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Sciopero giornalisti Rai, solidarietà Sjg

Solidarietà e sostegno del Sindacato dei Giornalisti del Trentino Alto Adige Journalisten Gewerkschaft (Sjg) ai colleghi della RAI in sciopero oggi per protestare contro il taglio alla programmazione della Testata Giornalistica Regionale e di RAI Sport.

La soppressione di appuntamenti informativi come l’ultima edizione della TGR in un territorio particolarissimo come quello rappresentato dalle due Province Autonome di Trento e Bolzano rappresenta un vulnus all’informazione regionale non concordata innanzitutto con il Sindacato Usigrai e nemmeno con le autonomie speciali del Trentino Alto Adige.

Per una Regione autonoma come il Trentino Alto Adige, composta dalle due Province Autonome di Trento e Bolzano, togliere uno spazio informativo è ancora maggiormente dannoso anche perché non è stato negoziato uno spazio alternativo o il potenziamento dell’informazione regionale di questo terra di confine, ponte con il mondo austro-tedesco.

Si tratta di un impoverimento informativo che colpisce al cuore l’informazione locale di prossimità, fondamentale soprattutto in questi ultimi due anni, caratterizzati dalla pandemia da coronavirus, durante i quali è stato preziosissimo il lavoro svolto dai colleghi del servizio pubblico radiotelevisivo locale.

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Assemblea ‘Trentino’: manifestazione a un anno dalla chiusura del giornale

L’assemblea di redazione del quotidiano Il Trentino, chiuso il 15 gennaio 2021, riunita oggi a Trento, alla presenza dei segretari generale della FNSI Raffaele Lorusso e regionale Rocco Cerone, ha votato all’unanimità un documento nel quale auspica che il Parlamento approvi i disegni di legge presentati dal senatore altoatesino Gianclaudio Bressa tesi a favorire una maggiore  concorrenza nel mercato editoriale e pubblicitario in Trentino Alto Adige, regione nella quale da tempo si registra la posizione dominante del gruppo editoriale facente capo a Michl Ebner che controlla l’80 per cento dei media tedeschi ed italiani.

Le notizie della plusvalenza di 50 milioni di euro dalla vendita della quota in Retelit e delle acquisizioni immobiliari e nel settore turistico alberghiero, rese note nella newsletter di Athesia vengono considerate offensive dall’intero corpo redazionale in cassa integrazione a zero ore da febbraio 2021. L’assemblea, inoltre, considera offensiva la lotteria di natale del gruppo Athesia, sponsorizzata dal quotidiano Alto Adige a favore delle famiglie rimaste senza lavoro.

Alla vigilia dell’anniversario della chiusura del quotidiano Il Trentino il 15 gennaio prossimo, l’assemblea di redazione torna a chiedere l’attenzione delle amministrazioni locali non soltanto nei confronti dei colleghi rimasti senza lavoro, ma anche nei confronti di questa colonizzazione strisciante dell’informazione in Trentino ad opera del potente e pervasivo gruppo economico sudtirolese.

Per questo l’assemblea ha preannunciato una manifestazione pubblica in concomitanza con l’anniversario della chiusura del giornale e la richiesta di incontro al presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti unitamente ai parlamentari locali.

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SINDACATO

Sjg, contrarietà alla cancellazione della terza edizione del Tgr Rai

Il Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige/Journalisten Gewerkschaft esprime forte preoccupazione e contrarietà alla decisione dell’amministratore delegato Carlo Fuortes di cancellare la terza edizione del telegiornale della testata giornalistica Rai regionale di Trento e di Bolzano. Per una Regione autonoma come il Trentino Alto Adige, composta dalle due province autonome di Trento e Bolzano, togliere uno spazio informativo è ancora maggiormente dannoso anche perché non è stato negoziato uno spazio alternativo o il potenziamento dell’informazione regionale di questo territorio: sarebbe auspicabile una migliore collocazione oraria della terza edizione ed il potenziamento della informazione attraverso il sito web.

Si tratta di un impoverimento informativo che colpisce al cuore l’informazione locale di prossimità, fondamentale soprattutto in questi ultimi due anni, caratterizzati dalla pandemia da coronavirus.

Il Sindacato regionale giornalisti lancia un appello ai presidenti delle Provincie Autonome di Trento e di Bolzano ed ai parlamentari regionali affinchè facciano sentire la loro voce sui vertici Rai per ripristinare la terza edizione del Tgr Rai

Pur capendo le difficoltà di bilancio alla base della decisione del taglio della terza edizione del Tgr regionale, il Sindacato regionale invitato l’Amministratore delegato Carlo Fuortes e la presidente Marinella Soldi a rivedere la loro decisione.

Rocco Cerone, segretario Sindacato Giornalisti Trentino Alto Adige

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Articolo 21 Formazione SINDACATO

“Raccontare la Verità” : si conclude il Corso di Alta Formazione UniPD

Si è concluso nelle aule di Palazzo Bo dell’Università di Padova il Corso di Alta Formazione “Raccontare la Verità Come informare promuovendo una società inclusiva”, organizzato dal Dipartimento di Filosofia, Sociologia, pedagogia e Psicologia Applicata (FISPPA) insieme all’Università Inclusiva, Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Sindacato dei giornalisti del Veneto, Articolo 21, e in collaborazione con il Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige, alla presenza di Laura Nota e Salvatore Soresi, professori ordinari presso il Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata dell’Università degli Studi di Padova, dove insegna Progettazione professionale e career counseling e Counseling psicologico per l`inclusione sociale delle disabilità e del disagio sociale La professoressa Nota è anche la coordinatrice del corso. Con loro Monica Andolfatto segretaria del Sindacato giornalisti del Veneto ed Enrico Ferri del Comitato coordinatori del corso. Roberto Reale, giornalista e docente al corso, (è stato caporedattore Rai del Veneto, vicedirettore della Testata Giornalistica Regionale del Tg3 e di Rainews 24), Carlo Verdelli giornalista ex direttore di Repubblica ora firma del Corriere della Sera.

Ad aprire il dibattito è intervenuto Giuseppe Giulietti presidente della Federazione Nazionale della Stampa che ha spiegato le finalità del corso che ha visto la presenza di quaranta corsisti che hanno discusso le tesi finali in cui sono stati affrontate diverse tematiche inerenti al concetto di inclusione sociale. «Un’iniziativa originale nel panorama nazionale, intelligente perché anticipa il futuro ed è un segno distintivo del sindacato giornalisti che io auspico – ha spiegato Giuseppe Giulietti – si possa ripetere , perché siamo convinti di questo esperimento andato a buon fine L’Università di Padova e i giornalisti insieme hanno dimostrato quanto sia un’idea stolta pensare che meno sanno meglio è, quando ti senti dire che il cronista non deve scrivere libri ma basta il talento e sei hai fiuto ci arrivi. Ora bisogna estendere questo modello di formazione a tutte le associazioni regionali di stampa. Il corso ha dimostrato due caratteristiche fondamentali: la profondità e la velocità. Penso anche agli articoli 3 e 21 della Costituzione che garantisce la libertà di manifestare il proprio pensiero, il diritto di informare e di essere informati.

È sancito anche il diritto di satira oltre a quello di cronaca, ma più sarai esposto nel tuo lavoro e meno vieni tutelato. L’articolo 3 è rivolto all’abbattimento delle barriere che ostacolano l’informazione per poter usare le parole come strumento di conoscenza. Qui a Padova si è fatto un lavoro importante per l’investimento del pensiero critico in grado di costruire il futuro e legittimato il ruolo del giornalista. Se si parla di libertà di informazione è un mio diritto raccontare e lo stesso vale per il cittadino di essere informato, altrimenti non è presente l’ordinamento democratico. Purtroppo ci sono delle leggi che hanno soppresso il pluralismo dell’informazione. Non a caso il titolo del corso parla di verità in cui è stato fatto un lavoro di approssimazione alla ricerca delle verità per contrastare la falsificazione dell’informazione e il disvelamento della falsificazione.

L’embrione di colui che vigila sulla falsificazione, l’operatore della transizione. Va fatto un rafforzamento del corso di specializzazione che ha dimostrato – ha concluso Giulietti – elementi di rigore, studio, rispetto della parola, condiviso anche sul piano della transizione e a memoria della costruzione del futuro». Salvatore Soresi si è soffermato sull’importanza del dialogo come inizio del processo di costruzione del pensiero attraverso le attività laboratoriali: «l’indignazione e il coraggio nel dare e il fare notizia, di dire e riferire. L’uso di sostantivi, azioni diverse, verbi, atti al riferire e divulgare per vincere assieme». La prima parte della giornata si è conclusa con l’intervento di Carlo Verdelli che ha parlato della sua esperienza di giornalista minacciato di morte a tal punto da dover essere scortato. La sua è stata una testimonianza che deve far riflettere sullo stato dell’informazione. Autore di Acido. Cronache italiane anche brutali (Feltrinelli Editore). Una ricostruzione dettagliata, tagliente e lucida dell’Italia e delle sue contraddizioni in cui si raccontano vicende di cronaca nera specchio di una società malata e in grave crisi di identità.

Nel pomeriggio le due commissioni composte da Monica Andolfatto e Laura Nota e da Roberto Reale ed Enrico Ferri hanno ascoltato in sessioni parallele le discussioni finali dei lavori presentati dai corsisti. Le relazioni vertevano sul tema delle fake news, infodemia, disinformazione, complessità, alfabeto digitale, stigma, libertà di espressione, giustizia, democrazia, informazione, etica, giornalismo, eterogeneità espressive e attenzione all’inclusività, pensiero critico, pregiudizi e migrazione. Argomenti analizzati da parte di chi svolge la professione di giornalista ma con una particolare attenzione e sensibilità che solo lo studio condotto attraverso il corso di ala formazione, ha permesso di sviluppare e approfondire. Come raccontare la morte dei profughi, la disabilità nelle discipline sportive, l’emarginazione, la condizione dei detenuti in carcere, l’informazione in epoca di Covid-19. Un lascito importante a testimonianza di un percorso iniziato nel mese di marzo e terminato con la possibilità di un confronto dialettico dove il pluralismo delle opinioni è una condizione indispensabile per garantire un’informazione adeguata ai tempi in cui viviamo. La chiusura è stata affidata a Roberto Reale che ha saputo sintetizzare con estrema sintesi tutte le riflessioni offerte dai corsisti e un saluto finale da parte di Rocco Cerone segretario del Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige, il quale ha auspicato un proseguo del corso anche in futuro.

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Solidarietà di Sjg e Assostampa Trento contro attacchi dei no green pass

Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige e Assostampa di Trento si stringono attorno ai colleghi dell’Adige, del Corriere del Trentino e di Radio Dolomiti, fatti oggetto di ignobili ed anonimi attacchi ingiuriosi soltanto per avere fatto fino in fondo il loro lavoro di cronisti.

«Non possiamo che fare nostre le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, secondo il quale non si può invocare la libertà chi mette a rischio la vita altrui non volendosi vaccinare, sostenendo tesi antiscientifiche che danno sfogo a violenze insensate».
Lo affermano in in una nota i segretari regionale Rocco Cerone e provinciale Patrizia Belli.

«I colleghi hanno sempre riportato con rigore i diversi punti di vista sia nella cronaca che nelle lettere», concludono.

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Usigrai, Daniele Macheda nuovo segretario

Daniele Macheda è il nuovo segretario dell’Usigrai. Lo hanno deciso i delegati al XVI Congresso dei giornalisti del servizio pubblico riuniti a San Donato Milanese dall’8 al 10 novembre 2021. Nato a Reggio Calabria, 59 anni, in Rai dal 1987, caposervizio alla cronaca di RaiNews, Macheda succede a Vittorio di Trapani, che ha guidato per tre mandati l’Unione sindacale giornalisti Rai. Al nuovo segretario sono andate le preferenze di 167 dei 218 delegati votanti.

Il nuovo Esecutivo è composto – oltre che da Macheda – da: Alberto Ambrogi, Incoronata Boccia, Giovanna Bonardi, Gabriella Capparelli, Rosario Carello, Antonio Gnoni, Marco Malvestio, Sonia Oranges, Monica Pietrangeli, Claudia Pregno. In tutto sei donne e cinque uomini: nove rappresentanti della lista UsigraInsieme (che ha raccolto 170 preferenze), una della lista Pluralismo e Libertà (28 voti) e una di Noi giornalisti Rai (19).

Rinnovate anche la commissione Garanti, la commissione Sindacale-Paritetica, la commissione Contratto, la Commissione Pari Opportunità, il Coordinamento dei Cdr della Tgr. Rappresentante delle redazioni delle minoranze linguistiche è stato eletto Mateo Taibon. Su proposta di Macheda, l’Esecutivo ha nominato Vincenzo Frenda nella squadra dei diretti collaboratori del segretario con delega al “pluralismo dell’informazione del servizio pubblico”.

«Un sindacato libero e coraggioso è il sindacato in cui mi riconosco. Un sindacato senza valori è un sindacato senza futuro», ha evidenziato, fra l’altro, Macheda. «Al Congresso c’era una platea molto giovane che chiede un cambiamento. Occorre costruire una nuova classe dirigente e per questo lancerò una scuola sindacale in Rai. Alle votazioni per i delegati al congresso hanno partecipato il 91% degli iscritti: forse comincia a cambiare la tendenza ad allontanarsi dal sindacato», ha poi detto all’Ansa.

Tra i temi centrali del congresso la necessità di una riforma della governance, la sfida del rinnovamento della tv pubblica e il nodo risorse, il problema del precariato. «Nel mandato appena concluso – ha osservato il neosegretario – abbiamo fatto due cose importantissime: abbiamo garantito il giusto contratto a molti colleghi giornalisti con partita Iva e aperto la strada con il concorso a 90 colleghi che hanno portato grande rinnovamento in termini di competenze specifiche su web e social. Occorre proseguire sulla strada tracciata».

Prima del voto sulle mozioni, nella replica conclusiva, il segretario uscente Di Trapani ha ripercorso le principali battaglie condotte nei nove anni di mandato, il lavoro fatto, il metodo di lavoro adoperato. E ricordato alcuni momenti “critici” dei suoi mandati. «Rivendico le scelte fatte, anche se hanno creato rotture. Come quando – ha ricordato – un partito di governo dà degli sciacalli ai giornalisti e, mentre noi diciamo che con chi ci insulta non si tratta, qualcuno ci spiega che nonostante quegli insulti bisogna andare a parlare con quei rappresentanti politici. O come quando la dirigenza di Stampa Romana decide di convocare nella sede del sindacato conferenze stampa dove il principale imputato è l’Usigrai senza dare a chi rappresenta l’Usigrai la possibilità di difendersi».

E ancora: «Le rotture arrivano quando sul tema del giusto contratto qualcuno sostiene chi tenta di portare in tribunale l’accordo provando a bloccarlo. O sulla selezione pubblica: se il presidente dell’Ordine si ricorda non il giorno dopo, ma un anno dopo, alla vigilia della pubblicazione del bando, di voler migliorare il testo viene il sospetto – incalza Di Trapani – che l’intenzione non sia quella di migliorare il bando, ma di bloccarlo».

E, infine, il commiato: «Mi rivolgo agli iscritti più giovani. Questo sindacato ha bisogno della vostra forza, della vostra capacità di costringerci a cercare strade nuove. Non siete il futuro, voi siete il presente di questo sindacato: custoditelo, coltivatelo, vivetelo».

Fonte: FNSI

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XVI Congresso Usigrai, Lorusso: ‘Aprire una riflessione sull’informazione’

«A chi dice che “l’informazione costa” vorrei chiedere se si rende conto di quanto costa al Paese la “non-informazione”: un costo che ha la pesantezza delle aggressioni in piazza, dei colleghi che vengono picchiati da squadristi e negazionisti solo perché fanno il loro lavoro di informare l’opinione pubblica». Con queste parole Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi, ha aperto il suo intervento di saluto ai delegati del XVI Congresso dell’Usigrai riuniti dall’8 al 10 novembre a San Donato, alle porte di Milano.

«Ecco perché – ha proseguito – chiediamo che sull’informazione si apra una riflessione con governo e parlamento, da fare insieme con le parti sociali. A chi dice che “governo e parlamento stanno intervenendo per salvarvi le pensioni, abbiamo già fatto tanto”, rispondiamo che la soluzione che sta prendendo corpo è una soluzione di ripiego, perché una politica lungimirante avrebbe colto questa occasione per riflettere sulla necessità di dare a un settore strategico per il Paese una previdenza autonoma di filiera. Non è stato possibile, si è arrivati comunque ad una soluzione che salvaguarda i diritti di chi è in pensione e di chi è ancora al lavoro e non avrebbe meritato misure draconiane».

La partita sul salvataggio dell’Istituto di previdenza «non è conclusa – ha messo in guardia Lorusso – e da qui alla pubblicazione della legge di Stabilità dovremo sminare tante trappole. Allo stesso tempo si sta cercando di commissariare l’articolo 21 della Costituzione». Il riferimento è ai quotidiani attacchi e aggressioni fisiche, «e non è possibile che da chi ha potere di intervenire si debbano ascoltare solo messaggi di solidarietà. I provvedimenti dove sono?», ha incalzato il segretario Fnsi, per il quale «governo e parlamento non vogliono riconoscere all’informazione il ruolo che dovrebbe avere e dunque neanche le misure necessarie».

A proposito degli interventi previsti nella bozza di manovra, «con queste misure – ha evidenziato ancora Lorusso – si pensa di intervenire su tanti capitoli tranne su quella che dovrebbe essere l’infrastruttura fondamentale dell’informazione: il lavoro dei giornalisti. È un modo per non intervenire sulle disuguaglianze. Per non affrontare temi come l’equo compenso per i lavoratori autonomi o, per altro verso, le querele bavaglio».

E ora che si apprestano ad essere pubblicate in Gazzetta Ufficiale le nuove norme sul copyright, dove si parla di un compenso anche per i giornalisti, «l’attuazione di quel provvedimento deve essere il momento per affrontare i temi del lavoro nella nostra professione», ha aggiunto Lorusso.

«A fronte di questo quadro – ha ribadito – ci aspettiamo dal governo l’apertura di un confronto per affrontare la crisi del settore, una crisi senza precedenti, che va affrontata con strumenti adeguati, che deve portare ad una riforma organica, a una legge di sistema. Così come serve che il parlamento ponga mano alla riforma del sistema pubblico radiotelevisivo sottraendolo di fatto dall’influenza dei governi di turno».

Il segretario generale ha anche evidenziato il percorso comune seguito con i vertici uscenti dell’Usigrai «nel difendere il ruolo dell’informazione e di chi fa informazione in un Paese in cui l’informazione si cerca di spingerla sempre più verso i margini» e rivendicato il lavoro fatto dai rappresentanti dei giornalisti del servizio pubblico con gli accordi per il “giusto contratto” e per i concorsi nelle sedi regionali della Rai: «Un modo intelligente di affrontare un tema che non può più essere messo da parte: quello della dignità del lavoro, del contrasto del precariato, dell’inclusione nel perimetro delle garanzie, tutele e diritti».

Infine, una riflessione sul titolo dato al Congresso: “Parole che resistono”, che «sono anche valori che devono resistere: i valori della Costituzione antifascista e antirazzista, della solidarietà, dell’inclusione e dell’uguaglianza. Valori – ha concluso Lorusso – che hanno guidato e continueranno a guidare l’azione del sindacato. Valori ai quali resteremo fedeli: pure invecchiando non cambieremo idea».

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Manovra, Fnsi: ‘Passo in avanti per Inpgi, niente per l’occupazione’

“La soluzione ipotizzata dal governo per affrontare la crisi dell’Inpgi è un passo in avanti importante, ma non definitivo, verso il riordino del settore. La preferenza dell’esecutivo per una delle due soluzioni elaborate dal tavolo tecnico, anche grazie al lavoro fondamentale dei vertici dell’Inpgi, sgombra il campo dall’ipotesi di commissariamento e liquidazione dell’Istituto, che infatti non scomparirà”. Lo afferma, in una nota, Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi.

“Se la salvaguardia delle prestazioni presenti e future rappresenta un risultato di cui dare atto al governo, che non ha ceduto alle pressioni per soluzioni che avrebbero penalizzato i giornalisti e cancellato l’Inpgi – osserva Lorusso – non lo stesso può dirsi per gli interventi ipotizzati nello schema di legge di Stabilità per sostenere il settore. L’istituzione di un fondo per l’editoria, per il quale si prevede lo stanziamento di 230 milioni in due esercizi di bilancio, è una notizia positiva soltanto a metà. Manca completamente, infatti, il riferimento alla tutela e al rilancio del lavoro giornalistico, considerato che, stando alla bozza della norma, l’occupazione da sostenere sarebbe quella di non meglio identificati ‘giovani professionisti qualificati nel settore dei nuovi media’. Un’impostazione inaccettabile che dovrà essere rivista. È impensabile finanziare con risorse pubbliche gli investimenti e la transizione al digitale delle imprese dei media senza prestare attenzione al lavoro dei giornalisti, sempre più precario e calpestato nei diritti fondamentali. Per questa ragione, la Fnsi continua a chiedere la creazione di un tavolo permanente per l’editoria fra governo e parti sociali per affrontare compiutamente le criticità del settore e individuare politiche di rilancio dell’occupazione giornalistica e del mercato”.

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Lorusso: ‘Precariato, aggressioni, querele: Governo e parlamento vogliono informazione debole’

Intervenendo al corso di formazione su “I nuovi fronti di attacco alla libertà di stampa” organizzato da Articolo21 nella sede del sindacato, il segretario generale della Fnsi ha posto l’accento sulle sfide che la politica «non può non affrontare per garantire ai cittadini il diritto di conoscere». Giulietti: «Se non arrivano risposte sarà necessario convocare davanti ai palazzi delle istituzioni croniste e cronisti sotto scorta».

«L’informazione è sotto attacco, in Italia e non solo. Ma se le istituzioni europee si stanno muovendo per contrastare querele bavaglio e minacce ai cronisti, nel nostro Paese governo e parlamento non sembra vogliano farsi carico delle criticità che attanagliano un settore, quello dell’editoria, vitale per la democrazia. È facile esprimere solidarietà dopo un episodio di minacce o una querela temeraria, noi invece riteniamo sia necessario intervenire prima, con provvedimenti concreti a tutela del diritto dei giornalisti di svolgere il proprio lavoro e di quello dei cittadini ad essere informati». Così Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi, intervenendo al seminario su “I nuovi fronti di attacco alla libertà di stampa” organizzato da Articolo21 nella sede del sindacato.

«In Italia – ha aggiunto – il fenomeno più visibile è quello delle minacce e delle aggressioni fisiche, che la pandemia ha esacerbato aprendo le piazze a nazifascisti e negazionisti. Ma non meno pericoloso è il fenomeno delle querele bavaglio, problema che da anni portiamo all’attenzione del parlamento, dove ancora giacciono i provvedimenti annunciati». Così come, ha incalzato Lorusso, «da anni è in corso un sistematico attacco alle fonti».

Senza dimenticare le condizioni di fondo in cui i giornalisti sono costretti a operare: un mercato del lavoro dove il precariato dilagante è un altro fronte di attacco all’informazione. «Giornali e siti di notizie sono sempre più “appaltati” a colleghi precari costretti a lavorare senza tutele e per pochi spiccioli. A scapito della qualità dell’informazione. Questo è un problema che non può riguardare solo il sindacato dei giornalisti, ma deve riguardare governo e parlamento: è un problema di democrazia», ha rilevato il segretario Fnsi.

E ancora: le fake news, lo strapotere dei giganti del web, gli attacchi in rete. E il nodo Ordine. «Serve un Ordine – ha ammonito – che faccia rispettare le regole della professione, che imponga il rispetto dei doveri, perché i giornalisti non hanno solo diritti. Bisogna far capire all’opinione pubblica e alla politica che il giornalista che sbaglia non può restare impunito. Gli errori dei colleghi danneggiano l’intera categoria».

A fronte di tutto ciò, «la politica volge l’attenzione solo a commissariare l’istituto di previdenza. Commissariare l’Inpgi – ha concluso Lorusso – significherebbe commissariare l’informazione e noi questo non possiamo permetterlo. La situazione dell’Inpgi è la conseguenza delle condizioni del mercato dell’editoria e del lavoro. È questo il tema da affrontare. Chi ha il potere di fare le regole dica chiaramente: crede che l’informazione italiana vada lasciata morire lentamente? Non possiamo permetterlo. Esiste nella politica italiana chi vuole affrontare i nodi dell’articolo 21 della costituzione? Noi siamo pronti al confronto».

Fra i relatori del corso di formazione anche Giovanni Tizian, del Domani, che si è soffermato sulle azioni temerarie “preventive” come metodo per impedire la divulgazione di inchieste; l’avvocato Giulio Vasaturo; Graziella Di Mambro, del direttivo di Articolo21; Paola Spadari, presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio; il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti.

«Querele bavaglio, fonti violate, iniquo compenso ai precari, minacce ai cronisti – ha snocciolato Giulietti –, a fronte di tutto questo assistiamo al silenzio delle istituzioni. Il sindacato c’è, è pronto a fare la sua parte. Se ci sarà richiesto ci costituiremo parte civile nei processi contro chi minaccia cronisti e giornali. Siamo già scesi in piazza per denunciare i rischi per l’informazione. Se non ci saranno provvedimenti urgenti sarà necessario convocare davanti ai palazzi delle istituzioni croniste e cronisti sotto scorta, minacciati, aggrediti mentre svolgono il loro lavoro e alzare il livello dello scontro per ottenere risposte concrete».

Fonte: FNSI

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‘Governo e Parlamento non lascino morire l’informazione italiana’

Una lettera-appello pubblicata sui principali quotidiani per sensibilizzare opinione pubblica e istituzioni sui problemi che attanagliano il settore e chiedere a Governo e Parlamento di «non lasciar morire l’informazione italiana». 

Dopo le ripetute richieste di intervento, le denunce pubbliche, le manifestazioni in piazza, la proclamazione dello stato di agitazione da parte del Consiglio nazionale, la mobilitazione della Fnsi arriva anche sulle pagine dei giornali.

«Il diritto dei cittadini a essere informati è sotto attacco», si legge nell’annuncio stampa. «I giornalisti – incalza il sindacato – sono nel mirino di organizzazioni criminale e neofasciste. Vengono quotidianamente intimiditi, minacciati, picchiati per via del loro lavoro. Una crisi senza precedenti mette in ginocchio il settore dell’editoria. L’occupazione è sempre più precaria. Migliaia di giornalisti sono costretti a lavorare senza diritti, senza tutele e con retribuzioni indegne di un Paese civile».

Quindi l’affondo: «Governo e Parlamento dimenticano l’articolo 21 della Costituzione. Non vogliono fermare le querele bavaglio. Non vogliono norme per l’equo compenso e per contrastare il precariato».

E poi il “nodo” Inpgi. «Lasciar affondare l’Istituto di previdenza dei giornalisti italiani significa dare il via allo smantellamento progressivo dell’autonomia e del pluralismo dell’informazione, pilastro di ogni democrazia. Governo e Parlamento – l’appello della Fnsi – non lascino morire l’informazione italiana».