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50 anni del Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige

Mercoledì 28 settembre, una giornata dedicata alla “Crisi dell’informazione al tempo delle fake news: sviluppo, difficoltà e compiti della professione giornalistica in occasione della ricorrenza per la costituzione dei 50 anni del Sindacato Giornalisti del Trentino Alto Adige artefice della convivenza (1972-2022) al NoiTechpark di Bolzano. Un seminario organizzato insieme al Sindacato giornalisti del Veneto e con la facoltà di Economia della Libera Università di Bolzano accreditato per ottenere i crediti formativi (in questo caso deontologici) richiesti per chi svolge la professione giornalistica, mai come oggi, in crisi per la sua stessa sopravvivenza. Erano presenti Raffaele Lorusso segretario generale della Federazione nazionale della stampa, Carlo Bartoli presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Giancarlo Tartaglia segretario generale della Fondazione Murialdi, Elisabeth Mair presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige, Monica Andolfatto segretaria del Sindacato giornalisti del Veneto, Diana Benedetti presidente dell’Assostampa di Bolzano, Patrick Rina e Lorenzo Basso vicesegretari del Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige-Südtirol, Heinrich Pertner tesoriere e membro del direttivo del sindacato regionale.

Il dibattito si è aperto con l’intervento da parte di Toni Visentini, editorialista del Corriere dell’Alto Adige e già segretario del Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige: «Oggi festeggiamo i 50 anni del nostro sindacato che sono anche gli stessi anni della mia carriera che svolgo e dove ho potuto fare incontri ed esperienze umane meravigliose. Il nostro sindacato è un unicum come organizzazione regionale che comprende le due provincie di Trento e Bolzano, frutto di scelte intelligenti e di un continuo dialogo reciproco con tutti gli organismi di categoria, Casagit, Ordine, Inpgi, che portiamo ad esempio con orgoglio. Penso ai rapporti e compiti sindacali, al costo del lavoro ma anche al monopolio editoriale che si è verificato in Trentino Alto Adige, dove sussiste una forte contraddizione imbarazzante che per onestà intellettuale va segnalato.
Il quotidiano Alto Adige storico giornale degli italiani è stato acquistato dal principale quotidiano di lingua tedesca che da sempre è stato il concorrente più forte. Oltre a questo è stato acquisito il Trentino, per poi essere chiuso, oltre all’Adige. In tutto questo non c’è stata nessuna reazione politica, culturale, economica, intellettuale. Questa vicenda ha avuto una posizione dominante anche in campo politico dopo la chiusura del Trentino. Ora plaudiamo alla decisione di un gruppo di imprenditori trentini che ha dato vita al nuovo quotidiano “Il T” che ridà fiato allo spirito del lavoro giornalistico e il nostro sindacato è la cerniera di tutti gli organismi. Il sindacato non può stare in piedi se non ha le persone che lo sostengono».

Giancarlo Tartaglia ha illustrato la genesi del sindacato del Trentino Alto Adige con una sorta di lectio magistralis spiegandone le vicende storiche che si sono susseguite in una terra di confine particolare come è quella dell’Alto Adige: «Artefice della convivenza, la storia del sindacato risale ai primi dell’Ottocento precedente alla prima guerra mondiale. La regione Trentino Alto Adige è sempre stata ricca di giornali, di informazione e ai tempi dell’impero austroungarico era un territorio ad alfabetizzazione, quando, invece, nel resto d’Italia il tasso dell’analfabetizzazione arrivava al 70 per cento. Il giornale Alto Adige era espressione del movimento liberale e a Trento c’era il Popolo diretto da Cesare Battisti che poi diventerà Il Trentino. In città arrivava anche la stampa nazionale con il Piccolo di Trieste, il Gazzettino di Venezia, il Corriere della Sera, in una regione di 200mila abitanti».

Tartaglia ha poi affrontato le cause storiche che hanno determinato scelte nel settore dell’informazione scaturite da decisioni politiche: «L’irredentismo si era affievolito in Trentino quando si costituisce la Triplice Alleanza. A Trento arriva Benito Mussolini con l’incarico di segretario della Camera del Lavoro, un funzionario socialista. Dopo 9 mesi verrà allontanato dal Trentino come persona sgradita. Mussolini scriverà un articolo sulla Voce di Prezzolini spiegando che il popolo trentino non poteva essere rivoluzionario e quando scoppia la prima guerra mondiale riprende forza. Cesare Battisti nel 1914 chiude il Popolo e in seguito per aver scelto di stare da parte dell’Italia verrà processato e impiccato. Alcide Degasperi era il referente del Partito Popolare e direttore del giornale del Trentino, quando fu costretto a pubblicare gli editti dell’impero austroungarico decide di chiudere il giornale. Con l’avvento del fascismo e la repressione verrà attuata nei confronti dei giornali tedeschi. Solo nel 1922 con la tutela della stampa cattolica anche i media tedeschi vengono riabilitati.

L’evoluzione storica produrrà il processo inverso attuato dal fascismo – ha proseguito Tartaglia – con la deitalizzazione in Alto Adige. Nel 1925 il fascismo aveva conquistato la Federazione nazionale della stampa e solo nel 1943 la Fnsi si riprenderà il suo ruolo che si rifà all’articolo 21 della Costituzione. Vengono ricostituite le associazioni di Trento e Bolzano che si associano al sindacato giornalisti del Veneto. Nel 1952 si svolge il Congresso nazionale del sindacato a Merano. La scelta di tenerlo nella città altoatesina si rifà all’accordo Degasperi – Gruber e si terrà alla presenza del presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Il presidente della Fnsi era Vittorio Emanuele Orlando e viene costituito il parlamentino dei giornalisti. Viene discussa la riforma della legge sulla stampa, del diritto di cronaca, della responsabilità penale del direttore e della creazione dell’istituto di rettifica che doveva evitare il rischio della querela. La nascita del sindacato permette la possibilità di avere dei diritti sindacali, del processo di democratizzazione e la nascita dei comitati di redazione e il potere esercitato nei confronti del potere dei direttori. La Fnsi tornerà in Alto Adige per il 13esimo congresso a Bolzano con Piero Agostini storico segretario del sindacato giornalisti che diventerà presidente della Federazione nazionale della stampa. Agostini parlerà in quell’occasione di libertà di informazione e della difesa da una pesante oscura minaccia per l’assimilazione degli organi di stampa più deboli e diminuzione delle voci».

Diana Benedetti ha sottolineato quanto accaduto in questi anni: «Un periodo molto pesante quello che abbiamo vissuto durante la pandemia per la nostra categoria, e non solo, dove la nostra professione è stata contestata, aggredita verbalmente e fisicamente e questo a causa anche dei social che sono diventati il mezzo dove diffondere la presunta verità delle notizie e non uno strumento dove valutare con attenzione le informazioni che vengono diffuse. Auspico anche che il nuovo quotidiano “Il T” possa avere sostegno nell’ampliare l’informazione e il mio augurio che ottenga successo per la nuova impresa editoriale».

Elisabeth Mair ha ricordato i giornalisti uccisi per aver svolto il loro lavoro in zone di guerra, come sta accadendo in Ucraina, i 15 colleghi arrestati in Iran e non ultima la vicenda di Julian Assange che rappresenta tutti i giornalisti a cui viene tolta la libertà di informare. Dobbiamo continuare ad avere una voce unica anche per fermare la riforma voluta dalla ministra Marta Cartabia che impedisce ai giornalisti di informare e ai lettori di essere informati». Carlo Bartoli ha ricordato il presente storico: «Veniamo da un’epoca di ostilità nei nostri confronti e ci troviamo a riproporre delle proposte che risalgano a 15 /20 anni fa come quella del Giurì dell’informazione. Ci dobbiamo confrontare con problemi irrisolti, la sopravvivenza della categoria scambiata per casta, dinamiche che determinano le funzioni per lo sviluppo della nostra società. Si perde il valore della democrazia in questo senso. Cito due leggi del 1948 e 1963 con la legge istitutiva della stampa dove è necessario affrontare le modalità di esercizi rispetto alle leggi costitutive del passato».

Bartoli ha partecipato alla tavola rotonda “Crisi dell’informazione al tempo delle fake news: sviluppo, difficoltà e compiti della professione giornalistica: le prospettive future” a cui hanno partecipato il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, Raffaele Lorusso, Monica Andolfatto, Verena Pliger, direttore del settimanale FF Bolzano, Luca Barbieri, giornalista, esperto di innovazione, Laura Silvia Battaglia, direttrice testate giornalistiche Master Giornalismo Università Cattolica Sacro Cuore Milano, Federico Boffa, economista Libera Università Bolzano (con la moderazione di Patrick Rina) nel dibattito “Crisi dell’informazione al tempo delle fake news: sviluppo, difficoltà e compiti della professione giornalistica: le prospettive future”: «Nel 2018 i social avevano aderito ad un protocollo per le buone pratiche nel veicolare informazioni, ma ad oggi di questo impegno non c’è traccia. Al contrario in rete circola l’odio».

Rocco Cerone nel sintetizzare gli interventi ha ribadito come sia importante «il lavoro di squadra nel consiglio direttivo dove sono presenti tutti gli organismi di categoria. Il nodo è quello del lavoro precario e gli editori non hanno voluto abolire i co.co.co, la vera piaga del lavoro giornalistico». Rispondendo alle sollecitazioni del presidente Kompatscher, il segretario del sindacato regionale ha citato quanto è stato deciso dal governo canadese: «Lo stato del Canada ha investito mezzo miliardo di dollari nel settore dell’informazione che viene riconosciuto come bene pubblico. Così dovrebbe fare anche l’Italia dove se finanzi il settore automobilistico anche quello dell’informazione dovrebbe essere sostenuto e finanziato per incentivare una buona informazione. Riconosco anche come l’Agenzia di stampa e comunicazione della Provincia di Bolzano svolge un ottimo lavoro nei confronti della comunità».

Monica Andolfatto ha spiegato la realtà del lavoro giornalistico che conosce bene in Veneto: «Anche nella nostra regione sussiste il problema della ricerca di nuovi giornalisti perché la nostra professione ha perso attrattiva e lo sfruttamento nelle redazioni è tale che vengono impiegati al desk e non come veri giornalisti. Questo non permette di crescere nelle aziende giornalistiche mentre dovresti continuare ad aggiornarti e formarti. La complessità del mondo è tale che non puoi fermarti, perdi il confronto e la possibilità di crescita per verificare le notizie. La sostenibilità economica non è la stessa rispetto ad altri settori economici».

La lunga relazione del segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso ha chiuso la prima parte dell’intensa giornata di dibattito molto partecipato, con la presenza di una platea di giornalisti: «Il problema grave è rappresentato dal pluralismo perché non si può più tollerare che in questa regione (Trentino Alto Adige, ndr) ci sia chi si comporta da padrone dell’informazione. Un editore della Regione che attua iniziative invasive per impedire la nascita di nuove voci e impedire la libera informazione, dopo la chiusura del Trentino, fatta con modalità che ha poco uguali in tutta Italia. Non ci si può comportare in questo modo. Il tema delle concentrazioni va affrontato. Un problema che non ha impedito al sindacato di continuare le sue battaglie. Il Trentino Alto Adige era una delle poche regioni che non faceva vertenze e in questa vicenda ci si aspettava maggiore attenzione da parte delle istituzioni. Ci volevano dei tavoli di confronto per tutelare l’occupazione, un settore vitale per la democrazia. Il problema dell’informazione non viene affrontata e non vengono attuati nessun tipo di intervento strutturale. Servirebbe uno spirito simile a quello del passaggio dal piombo alla fusione a freddo che accompagnò la trasformazione. Gli editori sono la nostra controparte, mentre si sono sono dedicati solo all’immediato senza porsi il problema di carattere strutturale, di sistema, il quale è entrato in crisi. Noi non abbiamo governi amici o nemici – ha proseguito Lorusso – ma governi che vogliano parlare dei fatti che ci interessano e che a tutt’oggi non sono stati o sono risultati insufficienti, trattati. Non si può più accettare il precariato che segna l’esistenza di tutte le generazioni a venire. I diritti civili si usano per non parlare delle conquiste che stiamo perdendo. Ci hanno raccontato che in questo paese bisognava essere più flessibili. Le retribuzioni sono basse e bisogna aggiornare l’accesso alla professione ma attenzione a non creare nuovi disoccupati. Ci sono 110mila iscritti all’Ordine che esercita la professione ma meno della metà esercita. Gli elenchi dei pubblicisti che coincidono praticamente con gli elenchi anagrafici. Aumentano gli iscritti in assenza di richiesta del mercato e si perde il valore della professione giornalistica. Inviare i colleghi all’esame per diventare professionisti con retribuzioni di poche centinaia di euro significa fare il gioco degli editori, Così facendo certifichiamo che sono legittimati a lavorare con pochi euro, Non si può offrire lavoro gratis». Il segretario Lorusso ha concluso ricordando che non «c’è solo il diritto di cronaca ma che è stato introdotto il divieto della libertà di espressione che colpisce i magistrati. C’è la volontà di tenere la stampa in un angolo. Mi riferisco alle liti temerarie, alle querele bavaglio. Il problema della tutela dell’informazione come precondizione della tutela dell’informazione, ma anche la nostra categoria ha delle responsabilità . L’informazione si è allontanata dai problemi reali della gente. Dobbiamo riflettere su un’informazione che si rivolge ai palazzi del potere politico e non va in mezzo alla gente. Dobbiamo farci un’esame di coscienza». Al dibattito “Crisi dell’informazione al tempo delle fake news: sviluppo, difficoltà e compiti della professione giornalistica: le prospettive future” , il presidente Arno Kompatscher ha spiegato che «non c’è più credibilità dell’informazione con l’avvento dei social. Le fake news sono veloci, si vendono meglio e il rischio è quello che vengano rincorse anche da parte di chi vuole fare una buona informazione. Il rischio è che a correrci dietro sia anche la politica.

Non c’è nessuna sanzione per chi le diffonde. Chi ha voluto la Brexit ha causato una situazione in cui sono state dette molte informazioni false e non ci sono state conseguenze». Alla domanda di Patrick Rina che moderava il dibattito di come si sente in veste di lettore, il presidente Kompatscher ha spiegato di essere di parte «perché non posso avere un giudizio oggettivo. Vedo circolare notizie su internet e una frenesia informativa. Sussiste il problema dei media tradizionali che rincorrono i social».

Nel corso dell’assemblea sono state consegnate delle targhe di onorifecenza alla segretaria del Sindacato Giornalisti del Trentino Alto Adige Carmen Amadori e al tesoriere Heinrich Pertner per la dedizione al lavoro svolto nell’arco dei 50 ani di vita del Sindacato.

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Chiusura estiva uffici Sindacato, Inpgi e Casagit

L’ufficio del Sindacato regionale dei giornalisti, dell’INPGI e della CASAGIT resterà chiuso per ferie da lunedì 8 agosto a sabato 20 agosto 2022.

Die Büros der Journalistengewerkschaft, des INPGI und der CASAGIT bleiben vom Montag, 8. August bis Samstag, August 2022 wegen Ferien geschlossen.

(Foto di Tamás Juhász da Pixabay)

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Lorusso a Trento: ‘Esiste la democrazia se esiste un’informazione libera’

Lavoro giornalistico, Lorusso a Trento: «Esiste la democrazia se esiste un’informazione libera» Intervenendo al convegno ‘Pensare al futuro’, organizzato dall’Ucsi regionale, il segretario generale Fnsi è tornato sulle criticità che attanagliano il settore. «Difficile chiedere a un giornalista precario di consumare le suole delle scarpe per illuminare le periferie del mondo se non ha nemmeno i soldi per potersi comprare le scarpe», ha rilevato.

“Riportare il lavoro al centro dell’interesse sociale e dell’agenda politica e con esso la dignità di chi lavora” E’ quanto ha ribadito stamani il segretario della FNSI Raffaele Lorusso intervenendo a Trento al corso di aggiornamento per giornalisti promosso dal’UCSI del Trentino Alto Adige: “ Ascoltare discernere comunicare. Un nuovo stile di fare informazione”.
Ciò vale anche per il mondo del giornalismo, caratterizzato da una pesante crisi, non solo editoriale (ogni anno la carta stampata perde il 10% della sua diffusione) , ma anche delle dinamiche che regolano i rapporti di lavoro: precariato in primo luogo.
Un tema ripreso anche dal presidente nazionale dell’UCSI Vincenzo Varagona che non ha nascosto il timore di un rischio drammatico per il futuro dell’informazione in Italia a causa della diffusione del precariato e della progressiva mancanza di pluralismo.

L’incontro, moderato dal presidente dell’UCSI del Trentino Alto Adige, Giustino Basso e svoltosi alla vigilia della giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che quest’anno ha per tema “Ascoltare con l’orecchio del cuore”, si è sviluppato attraverso tre interventi.
Il primo di Vincenzo Varagona che ha sottolineato come dopo i verbi Vieni e Vedi dello scorso messaggio del Pontefice, l’ascolto rappresenta l’altra grande virtù per fare un buon giornalismo.
Il secondo di Alberto Laggia, inviato di Famiglia Cristiana che ,ha affrontando il delicato tema dell’informazione come testimonianza, ha messo in evidenza l’importanza dell’ascolto di più fonti con umiltà e facendosi prossimo senza fermarsi alla “prima osteria” al fine di offrire un’informazione solida, equilibrata e completa
I lavori sono stati conclusi dall’intervento del segretario della Fnsi Raffaele Lorusso che parlando di crisi dell’editoria e comunicazione omologata , è ritornato sul tema della dignità lavoro più volte sottolineato negli interventi di papa Francesco.
“Le sfide che ci aspettano, tra cui l’innovazione- ha affermato Lorusso- vanno affrontate in termini di politiche del lavoro, perché ora i giornalisti vivono nel ricatto di dover informare senza aver riconosciuti i propri diritti di lavoratori, in una situazione simile a quella di tante altre categorie di lavoratori, come i rider. Forse è bene ricordare che esiste una democrazia e dei diritti sociali e civili perché esiste un’informazione libera e pluralista, non perché è il contrario”,

All’incontro è intervenuto anche il segretario del sindaco dei giornalisti del trentino alto Adige Rocco Cerone, che ha auspicato, su alcune tematiche, uno stretto collegamento fra UCSI e sindaco giornalisti.

In apertura, è stata data lettura di un messaggio di saluto dall’arcivescovo di Trento, Lauro Tisi impossibilitato ad intervenire all’incontro perché trattenuto a Roma alla Conferenza Episcopale.

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Verso un nuovo quotidiano in Trentino, gli auguri di Sjg e FNSI

«Nonostante la crisi che attanaglia il mondo dell’editoria c’è fame di informazione», rileva il segretario Rocco Cerone, che auspica «l’assunzione nella nuova iniziativa di parte dei cento colleghi precari censiti in provincia di Trento, fra cui anche i cassaintegrati del Trentino».

«Auguri di buon lavoro» al nuovo giornale quotidiano, su carta e online, in edicola dal 1° novembre 2022, presentato martedì 24 maggio a Trento. A formularli è il segretario del sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige, Rocco Cerone, anche a nome del segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso e della presidente di Assostampa Trento, Patrizia Belli.

«Nonostante la crisi che sta attanagliando il mondo dell’editoria c’è fame e sete di informazione di prossimità, certificata e di qualità», sottolinea in una nota Cerone, che auspica «l’assunzione di parte dei cento colleghi precari censiti in provincia di Trento nella nuova iniziativa editoriale, tra cui anche i cassaintegrati del Trentino».

Il nuovo quotidiano, il cui nome resta ancora avvolto nel mistero, è un progetto no profit che vede in prima linea una Fondazione i cui soci fondatori sono le principali organizzazioni imprenditoriali del Trentino: Confindustria Trento, Federazione Trentina della Cooperazione (promotori), Associazione Artigiani, Associazione Albergatori, Ance Trento. La società editoriale sarà una srl di proprietà al 100% della Fondazione Synthesis.

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Il giornalista pubblico in Trentino A.Adige, corso di formazione Fnsi

Si è svolto mercoledì 18 maggio 2022 nella sala Walter Tobagi della Fnsi il corso di formazione su “Il profilo del giornalista pubblico nella Provincia Autonoma di Trento, Regione Trentino Alto Adige, Camere di Commercio di Trento e Bolzano e nella Provincia Autonoma di Bolzano in raffronto con la normativa nazionale, smart working e lavoro da remoto”.

Decine di giornalisti collegati da remoto hanno potuto approfondire il tema e rivolgere domande ai relatori: Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi; Rocco Cerone, segretario del Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige; Alessandra Costante, vicesegretaria Fnsi con delega agli uffici stampa; Tommaso Daquanno, direttore della Fnsi e l’avvocato Bruno Del Vecchio.

Dopo un excursus che dalla legge 150 del 2000 ha portato, nell’ambito di un serrato confronto con l’Aran, alla rinnovata figura del giornalista della pubblica amministrazione, durante l’evento formativo si sono affrontate le specificità dei contratti sottoscritti negli enti locali della regione a statuto speciale.

Dato l’interesse riscosso dal corso, organizzato con il supporto degli uffici del Sindacato giornalisti Veneto, è già in programma una replica: il 14 luglio a Trento in modalità ibrida, in presenza e da remoto.

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‘Professione precario’: un seminario ad Aosta

«L’unica strada per tutelare la qualità dell’informazione passa dall’inclusione contrattuale dei finti giornalisti autonomi», è stato detto durante l’incontro cui hanno partecipato, fra gli altri, Mattia Motta, segretario generale aggiunto Fnsi e presidente Clan; Lorenzo Basso (Giunta Fnsi); Massimiliano Salvo (Coordinamento precari Repubblica e componente Clan-Fnsi) e Nicola Chiarini, consigliere generale Inpgi.

Una tempesta perfetta da cui si esce «con una rinnovata coesione della comunità giornalistica, con l’inclusione contrattuale di quei colleghi formalmente autonomi, in realtà precari, senza diritti e con retribuzioni sotto la soglia minima di dignità e con un equo compenso a tutela dei veri freelance».

Questo il messaggio lanciato dal corso ” Professione precario: il giornalismo ha un futuro di soli freelance e collaboratori?” andato in scena ad Aosta venerdì 6 maggio, organizzato dall’Ordine dei giornalisti della Valle d’Aosta in collaborazione con l’Associazione Stampa Valdostana, con il segretario generale aggiunto Fnsi e presidente Clan Mattia Motta; Lorenzo Basso della Giunta esecutiva Fnsi; Massimiliano Salvo, del Coordinamento precari Repubblica e componente Clan-Fnsi e Nicola Chiarini, consigliere generale Inpgi.

Dopo i saluti di benvenuto del presidente dell’Ordine della Valle d’Aosta, Roberto Moranduzzo, e dell’Asva, Daniele Mammoliti, moderati da Alessandro Mano del direttivo dell’Asva, i relatori si sono confrontati sulle criticità del settore rispetto al mondo del lavoro autonomo. «L’unica strada per tutelare la qualità dell’informazione passa dall’inclusione contrattuale dei finti giornalisti autonomi che oggi rappresentano i due terzi dei colleghi attivi», è stato detto.

Stati di crisi e prepensionamenti hanno svuotato le redazioni, aumentando la pressione e i ritmi di lavoro, a questo si aggiunga un precariato dilagante, l’aumento di minacce e intimidazioni, l’assenza di una norma su equo compenso ed ecco che la tempesta perfetta è servita.

«Da questa china si può risalire tramite l’organizzazione sistematica dei freelance nel sindacato, con una rinnovata vertenzialità e con una mobilitazione nazionale sulla dignità del lavoro» ha detto Motta.

«Occorre una rinnovata rappresentanza dei giornalisti autonomi, sul modello del contratto Anso-Fisc», ha ricordato Basso, mentre Salvo ha ripercorso le tappe che hanno portato ad organizzare i colleghi precari di Repubblica.

Il futuro dell’Inpgi 2, ha detto Chiarini, «passa dall’allargamento del welfare e dalla recente conferma dell’assicurazione sanitaria Casagit Win per gli autonomi con redditi medio bassi».

Carta di Firenze, nuove frontiere del mercato dell’editoria, vertenze individuali e collettive e contratto di lavoro al centro del momento di formazione.

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Sjg: il Comune di Bolzano assume funzionari al posto dei giornalisti

«Netta opposizione del sindacato dei giornalisti alla conferma della decisione del Comune di Bolzano di smantellare l’ufficio stampa che nel corso degli anni ha visto lavorare quattro giornalisti, ridotti ad uno, e di assumere al posto dei professionisti dell’informazione un funzionario amministrativo». Lo afferma una nota congiunta di Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige Journalisten Gewerkschaft, Assostampa Alto Adige, Gruppo Uffici Stampa del Trentino Alto Adige, d’intesa con la Fnsi.

«Il sindaco-giornalista Renzo Caramaschi – prosegue la nota – si è assunto la gravissima responsabilità dell’impoverimento della fondamentale funzione informativa della cittadinanza. Poiché se è vero che un giornalista iscritto all’albo è in grado, avendo un bagaglio di regole deontologiche da rispettare, di veicolare correttamente le informazioni sulle piattaforme social, ciò non può valere al contrario. Nel senso che un funzionario amministrativo, anche se addetto esclusivamente a gestire la pagina social del Comune, non potrà elaborare notizie giornalistiche ove ne emergesse la necessità».

Inoltre, incalzano i rappresentanti dei giornalisti, «tenuto conto che la Provincia Autonoma di Bolzano dispone di uno strumento contrattuale all’avanguardia in Italia con 4 profili professionali (laureati magistrali, triennali, diplomati e praticanti) che consentono all’amministrazione comunale, in un’ottica di buona gestione delle spese, di scegliere su misura la professionalità digitale confacente alle proprie esigenze, assumere un non giornalista per gestire i profili social del Comune di Bolzano non è il modo migliore per investire le risorse pubbliche. Su questo vigilerà con la massima attenzione il sindacato dei giornalisti» che, conclude la nota, «si riserva infine di denunciare per esercizio abusivo della professione giornalistica chi venisse incaricato di svolgere attività giornalistica non iscritto all’Albo dei giornalisti».

Immagine: comune.bolzano.it

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Il Sjg incontra il presidente della Provincia di Bolzano Kompatscher

Il Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige/Journalisten Gewerkschaft ha incontrato oggi pomeriggio a Palazzo Widman il Landeshauptmann Arno Kompatscher. Il segretario Rocco Cerone ed il vicesegretario Patrick Rina hanno espresso soddisfazione per le intese di ottobre 2021 e marzo 2022 che hanno reso possibile l’approvazione del contratto del profilo del giornalista pubblico della Provincia Autonoma di Bolzano prima in giunta poi in consiglio provinciale, favorendo la creazione di nuova occupazione giornalistica.

Nell’occasione – informa una nota del sindacato dei giornalisti – hanno invitato il presidente della Provincia autonoma di Bolzano a partecipare alla tavola rotonda per il 50° di fondazione del Sindacato dei giornalisti dal titolo “Crisi dell’informazione al tempo delle fake news. Sviluppo e cambiamento della professione sempre più precarizzata. Difficoltà e compiti del lavoro giornalistico.

Il cinquantesimo coincide con il mezzo secolo dello Statuto di Autonomia.Il tema costituirà il prologo della manifestazione con un intervento dello storico e ricercatore dll’EURAC Hannes Obermair.Interverranno inoltre il segretario FNSI Raffaele Lorusso, il prof. Antonio Nicita della Sapienza di Roma, Laura Silvia Battaglia, coordinatrice del Master di Giornalismo della Cattolica di Milano, Luca Barbieri di Blum.vision, il prof. Federico Boffa della LUB.Il focus si svolgerà al NoiTechpark mercoledì 28 settembre alle 15 in collaborazione con la Facoltà di economia della Libera università di Bolzano.

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Il Comune di Bolzano assumerà un secondo giornalista tedesco

Un secondo giornalista tedesco sarà assunto all’ufficio stampa del Comune di Bolzano, mancante dal 2019 con il pensionamento di una collega sudtirolese. L’impegno formale è stato assunto oggi dal direttore del personale Johann Neumair nel corso di un incontro richiesto dal Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige/Journalisten Gewerkschaft, che si era opposto alla delibera 113-2022 di smantellamento dell’ufficio stampa comunale, che contava due posti a tempo pieno e due a tempo parziale.

Nel corso della riunione, il segretario Rocco Cerone ed il vicesegretario Patrick Rina hanno chiarito alla rappresentanza comunale (assessore Angelo Gennaccaro, dirigenti Johann Neumair, Maria Christina Obkircher, Danila Sartori) che la terza persona che l’amministrazione comunale ha intenzione di assumere per seguire l’attività digitale non può che essere un giornalista e non un/una “funzionario/a amministrativo/a con diploma di laurea almeno triennale in 7A Ter qualifica funzionale”.

Ove ciò avvenisse, si materializzerebbe un gravissimo impoverimento della fondamentale funzione informativa della cittadinanza. Poichè – come chiarito nel corso della riunione odierna – se è vero che un giornalista iscritto all’albo è in grado, avendo un bagaglio di regole deontologiche da rispettare, di veicolare correttamente le informazioni sulle piattaforme social, ciò non può valere al contrario. Nel senso che un funzionario amministrativo, anche se addetto esclusivamente a gestire la pagina social del Comune, non potrà elaborare notizie giornalistiche ove ne emergesse la necessità.

Inoltre, tenuto conto che la Provincia autonoma di Bolzano dispone di uno strumento contrattuale all’avanguardia in Italia, con 4 profili professionali – laureati magistrali, triennali, diplomati e praticanti – che consentono all’amministrazione comunale, in un’ottica di buona gestione delle spese, di scegliere su misura la professionalità digitale confacente alle proprie esigenze, assumere un non giornalista per gestire i profili social del Comune di Bolzano non sarebbe il modo migliore per investire le risorse pubbliche e su questo il Sindacato dei giornalisti vigilerà con la massima attenzione. Sarebbe infatti un vero peccato non cogliere questa occasione per rivitalizzare l’attività di informazione e comunicazione moderna e bilingue sia attraverso i canali tradizionali che digitali da poterlo fare diventare laboratorio non solo locale ma nazionale.

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La Fnsi e una delegazione di precari dal ministro Orlando

Una delegazione di giornalisti precari di alcune testate è stata ricevuta martedì 19 aprile 2022 dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Accompagnati dalla Fnsi, hanno illustrato al ministro la situazione lavorativa di migliaia di giornalisti italiani, consegnandogli la petizione per la salvaguardia e la tutela del lavoro giornalistico, partita dalla Liguria ed estesa a tutta l’Italia.

La delegazione ha descritto le condizioni di lavoro con cui quotidianamente numerosi giornalisti precari devono fare i conti: assenza di diritti e tutele contrattuali e retribuzioni poco dignitose. Una situazione simile a quella di molti altri lavoratori italiani, che nel caso dell’informazione pone non soltanto un problema di dignità del lavoro e delle persone, ma anche e soprattutto di qualità della democrazia.

Un’informazione sempre più affidata a lavoratori non tutelati rischia, infatti, di diventare sempre meno autorevole e credibile, con gravi ripercussioni sulla qualità del dibattito pubblico e sulla tenuta delle istituzioni democratiche. Le aziende editoriali continuano a far ricorso ai pensionamenti anticipati dei giornalisti con il solo scopo di sostituire progressivamente il lavoro dipendente con il lavoro povero e non tutelato. Una situazione sempre più diffusa, come dimostra, per restare all’attualità, l’alto numero di giornalisti precari utilizzati per seguire la guerra in Ucraina, che assicurano i loro servizi a testate grandi e piccole.

Per questa ragione, i giornalisti precari hanno espresso l’auspicio che governo e parlamento possano intervenire con efficaci norme di contrasto, impedendo, per esempio, che forme di inquadramento diverse dal lavoro dipendente, come le collaborazioni coordinate e continuative, vengano largamente utilizzate dalle aziende editoriali per mascherare il lavoro subordinato privando i lavoratori dei diritti e delle tutele previste dalla legge e dal contratto nazionale di lavoro.

«Siamo grati al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, per l’attenzione che ha rivolto alla situazione lavorativa di numerosi giornalisti italiani – afferma Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi –. Le diseguaglianze sono diventate il tratto distintivo di questa epoca. Occorre trovare forme di contrasto della precarietà, una condizione inaccettabile che indebolisce la qualità dell’informazione e condanna una generazione di giornalisti e di lavoratori a non aver un futuro».