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Ucraina: Fnsi, Ifj e Efj al fianco dei giornalisti sul campo. Al via sottoscrizione

Il sindacato italiano ha aderito alla mobilitazione promossa dalle Federazioni internazionale ed europea per contribuire ad assicurare forniture mediche ed equipaggiamenti di sicurezza ai colleghi impegnati a raccontare il conflitto, garantire vie di fuga sicure ai reporter in pericolo e supporto ai media indipendenti. Il segretario generale Raffaele Lorusso: «Aiutiamo chi è in prima linea per raccontare le atrocità della guerra».

La Federazione nazionale della Stampa italiana ha aderito con un contributo economico alla mobilitazione promossa dalla Ifj e dalla Efj a sostegno dei giornalisti in pericolo in Ucraina a seguito dell’invasione ad opera delle truppe russe e dei sindacati ucraini di categoria, Union of Journalists of Ukraine e Independent Media Trade Union of Ukraine.

«Insieme con i sindacati di altri Paesi europei e del mondo, la Federazione nazionale della Stampa italiana non vuol far mancare il proprio sostegno e il proprio contributo ai sindacati dei giornalisti ucraini e ai colleghi che sono rimasti in prima linea per raccontare le atrocità della guerra e la spietata repressione di cui sono vittime i media ucraini», afferma Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi.

«Il loro impegno, unito a quello di tanti giornalisti occidentali, è fondamentale per far conoscere all’opinione pubblica di tutto il mondo il dramma di un Paese e di un popolo di cui si vorrebbe cancellare con le armi l’identità e la libertà. Uguale sostegno va a quei giornalisti russi che in un clima di pesante repressione, sfidando bavagli, minacce e ritorsioni anche sul piano fisico, si sforzano di smontare la propaganda di regime, dando voce a quella parte sempre più consistente dell’opinione pubblica del loro Paese che si oppone alla guerra e all’escalation di violenze e barbarie perpetrate dal presidente Putin».

Sin dalle prime ora di guerra, la Ifj e la Efj, insieme con i loro affiliati, si sono attivate per aiutare ad evacuare i reporter in pericolo, contribuire ad assicurare forniture mediche ed equipaggiamenti di sicurezza, come giubbotti antiproiettile ed elmetti, ai giornalisti impegnati a raccontare il conflitto, hanno incontrato l’Unesco, le Nazioni Unite e i gruppi per la libertà dei media per creare una rete di sostegno in favore di cronisti e media indipendenti in Ucraina, rimanendo in costante contatto con i sindacati ucraini per valutare le loro esigenze.

La Federazione internazionale ha predisposto una polizza assicurativa dedicata che fornisce copertura ai giornalisti stranieri che seguono il conflitto e sta organizzando un incontro con un importante consulente per la sicurezza per lavorare a protocolli di emergenza e ad un piano di evacuazione. Intanto sono in corso i lavori per allestire in Polonia un centro logistico e un ufficio che possano aiutare a smistare gli aiuti ai sindacati in Ucraina. È in agenda un nuovo incontro con l’Unesco per discutere di un passaggio sicuro per i giornalisti a rischio e prosegue la pressione sul Consiglio d’Europa e i singoli governi per intensificare gli sforzi per proteggere i giornalisti e condannare gli attacchi ai media.

«Ma la guerra va avanti – rilevano Anthony Bellanger, segretario generale Ifj e Ricardo Gutiérrez, segretario generale della Efj – e i combattimenti si intensificano. Dunque ora più che mai è importante aumentare i nostri sforzi, offrire maggiore solidarietà per garantire un supporto davvero efficace».

L’appello è ad aderire alla mobilitazione, contribuendo concretamente alla richiesta urgente di sostegno che arriva dai sindacati ucraini dei giornalisti con una donazione al Fondo per la sicurezza dell’Ucraina.

«Tutti i fondi donati verranno utilizzati direttamente per fornire assistenza di emergenza ai nostri affiliati in Ucraina per sostenere i giornalisti in pericolo. Hanno bisogno di supporto per aiutare i giornalisti a rischio a trasferirsi, per fornire assistenza umanitaria di emergenza, attrezzature di sicurezza, supporto medico urgente e molto altro ancora», spiegano Ifj e Efj.

FONDO PER LA SICUREZZA DELL’UCRAINA

È possibile contribuire inviando una donazione al Fondo con il messaggio “Ucraina”. Di seguito le coordinate bancarie.

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Giornale Trentino, l’inizio della fine

Alla scomparsa del quotidiano dedicata la tavola rotonda del ventennale di Articolo 21. L’ex direttore Simeone e il professor Quaglioni sicuri: il cambio del nome fu un errore madornale

*(Ospitiamo il pezzo di Maurizio Di Giangiacomo)

Ennio Simeone ha diretto l’Alto Adige dal 1988 al 1993. Già a L’Unità e a Paese Sera, da un anno approdato al Gruppo Espresso, fu chiamato da Giuliano Salvadori Del Prato a succedere a Luciano Ceschia. “Il barone Del Prato mi disse subito che l’Alto Adige era nato in Trentino, che era il giornale dell’intera regione”, ha ricordato Simeone, oggi 86enne, intervenendo alla tavola rotonda dal titolo Il ruolo culturale svolto dal quotidiano Trentino organizzata venerdì 25 febbraio a Palazzo Geremia da Articolo 21 per festeggiare il ventennale della propria fondazione. Dopo aver diretto Il Tirreno, alla fine degli anni Novanta Simeone fu incaricato dal principe Carlo Caracciolo di assumere la direzione del Quotidiano della Calabria. “Io ero già in pensione, Caracciolo mi chiese di dedicarmici quattro mesi, invece vi rimasi dieci anni. E fu lì che appresi del cambio di testata dell’edizione di Trento dell’Alto Adige, da Alto Adige appunto in Trentino. Ne chiesi il motivo allo stesso a Caracciolo, gli dissi che mi sembrava una sciocchezza. In un giornale non si cambiano nemmeno le rubriche, figuriamoci il nome della testata, i lettori sono animali abitudinari. È stato un errore anche e soprattutto perché l’Alto Adige era il giornale leader della regione, un errore di presunzione editoriale. Oggi che il Trentino non c’è più sento il rammarico per non essere riuscito a far cambiare idea a Caracciolo e mi dispiace essere qui a commemorare la scomparsa di un giornale. Ci vorrebbe un’idea per ripartire. Io ho lo smartphone ma lo uso solo come navigatore, i miei nipoti, invece, leggono il giornale sul telefono e lo fanno gratis. Ma non vorrei che questo fosse un funerale”.

Maurizio Di Giangiacomo ed Ennio Simeone (foto Daniele Panato)

Simeone, quindi, non ha dubbi. L’inizio della fine fu il cambio di testata, avvenuto nel 2002, sotto la direzione di Gianpaolo Visetti. Ascoltandolo, ripensando a quei miei primi anni di giornalismo, all’autorevolezza che l’Alto Adige – sia a Bolzano che a Trento – allora ancora aveva, mi sono chiesto se non fu proprio la sua sostituzione a segnare magari non già l’inizio della fine, ma almeno quello del declino del grande giornale. Riflettendo sulla storia recente, sul fatto che è stato poi un editore del gruppo linguistico tedesco a sacrificare il Trentino sull’altare della sostenibilità economica, viene da rimpiangere il rispetto che Ennio ebbe non solo per le pagine tedesche del giornale Alto Adige, ma anche e soprattutto la visione più mitteleuropea che mediterranea che aveva del giornale, a dispetto dei natali campani, tanto da opporsi all’acquisizione delle pagine di Interni ed Esteri già allora confezionate dalla Finegil per tutti i giornali del Gruppo.   

Da sinistra Ennio Simeone e Diego Quaglioni

A Palazzo Geremia a sostenere la tesi di Simeone c’era anche il professor Diego Quaglioni, già preside della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento e per anni illustre collaboratore del giornale. “Sono solidale nei confronti dei giornalisti del Trentino, proprio in queste ore ho potuto riflettere una volta di più sull’affinità tra storia e giornalismo – ha detto intervenendo al convegno di Articolo 21 -. Agli inizi del pensiero costituzionale si scrisse che i soli veri documenti storici sono i giornali, che se per qualche cataclisma scomparissero non si saprebbe più nulla sulla nostra società. Del resto, Hannah Arendt, la più grande intellettuale del ventesimo secolo, ha scritto il suo Eichmann in Jerusalem sulla base dei suoi reportage pubblicati dal New Yorker. La libertà di stampa è un problema costituzionale, è una garanzia di tutte le altre libertà. L’articolo 21 della Costituzione sancisce che tutti, non solo i cittadini, hanno il diritto di esprimersi. E non basta rigettare le censure, occorre munirsi di difese contro la concentrazione e il depauperamento, pericoli più forti a livello regionale, dove c’è il rischio di raccontare una realtà solo domestica, solo locale. L’Alto Adige era una finestra dalla quale, raccontando la realtà regionale, si poteva osservare quella nazionale. La divisione tra Alto Adige e Trentino è stata un errore madornale, commesso accondiscendendo alla volontà della politica locale, che ha fatto della Regione due Province, svuotando un istituto che sopravvive con competenze marginali. Una vicenda che ha indebolito la stessa politica locale. Per sapere cosa accade a Bolzano bisogna varcare il confine, perché sul giornale non ce n’è traccia – ha concluso Quaglioni -. L’articolo 21 è uno dei presupposti della nostra libertà. Penso che anche l’Università possa fare la sua parte, ispirandosi a Giovanni Battista a Prato, liberale e giornalista”.

Il presidente della Federazione nazionale della stampa, Giuseppe Giulietti

Alla tavola rotonda, coordinata dal segretario regionale del Sindacato dei giornalisti Rocco Cerone, sono intervenuti il portavoce locale di Articolo 21 Roberto Rinaldi, il padrone di casa sindaco di Trento Franco Ianeselli, la presidentessa di Assostampa Trento Patrizia Belli e quella di Assostampa Bolzano Diana Benedetti, la segretaria del Sindacato regionale del Veneto Monica Andolfatto e il vicepresidente dell’Ordine regionale dei giornalisti Maurizio Panizza. Ultimo intervento quello del presidente della Federazione nazionale della stampa Giuseppe Giulietti, che è partito dalla drammatica attualità internazionale per giungere alla realtà del Trentino. “Gli inviati che raccontano la guerra sono fondamentali – ha detto – senza intermediari non c’è la verità. Quest’idea degli editori che si possa fare l’informazione senza domande, senza pensiero critico, non funziona. È l’idea dell’abrogazione della funzione del giornalista. Questa provincia ha insegnato libertà e irredentismo, anche con le prime leghe sindacali e i loro fogli. La fonte unica, le forme di monopolio, non solo in Trentino, sono pericolose. Le modalità brutali della chiusura del Trentino sono un’aggravante, è il caso tipico di soppressione di una voce. La vertenza non è conclusa – ha concluso Giulietti -, partendo da qui va fatta una battaglia nazionale sull’editoria, ponendo anche la questione dell’antitrust dei bacini regionali, specie con la riduzione del numero dei parlamentari”.

Paolo Silvestri consegna la targa a Marika Caumo

Toccante, in chiusura, la targa consegnata da Articolo 21 a Marika Caumo, a rappresentare i collaboratori del giornale Trentino, i precari che, da un giorno all’altro, hanno perso anche il misero compenso che percepivano per il loro prezioso lavoro.

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Giornata sul ruolo culturale del ‘Trentino’ a Palazzo Geremia

Nel ventennale di fondazione di Articolo21, venerdì 25 febbraio alle 10 a Trento, tavola rotonda, a Palazzo Geremia, sul ruolo culturale del quotidiano Trentino, già Alto Adige, chiuso il 15 gennaio 2021. Dibatteranno del tema con l’ex direttore di Alto Adige, Tirreno e Giornale di Calabria, Ennio Simeone, il presidente della FNSI Giuseppe Giulietti, lo storico del diritto Diego Quaglioni, docente all’Università di Lille e al Collège de France di Parigi, storico collaboratore del giornale, il sindaco Franco Ianeselli.

Interverranno inoltre i segretari del Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige e del Veneto Rocco Cerone e Monica Andolfatto, le presidenti di Assostampa Trento e Bolzano Patrizia Belli e Diana Benedetti, i componenti del comitato di redazione del giornale Trentino Luca Marsilli, Paolo Morando e Paolo Silvestri, il vicepresidente Odg Maurizio Panizza, Mauro Lando, consigliere nazionale UNGP e numerosi altri giornalisti che nel corso degli anni hanno lavorato all’Alto Adige, poi Trentino.

Per sottolineare la collaborazione strategica dei 20 collaboratori del giornale, nell’occasione verrà consegnata una targa che verrà simbolicamente ritirata dalla giornalista precaria Marika Caumo.

L’iniziativa è promossa dall’Associazione Articolo 21 insieme al comitato di redazione del quotidiano Trentino, il Sindacato Giornalisti del Trentino Alto Adige, il Sindacato Giornalisti del Veneto, Assostampa Trento e Bolzano, l’Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige.

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Petizione contro il precariato giornalistico

In Italia, oggi, una generazione rischia di avere un lavoro precario, a singhiozzo, malpagato, più rischioso perché meno regolato o del tutto senza regole. I giovani giornalisti non sfuggono a questa condizione.

Il Sindacato dei giornlisti del Trentino Alto Adige aderisce quindi alla petizione online lanciata dal Sindacato dei giornalisti della Liguria, che chiede di invertire un processo che ostacola una crescita equilibrata, duratura e sostenibile del Paese.

Il precariato interessa anche a quei giovani giornalisti che collaborano con i giornali più “forti”, come “Repubblica”. Il giornale si pone anzi con straordinaria durezza nei confronti dei propri precari: lo scorso anno, un gruppo di giovani colleghi il cui contratto è rinnovato di anno in anno – spesso a condizioni peggiori – ha richiesto un confronto con l’azienda e il direttore del giornale. La loro richiesta, più volte ripresentata è stata ignorata. A questo punto, alcuni colleghi hanno deciso di rivolgersi al giudice del lavoro. L’azienda ha risposto mettendoli alla porta: contratto non rinnovato. Nessun confronto, nessun dialogo. O mangi ‘sta minestra o salti dalla finestra, come dicevano i nostri nonni quando volevano riassumere cosa potesse volere dire un tempo “lavorare sotto padrone”.

La precarietà è una condizione che mortifica la generazione dei nostri figli, ma tale condizione non è fatale, non è un pedaggio da pagare alla modernità e alla crescita. Al contrario, un lavoro e una vita precaria ostacolano una crescita equilibrata, duratura e sostenibile. Se la pensi come noi ti chiediamo di darci una mano: sottoscrivi questa petizione che inoltreremo a Repubblica.

Per firmare la petizione è necessario collegarsi al link di The Action Network

(In apertura: immagine “Cane da guardia della democrazi@”, Rolli per la campagna contro il precariato)

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Mattarella presidente della Repubblica, Fnsi: ‘Guida illuminata in un momento incerto’

«La rielezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica assicura al Paese una guida illuminata e sicura in un momento storico incerto e complicato. Nel suo primo settennato, il presidente Mattarella è stato garante supremo dei valori costituzionali e, in modo sobrio ma deciso, ha saputo richiamare i rappresentanti delle istituzioni, la politica e i cittadini al rispetto dei diritti e al compimento dei loro doveri. Non ha mai fatto mancare il proprio sostegno alla stampa, ricordandone più volte il ruolo fondamentale per la tenuta delle istituzioni democratiche e invitando a difendere il pluralismo e il lavoro dei giornalisti, sempre più precario e poco garantito». Lo afferma Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi.

«La Federazione nazionale della Stampa italiana – prosegue – gli augura buon lavoro, nella consapevolezza che il suo alto magistero continuerà a rappresentare un baluardo per la difesa della libertà di espressione, del diritto di cronaca e dei diritti e delle libertà costituzionali».

Fonte: FNSI; foto: @Quirinale

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Sei anni fa il rapimento di Giulio Regeni, il ricordo della FNSI. A Bolzano panchina gialla in memoria

Il presidente Fnsi, Giuseppe Giulietti, a Fiumicello all’incontro ‘Pensieri parole e musica per Giulio’ con la famiglia del ricercatore e la legale Alessandra Ballerini, a sei anni dall’uccisione di Giulio Regeni. A Bolzano, nella piazzetta antistante Centro Civico Europa-Novacella è stata inaugurata una panchina dipinta di giallo acceso, dedicata proprio a Regeni, per ricordare e indicare l’importanza dei diritti umani e il pericolo della loro assenza. L’evento fa parte delle iniziative “Bolzano Città della Memoria 2022”.

«La scorta mediatica è servita e servirà. La vicenda di Giulio Regeni non è una questione di famiglia, ma una questione di dignità nazionale». Così il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, partecipando a Fiumicello all’incontro ‘Pensieri parole e musica per Giulio’ promosso nel giorno del sesto anniversario del rapimento al Cairo del ricercatore egiziano il cui corpo fu ritrovato senza vita il 3 febbraio 2016.

«Il fatto che questa famiglia e i legali siano stati ascoltati dal presidente del Consiglio e dalla ministra della Giustizia rappresenta un passo in avanti», ha detto Giulietti, che, moderando l’incontro, ha ricordato le iniziative degli ultimi giorni per continuare a chiedere verità e giustizia per Giulio e le vicende di Mario Paciolla, Andrea Rocchelli, Peppino Impastato. «Esempi di solidarietà attiva, della memoria che fa cose. Esempi di famiglie che hanno la capacità di trasformare il dolore in azione», ha evidenziato.

All’incontro con i genitori di Giulio, Paola e Claudio, e l’avvocato Alessandra Ballerini, anche artisti, politici, sindacalisti, il presidente della Camera, Roberto Fico, collegati da remoto o intervenuti con un videomessaggio.

Fra gli altri appuntamenti della giornata, organizzata in concomitanza con la tappa in Friuli Venezia Giulia dei festeggiamenti per i 20 anni dell’associazione Articolo21, rappresentata da don Pierluigi Di Piazza e Fabiana Martini, presidente e portavoce del presidio regionale, in mattinata, al Circolo della Stampa di Trieste, presenti anche il presidente dell’Assostampa, Carlo Muscatello e il presidente dell’Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia, Cristiano Degano, Giulietti ha incontrato alcuni dei giornalisti e operatori dell’informazione minacciati e aggrediti nelle scorse settimane durante le manifestazioni no vax e no green pass.

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Papa Francesco: ‘Non si fa buon giornalismo senza la capacità di ascoltare’

Pubblicato in occasione della ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, il messaggio del Pontefice per la 56ª Giornata mondiale, che quest’anno si celebra il 29 maggio. «L’ascolto sta conoscendo un nuovo importante sviluppo in campo comunicativo e informativo», rileva fra l’altro Bergoglio.

«L’ascoltare è il primo indispensabile ingrediente del dialogo e della buona comunicazione. Non si comunica se non si è prima ascoltato e non si fa buon giornalismo senza la capacità di ascoltare. Per offrire un’informazione solida, equilibrata e completa è necessario aver ascoltato a lungo. Per raccontare un evento o descrivere una realtà in un reportage è essenziale aver saputo ascoltare, disposti anche a cambiare idea, a modificare le proprie ipotesi di partenza». Così papa Francesco nel Messaggio per la 56ª Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali pubblicato oggi, 24 gennaio 2022, ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.

«Ascoltare più fonti, ‘non fermarsi alla prima osteria’ – come insegnano gli esperti del mestiere – assicura affidabilità e serietà alle informazioni che trasmettiamo. Ascoltare più voci, ascoltarsi, anche nella Chiesa, tra fratelli e sorelle, ci permette di esercitare l’arte del discernimento, che appare sempre come la capacità di orientarsi in una sinfonia di voci», sottolinea il Pontefice.

«Lo scorso anno – scrive il Francesco – abbiamo riflettuto sulla necessità di ‘andare e vedere’ per scoprire la realtà e poterla raccontare a partire dall’esperienza degli eventi e dall’incontro con le persone. Proseguendo in questa linea, desidero ora porre l’attenzione su un altro verbo, ‘ascoltare’, decisivo nella grammatica della comunicazione e condizione di un autentico dialogo».

Per Bergoglio, «stiamo perdendo la capacità di ascoltare chi abbiamo di fronte, sia nella trama normale dei rapporti quotidiani, sia nei dibattiti sui più importanti argomenti del vivere civile». Allo stesso tempo, «l’ascolto sta conoscendo un nuovo importante sviluppo in campo comunicativo e informativo, attraverso le diverse offerte di podcast e chat audio, a conferma che l’ascoltare rimane essenziale per la comunicazione umana».

Il papa si sofferma anche sull’importanza di saper ascoltare la società come “antidoto” alle conseguenze della pandemia. «Tanta sfiducia accumulata in precedenza verso l”informazione ufficiale’ ha causato anche una ‘infodemia’, dentro la quale si fatica sempre più a rendere credibile e trasparente il mondo dell’informazione. Bisogna porgere l’orecchio e ascoltare in profondità, soprattutto – evidenzia – il disagio sociale accresciuto dal rallentamento o dalla cessazione di molte attività economiche».

Infine, l’esortazione a «vincere i pregiudizi sui migranti e sciogliere la durezza dei nostri cuori», provando ad ascoltare le loro storie, a dare un nome e una storia a ciascuno di loro. «Molti bravi giornalisti lo fanno già. E molti altri vorrebbero farlo, se solo potessero. Incoraggiamoli!», l’appello.

PER APPROFONDIRE
Il messaggio integrale di papa Francesco per la 56ª Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, che quest’anno si celebra il 29 maggio sul tema “Ascoltare con l’orecchio del cuore”, è disponibile a questo link.

Fonte: FNSI

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In ricordo di Sergio Lepri, l’intervista alla Fondazione Murialdi in su Rai Cultura

Per ricordare la figura dello storico direttore dell’agenzia Ansa Sergio Lepri, da poco scomparso, Rai Cultura propone sul proprio portale la lunga intervista realizzata dalla Fondazione sul Giornalismo Italiano ”Paolo Murialdi” in occasione del centesimo compleanno del grande giornalista.

Nell’intervista (qui il link diretto), Lepri ripercorre la propria attività, dall’ingresso nella professione nei mesi della liberazione di Firenze dall’oppressione nazifascista, fino agli anni che lo hanno visto direttore della maggiore agenzia giornalistica italiana.

La testimonianza di Lepri è stata la prima del programma di oral history e di raccolta di ricordi diretti delle figure più rappresentative della professione, promosso dalla Fondazione Murialdi, istituita nel 2015 da Fnsi, Cnog, Inpgi e  Casagit.

Fonte FNSI

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Proiettile al quotidiano Alto Adige, solidarietà di Sjg e Odg

Le giornaliste ed i giornalisti non si piegheranno in alcun modo all’atto vile perpetrato oggi ai danni dei colleghi dell’Alto Adige che in questi due anni di pandemia hanno dato spazio a tutte le voci. Lo affermano in una nota congiunta Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige (Sjg), Assostampa di Bolzano e Trento e l’Ordine regionale dei giornalisti (Odg), che esprimono piena solidarietà a tutte le colleghe ed i colleghi del quotidiano altoatesino, fatti oggetto di minacce scritte oltre ad un proiettile.

Episodi come quello odierno unito all’analogo della settimana scorsa ai danni del presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti ed al direttore dell’Azienda Sanitaria trentina Antonio Ferro sono inaccettabili perchè si pongono al di fuori del contesto democratico e non hanno nulla a che vedere con una normale dialettica.

Estremisti fautori di posizioni antiscientifiche stanno approfittando della pandemia solo per ingenerare confusione.
La democrazia di cui la libertà di stampa è uno dei cardini è forte e resisterà a questi gesti inconsulti.

Sindacato, Assostampa di Bolzano e Trento insieme l’Ordine si stringono attorno alla redazione incoraggiandola a proseguire con tranquillità nel suo lavoro e desiderano rassicurare l’opinione pubblica che le giornaliste ed i giornaliste continueranno ad esercitare il mandato professionale che affonda le proprie radici nell’articolo 21 della costituzione repubblicana.
Siamo fiduciosi – conclude il comunicato – che le forze dell’ordine e la magistratura sapranno assicurare alla giustizia i responsabili di questi episodi.

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SINDACATO

Un anno senza ‘Trentino’, manifestazione Sjg e Cdr

Esponenti sindacali e di redazione incontrano Fugatti e Ianeselli. Presidente PAT: “Intervento per sbloccare situazione

Nell’anniversario della chiusura del quotidiano Trentino, il comitato di redazione ed il Sindacato dei Giornalisti del Trentino Alto Adige hanno chiesto nel corso dell’incontro con il Presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti il rispetto del piano di gestione degli esuberi, impegno preso dalla società editrice SIE Spa al Servizio Lavoro della PAT il 9 febbraio 2021 per ottenere la CIGS a 0 ore dal Ministero del Lavoro, impegno finora disatteso, a parte i tre colleghi ricollocati part time al sito web. Di fronte allo stallo della trattativa con SIE SPA mai decollata ed all’inerzia dell’Assessorato al Lavoro, Sindacato regionale giornalisti ed FNSI hanno chiesto l’intervento del Ministero del Lavoro per richiedere il rispetto del piano per una gestione non traumatica degli esuberi.

Il Presidente Fugatti ha promesso alla delegazione sindacale il suo intervento personale sui servizi provinciali afferenti l’Assessorato al Lavoro e sulla proprietà per sbloccare la situazione. Il cdr, il Sindacato dei Giornalisti del Trentino Alto Adige e la FNSI sono pronti in qualsiasi momento ad avviare la trattativa con la proprietà per trovare una soluzione condivisa.

Temeraria l’affermazione della SIE Spa, presieduta da Orfeo Donatini, di proprietà di Michl Ebner, secondo la quale il giornale non è stato chiuso dalla sera alla mattina, smentita dal Giudice del Lavoro di Trento, Giorgio Flaim, che, con sentenza del 18 giugno 2021, ha condannato la società editrice SIE Spa per comportamento antisindacale proprio “per non aver fornito al comitato di redazione il tempo per consentire l’informativa necessaria per potere esprimere pareri e formulare proposte”, sentenza passato in giudicato perché non appellata.

Si commenta poi da solo il riferimento da parte di SIE Spa che i collaboratori non “avrebbero perso il posto di lavoro”, in quanto (appunto) solo meri collaboratori. Ebbene, si può dire che l’azienda conferma quanto il Sindacato dei giornalisti (e non solo) afferma da anni: chi lavora per una testata come collaboratore (e spesso con compensi minimi) non ha un posto di lavoro! Si potrebbe dire: “Grazie, SIE: lo hai capito pure tu, finalmente!”

Solidarietà è stata espressa agli 11 giornalisti rimasti in cassa integrazione a zero ore (anticamera del licenziamento) ed agli altri collaboratori rimasti senza lavoro dalla presidente del SGV, Monica Andolfatto, e dalle presidenti dell’Ordine dei giornalisti Lissi Mair, di Assostampa Trento Patrizia Belli nonché dai segretari di Cgil, Cisl, Uil Andrea Grosselli, Walter Alotti, dal presidente ACLI Luca Oliver, intervenuti alla manifestazione e dal Sindaco di Trento Franco Ianeselli, che ha ricevuto una delegazione sindacale e la presidente ODG a Palazzo Geremia.