sono state conseguenze». Alla domanda di Patrick Rina che moderava il dibattito di come si sente in veste di lettore, il presidente Kompatscher ha spiegato di essere di parte «perché non posso avere un giudizio oggettivo. Vedo circolare notizie su internet e una frenesia informativa. Sussiste il problema dei media tradizionali che rincorrono i social».

Nel corso dell’assemblea sono state consegnate delle targhe di onorifecenza alla segretaria del Sindacato Giornalisti del Trentino Alto Adige Carmen Amadori e al tesoriere Heinrich Pertner per la dedizione al lavoro svolto nell’arco dei 50 ani di vita del Sindacato.

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PREVIDENZA E SALUTE

Smart working, proroga per lavoratori fragili e con figli under 14

La disposizione normativa, introdotta con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge di conversione del decreto Aiuti-bis, si applica anche al settore giornalistico. Tutti i dettagli nella circolare esplicativa predisposta dagli uffici della Fnsi.

Smart working fino a fine anno per i lavoratori fragili e per i genitori di figli minori di 14 anni (in questo caso a patto che nel nucleo familiare non vi sia già un genitore che non lavora o che percepisce ammortizzatori sociali). Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge di conversione del decreto Aiuti-bis, diventa efficace la proroga fino al 31 dicembre 2022 del diritto al lavoro agile per queste due tipologie di lavoratori, a condizione che sia compatibile con le mansioni da svolgere. La nuova disposizione normativa si applica anche al settore giornalistico.

Il lavoro agile – regolato con legge del 2017, cui si è fatto gran ricorso, nella formulazione emergenziale, nei mesi della pandemia e del lockdown – non è una diversa tipologia di rapporto di lavoro, «bensì – come ricorda il ministero del Lavoro – una particolare modalità di esecuzione della prestazione di lavoro subordinato introdotta al fine di incrementare la competitività e di agevolare la conciliazione dei tempi di vita e lavoro».

La prestazione lavorativa viene eseguita in parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno, senza una postazione fissa, entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva. Ai lavoratori in modalità “agile” va garantita la parità di trattamento economico con chi svolge la stessa mansione totalmente in presenza.

PER APPROFONDIRE
Tutti i dettagli di interesse per i giornalisti nella circolare esplicativa predisposta dagli uffici della Fnsi allegata in calce.

 Circolare proroga smart working

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GRUPPI

Libertà di stampa, flash mob a Trento e Napoli

Una doppia iniziativa per denunciare la stretta delle autorità di Mosca contro cronisti e media indipendenti e per ricordare Antonio Megalizzi e Mario Paciolla assieme ai loro familiari. Con il presidente della Fnsi anche i rappresentanti dei giornalisti di Trentino Alto Adige e Campania e dell’associazione Articolo21.

«Non possiamo tacere sui bavagli della Russia, una situazione che dura da venti anni e che per lungo tempo è stata ignorata in Italia per interessi politici. Ora si arriva a un atto estremo con la chiusura del giornale di Anna Politkovskaja, e alla condanna di 22 anni di Ivan Safronov. Voci messe a tacere che noi abbiamo il compito di tenere vive e ricordare». Lo ha detto il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, al flash mob organizzato a Trento venerdì 9 settembre 2022 con il Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige all’indomani della revoca della licenza di pubblicazione a Novaya Gazeta e della sentenza contro l’ex reporter di Vedomosti e Kommersant.

In contemporanea, collegati con Trento, nella sede del Sindacato unitario giornalisti Campania, a Napoli, a manifestare per denunciare la stretta delle autorità russe contro giornalisti e media indipendenti, insieme con il segretario regionale Claudio Silvestri c’erano i genitori di Mario Paciolla, il cooperante Onu e giornalista ucciso nel 2020 in Colombia in circostanze ancora avvolte nel mistero, il cronista Mimmo Rubio, costretto a vivere sotto scorta a causa delle minacce ricevute per via del suo lavoro, rappresentanti del mondo dell’associazionismo campano.

«Sono passati due anni dalla morte di Mario e attendiamo ancora una verità chiara. Vogliamo sapere, non ci accontentiamo di quello che dice l’Onu, quindi andremo avanti nella nostra ricerca, in questo percorso di verità e giustizia. Vogliamo che questa storia non venga dimenticata, così come invece voleva l’Onu subito dopo averci comunicato la notizia della morte di Mario, chiedendoci se volevamo la restituzione del corpo», ha ribadito Anna Motta, madre di Mario Paciolla. E il padre, Pino Paciolla, ha aggiunto: «Da subito l’Onu ha classificato la morte di Mario come suicidio, il che non è assolutamente vero».

Durante il collegamento, i genitori del giornalista e cooperante napoletano hanno virtualmente abbracciato la famiglia di Antonio Megalizzi, cronista ucciso a Strasburgo nel 2018, presente a Trento insieme con rappresentanti dell’Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa. Alla Fondazione Megalizzi e all’Obct sono state consegnate le targhe conferite loro da Articolo21 per i vent’anni dell’associazione.

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PREVIDENZA E SALUTE

Trattenuta 1% Inps, precisazione della FNSI

Dal primo luglio 2022, le trattenute pensionistiche che i giornalisti dipendenti troveranno sui rispettivi cedolini paga saranno le stesse della generalità dei lavoratori dipendenti assicurati presso l’Inps. Lo precisa la FNSI in merito alla trattenuta dell’1%, recentemente applicata su alcuni cedolini paga, avente la dicitura “contributo aggiuntivo Inps 1%”.

Come noto, lo scorso 1° luglio, la funzione previdenziale svolta dall’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani «Giovanni Amendola» (Inpgi) è stata trasferita, limitatamente alla gestione sostitutiva dell’Ago, all’Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps), come previsto dalla Legge 30 dicembre 2021, n. 234, al comma 103. Con effetto dalla medesima data sono pertanto iscritti all’assicurazione generale obbligatoria (Inps) per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti dei lavoratori dipendenti anche i giornalisti professionisti, i pubblicisti e i praticanti, titolari di un rapporto di lavoro subordinato di natura giornalistica.

L’articolo 3-ter del Dl 19 settembre 1992, n. 384, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 novembre 1992, n. 438, ha introdotto (a decorrere dal 1° gennaio 1993), a favore dei regimi pensionistici ai quali sono iscritti i lavoratori dipendenti pubblici e privati, un’aliquota aggiuntiva a carico del lavoratore, nella misura dell’1%, sulle quote eccedenti il limite della prima fascia di retribuzione pensionabile. Detto contributo aggiuntivo è dovuto nei casi in cui il regime pensionistico di iscrizione preveda aliquote contributive a carico del lavoratore dipendente inferiori al 10%, come nel caso dei giornalisti, per i quali si ricorda che il contributo previdenziale a carico del lavoratore è del 9,19%, mentre il 23,81% è a carico del datore di lavoro.

Tenuto conto che la prima fascia di retribuzione pensionabile è stata determinata per l’anno 2022 in € 48.279,00, l’aliquota aggiuntiva dell’1% deve essere applicata sulla quota di retribuzione eccedente il predetto tetto retributivo che, rapportato a dodici mesi, è pari a € 4.023,25, da arrotondare a € 4.023,00. Si precisa al riguardo che, ai fini del versamento del contributo aggiuntivo in questione, deve essere osservato il criterio della “mensilizzazione”. Ne deriva quindi che il calcolo del contributo deve essere verificato a fine anno, o comunque nel mese di cessazione del rapporto, al fine di procedere ad eventuali operazioni di conguaglio.

Per maggiori dettagli, si invita a consultare la Circolare Inps n. 15 del 28-01-2022 a cui si rimanda integralmente.

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FREELANCE

Orlando firma decreto per il bonus 200 euro ad autonomi e professionisti

I giornalisti lavoratori autonomi, partite Iva e titolari di contratti di collaborazione coordinata e continuativa che nel 2021 hanno percepito un reddito non superiore a 35mila euro potranno fare domanda all’Inpgi nei termini, con le modalità e secondo lo schema che lo stesso Ente predisporrà.

Il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando, ha firmato oggi, mercoledì 10 agosto 2022, il decreto che disciplina i criteri e le modalità per la concessione dell’indennità una tantum introdotta dal decreto Aiuti quale misura di sostegno al potere d’acquisto dei lavoratori autonomi e dei professionisti conseguente alla crisi energetica e al caro prezzi in corso.

L’indennità è destinata – oltre che ai lavoratori autonomi e ai professionisti iscritti alle gestioni previdenziali dell’Inps – anche ai professionisti iscritti agli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza e, quindi, anche ai giornalisti (lavoratori autonomi, partite Iva e titolari di contratti di collaborazione coordinata e continuativa) iscritti alla gestione separata dell’Inpgi che, nel periodo d’imposta 2021, hanno percepito un reddito complessivo non superiore a 35.000 euro.

I giornalisti destinatari della misura una tantum, pari a 200 euro e corrisposta a seguito di presentazione di apposita domanda, devono essere iscritti all’Inpgi2 alla data di entrata in vigore del decreto Aiuti e devono aver eseguito almeno un versamento, totale o parziale, per la contribuzione dovuta alla gestione separata Inpgi.

Quanto alle modalità di presentazione della domanda, i giornalisti dovranno presentare istanza all’Inpgi nei termini, con le modalità e secondo lo schema che lo stesso Ente predisporrà.

L’indennità è corrisposta sulla base dei dati dichiarati dal richiedente e nella disponibilità dell’ente erogatore al momento del pagamento ed è soggetta a successiva verifica, anche attraverso le informazioni fornite in forma disaggregata per ogni singola tipologia di redditi dall’amministrazione finanziaria e ogni altra amministrazione pubblica che detenga informazioni utili.

Il decreto firmato dal ministro del Lavoro è stato trasmesso al ministero dell’Economia e delle Finanze poiché – come già anticipato anche dalla Fnsi – la misura potrà essere attuata esclusivamente con apposito decreto del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Mef.

Il decreto Aiuti aveva istituito, nello stato di previsione del ministero del Lavoro, uno speciale Fondo per l’indennità una tantum per i lavoratori autonomi e i professionisti avente una dotazione finanziaria di 500 milioni di euro, poi implementata dal decreto Aiuti Bis a 600 milioni per l’anno 2022, che ne costituisce limite complessivo di spesa.