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PREVIDENZA E SALUTE

Inpgi2, prorogato fino al 2024 il programma di welfare con Casagit

Proroga fino al 31 dicembre 2024 per la copertura sanitaria integrativa offerta da Casagit in favore dei 3.200 giornalisti lavoratori autonomi iscritti all’Inpgi che già beneficiano della misura di welfare con rimborso economico del relativo onere a carico dell’Istituto di previdenza. Lo ha stabilito il Comitato amministratore della Gestione separata nella riunione di giovedì 21 aprile 2022.

L’iniziativa – sperimentale e per la durata di un triennio, a far data dal luglio 2019 – era stata avviata con lo scopo di incrementare l’offerta di prestazioni, rispetto alle tipiche tutele previdenziali, in favore degli iscritti alla Gestione separata dell’Istituto, introducendo nuovi strumenti di welfare.

«Lo stanziamento per il finanziamento del programma di assistenza sanitaria integrativa – si legge sul blog InpgiNotizie.it – era pari a 3 milioni di euro annui, per complessivi 9 milioni, ed era idoneo a coprire l’onere della quota di adesione volontaria fissata in 500 euro annui per coloro che avessero deciso di iscriversi alla Casagit. L’iniziativa ha riscosso un alto gradimento da parte dei destinatari, tanto che ad aderire al programma sono stati ben 3.200 giornalisti, rispetto ai 5.394 potenziali beneficiari, che rappresentano il 60 per cento degli aventi diritto».

Tenuto conto che alla data di scadenza del triennio di vigenza del programma non risulta esaurito l’intero stanziamento previsto, e che quindi sono disponibili risorse residue comunque vincolate alle medesime tutele e condizioni per le quali sono state impegnate, il Comitato amministratore ha dunque ritenuto utile continuare ad assicurare il rimborso delle quote di adesione dei colleghi che hanno aderito all’iniziativa varata dall’Inpgi.

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PREVIDENZA E SALUTE

Ex fissa, deliberato il pagamento della rata 2021

Come previsto dal regolamento in vigore, il Comitato di gestione del Fondo ha stabilito l’erogazione, entro il mese di dicembre, della quota di 3.000 euro relativa all’anno in corso a tutti i giornalisti che sono in attesa di percepire l’indennità.

Anche quest’anno – al pari di quanto avvenuto negli ultimi quattro anni – il Comitato di gestione del Fondo ex fissa ha stabilito l’erogazione, entro il mese di dicembre, del rateo di tremila euro lordi, relativo al 2021, così come previsto dal regolamento in vigore, ai circa 2.400 giornalisti in attesa di percepire l’indennità ex fissa.

Tra Fnsi ed Editori prosegue, inoltre, il confronto per individuare soluzioni condivise che possano accelerare la liquidazione di quanto dovuto ai giornalisti in attesa della prestazione.

Si ricorda, infatti, come confermato in più occasioni dalla magistratura in tutti i gradi di giudizio, che non esiste alcuna responsabilità dell’Inpgi nella gestione del Fondo né alcuna rivendicazione può essere promossa nei confronti della Fnsi, in quanto l’obbligo di alimentare il Fondo è esclusivamente in capo agli Editori. (T.d.)

Fonte: FNSI

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PREVIDENZA E SALUTE

Inpgi, conclusi i lavori della commissione tecnica per il riequilibro della gestione sostitutiva dell’Ago

Lo scorso 20 ottobre è giunta a termine l’attività della Commissione Tecnica incaricata di approfondire le misure di riforma volte al ripristino della sostenibilità economico-finanziaria della Gestione previdenziale dell’INPGI sostitutiva dell’assicurazione generale obbligatoria.

Tale Gestione, come è noto, presenta una situazione di squilibrio economico imputabile, in particolare, al perdurare nel tempo delle condizioni di crisi del settore editoriale e al processo di contrazione del lavoro giornalistico svolto in forma dipendente per effetto delle trasformazioni del mondo dell’informazione e, più in generale, dei modelli organizzativi del tessuto imprenditoriale che prediligono il ricorso al lavoro autonomo.

La Commissione – istituita dall’art. 67, comma 9-quinquies, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73 e di cui hanno fatto parte i rappresentanti della Presidenza del Consiglio, del Dipartimento per l’Editoria presso la stessa Presidenza del Consiglio, del Ministero del Lavoro, del Ministero dell’Economia e i vertici dell’INPGI – ha avviato i lavori il 7 settembre 2021 concentrandosi, in particolare, nell’analisi di due principali scenari di intervento, valutandone – oltre alle condizioni di fattibilità tecnica – i relativi impatti sui sistemi previdenziali e sulla finanza pubblica.

Il primo scenario è costituito dall’ipotesi di intervento sulla platea degli iscritti alla Gestione previdenziale dell’INPGI, prevedendo l’estensione della competenza assicurativa dell’Istituto anche a tutti i lavoratori occupati presso le aziende operanti nella “filiera” dell’informazione, a prescindere dall’iscrizione all’albo professionale dei giornalisti.

Sulla base di tale ipotesi verrebbero assicurati presso l’INPGI, oltre agli attuali iscritti, quei lavoratori che, a prescindere dalle mansioni svolte, prestano la loro attività presso le imprese editoriali e presso i relativi fornitori di contributi informativi e servizi amministrativi, individuati in base a parametri costituiti dai codici di classificazione ATECO e alle relative attività censite presso il Registro delle imprese.

Le elaborazioni e proiezioni statistico attuariali elaborate al riguardo, basate su una stima di circa 22.000 lavoratori attualmente assicurati presso l’INPS, fanno emergere il ripristino delle condizioni di sostenibilità economico finanziaria della gestione previdenziale nel medio-lungo periodo, anche in presenza di variabili macroeconomiche con un andamento eventualmente peggiore di quello ufficialmente stimato.

La seconda ipotesi presa in esame dalla Commissione ha riguardato, invece, l’eventualità di trasferire all’INPS la funzione previdenziale della Gestione sostitutiva dell’A.G.O. dell’INPGI, prevedendo dei criteri che siano in grado di garantire la tutela delle posizioni giuridiche già maturate dagli iscritti attivi e pensionati.

Lo scenario elaborato, quindi, realizzerebbe un trasferimento di un ramo di attività dall’INPGI all’INPS – comprensivo delle relative risorse strumentali e finanziarie che afferiscono a detto ramo – prevedendo, in via transitoria, un percorso tecnico-amministrativo per la definizione degli aspetti procedurali legati alla transizione delle posizioni previdenziali.

Sono state, al riguardo, approfonditi anche gli aspetti finanziari, che implicherebbero lo stanziamento di apposite risorse a carico del bilancio statale per la copertura dei relativi oneri che l’INPS sosterrebbe a seguito dell’acquisizione della Gestione previdenziale oggetto del trasferimento.

L’INPGI, in tale eventualità, manterrebbe comunque la propria autonomia, continuando a gestire le funzioni di previdenza e assistenza obbligatoria in favore dei colleghi che svolgono la professione in forma autonoma, ivi compresi i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, attualmente assicurate nell’ambito dell’apposita Gestione separata, istituita ai sensi del dlgs n. 103/96.

In merito ai due scenari descritti la Commissione ha redatto una apposita Relazione, corredata da due ipotesi di relative disposizioni normative attuative degli stessi, che sarà sottoposta – unitamente alla corposa e approfondita mole di documentazione esaminata e prodotta – all’attenzione del Governo per le opportune valutazioni.

“Le conclusioni della Commissione dimostrano il grande lavoro che l’Inpgi ha fatto per proporre una soluzione di sistema e tecnicamente percorribile alla propria situazione di crisi strutturale. Una soluzione – ha detto la Presidente Marina Macelloni – per la quale combatteremo fino all’ultimo. Se la politica sceglierà invece la strada del passaggio parziale all’Inps sappiamo che lo farà con un percorso, frutto di un negoziato difficile e non scontato, il più possibile tutelante degli iscritti e di tutte le loro prerogative. Questo era il nostro dovere di amministratori e penso che lo abbiamo assolto nel migliore dei modi. In ogni caso, l’Inpgi continuerà ad esistere e continuerà ad essere, come è sempre stato, un punto di riferimento fondamentale per i giornalisti”.

Fonte: Inpgi

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Lorusso: ‘Appello Fnsi e Fieg per tavolo permanente su editoria’

“È necessario e urgente intervenire sull’Inpgi, ma ancora di più lo è intervenire in modo organico e complessivo sulla crisi strutturale dell’editoria. Il commissariamento dell’Inpgi, invocato e auspicato da taluni, è inaccettabile perché, nell’immobilismo assoluto sulle altre criticità del settore, significherebbe che il governo vuole commissariare e indebolire l’informazione italiana, assestarle il colpo di grazia. Per questo, anche insieme con la FIEG, il sindacato dei giornalisti ha rivolto un appello al governo per avviare un tavolo permanente per l’editoria”. Lo ha detto Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi, in un’intervista a Radio Radicale.


“La crisi dell’Inpgi – ha spiegato Lorusso – è la conseguenza della crisi strutturale dell’editoria italiana e del mercato del lavoro. I posti di lavoro persi con uscite volontarie, incentivate e pensionamenti anticipati, sono stati rimpiazzati da lavoro precario, senza diritti. Occorre un tavolo di confronto fra governo e parti sociali per affrontare in modo organico e compiuto, e con la messa a punto di misure strutturali, le criticità della transizione digitale e le storture del mercato del lavoro. Serve una nuova legge dell’editoria. Su questi temi il governo è silente. Nessun provvedimento concreto per contrastare il precariato, il tavolo sull’equo compenso non viene convocato, non si vuole risolvere il problema delle liti temerarie, ma si vuole intervenire sulla previdenza in modo punitivo. Tutto ciò è inaccettabile e rischia di fare il gioco di chi vuole distruggere l’informazione professionale e indebolire i corpi intermedi della società. Questo significa cancellare la democrazia liberale: senza la buona informazione c’è il modello del capo e della folla”.


Nel corso dell’intervista, Lorusso ha parlato anche della necessità di tutelare il lavoro dei cronisti dalle minacce e dalle aggressioni fisiche di criminali e squadristi e dell’importanza del fondo per il pluralismo, che garantisce le voci delle minoranze, di intere comunità e realtà, che svolgono da sempre attività di servizio pubblico, come Radio Radicale.

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PREVIDENZA E SALUTE

Macelloni: Vogliamo estendere le tutele dell’Inpgi, non i privilegi

Di Marina Macelloni

In questo momento l’Inpgi sta pagando più di 2.600 trattamenti di solidarietà e di cassa integrazione, oltre 500 sussidi di disoccupazione e nei prossimi mesi dovrà fare fronte all’uscita per prepensionamento di circa 200 giornalisti. Ogni anno, ormai da un decennio, circa 7mila giornalisti sui 15mila che versano regolarmente i contributi, accedono agli ammortizzatori sociali. La differenza rispetto a quello che accade per tutti gli altri settori industriali è che il costo di questi ammortizzatori sociali è interamente a carico delle casse dell’Inpgi, che è dal 1995 una cassa di previdenza privata interamente sostitutiva dell’Inps per quanto riguarda la previdenza e l’assistenza dei giornalisti iscritti all’ordine: negli ultimi dieci anni quindi lo stato ha risparmiato 500 milioni pagati solo grazie ai contributi e al rendimento del patrimonio della cassa.

Se si vuole parlare del disavanzo dell’Inpgi e delle soluzioni possibili non si può che partire da qui. Il deficit di bilancio dell’istituto non viene da cattiva gestione o da faraonici privilegi che non esistono più dalla notte dei tempi. Viene dalla crisi di un settore industriale, l’editoria, travolto dagli effetti di una digitalizzazione selvaggia e non governata e su cui la politica finora è intervenuta poco e male. Da oltre dieci anni i governi, di qualunque colore, sono intervenuti solo per aiutare gli editori a ottenere stati di crisi. Questa è la proposta dell’Inpgi, presentata e discussa ampiamente dalla commissione istituita presso la Presidenza del Consiglio che l’ha valutata con grande attenzione. Non siamo noi a chiedere l’aiuto dello stato per «pagare le pensioni e i privilegi dei giornalisti», cioè quello che si paventa nell’articolo pubblicato nell’edizione di Domani di martedì 19 ottobre. Stiamo chiedendo esattamente il contrario: vogliamo continuare a pagare noi le pensioni e gli ammortizzatori sociali dei giornalisti e di tutti i lavoratori della filiera. Stiamo chiedendo alla politica uno sforzo di visione perché pensiamo che l’Inpgi, ancora autonomo e più largo, possa essere un alleato fondamentale per la rinascita del settore.

E tutto ciò, paradossalmente, non ha risolto nessuno dei problemi strutturali del settore. Il costo della transizione digitale, finora, è stato sopportato prevalentemente dai giornalisti: a tutti piace leggere le ultime notizie gratis sul telefonino e a nessuno interessa che questo comporti perdita di posti di lavoro, precarizzazione, conflitti generazionali nelle redazioni e una generale perdita di qualità dell’informazione.

Non si può affrontare il problema della cassa di previdenza, che è a valle di questo sistema, senza contemporaneamente affrontare il tema del sistema editoriale nel suo complesso, delle figure professionali nuove che emergono, dei modelli produttivi, di distribuzione, di fruizione del “prodotto informazione”. Questo giornale, nell’edizione di lunedì 18 ottobre, ha meritoriamente raccontato come i giornali cerchino di incrementare i ricavi trasformandosi in piattaforme di vendita. E questo è solo uno degli esempi di cosa sta succedendo nelle redazioni e che chiunque faccia questo mestiere sperimenta da anni sulla propria pelle.

Da queste riflessioni è nata, non in extremis ma più di quattro anni fa, la proposta di allargamento della platea di contribuenti all’Inpgi, cioè la possibilità di iscrivere all’Istituto anche soggetti non iscritti all’Ordine dei giornalisti ma che svolgono attività contigue a quella giornalistica: se è vero che dal 1995, anno della privatizzazione delle casse, il mondo del lavoro è profondamente cambiato, come fa una cassa di previdenza che vuole restare autonoma ad intercettare questi cambiamenti e a rappresentare e tutelare platee di lavoratori che si trasformano e si evolvono?

La risposta più facile è quella meno convincente e più costosa per le casse dello stato: l’ente non ce la fa, non incassa abbastanza contributi per pagare le pensioni e di conseguenza tutte le prestazioni passano a carico del bilancio pubblico, percorso previsto dal decreto 509 e garantito dall’articolo 38 della Costituzione.

RIFORMARE IL SETTORE

La risposta più complicata ma al tempo stesso più efficace se si vuole cominciare a parlare di riforma dell’editoria è quella di considerare la filiera industriale nel suo insieme e offrire inclusione, rappresentanza previdenziale e tutele, non privilegi, a tutti i lavoratori coinvolti nel processo di ideazione, elaborazione e produzione dei nuovi prodotti editoriali.

Questa è la proposta dell’Inpgi, presentata e discussa ampiamente dalla commissione istituita presso la Presidenza del Consiglio che l’ha valutata con grande attenzione. Non siamo noi a chiedere l’aiuto dello stato per «pagare le pensioni e i privilegi dei giornalisti», cioè quello che si paventa nell’articolo pubblicato nell’edizione di Domani di martedì 19 ottobre. Stiamo chiedendo esattamente il contrario: vogliamo continuare a pagare noi le pensioni e gli ammortizzatori sociali dei giornalisti e di tutti i lavoratori della filiera. Stiamo chiedendo alla politica uno sforzo di visione perché pensiamo che l’Inpgi, ancora autonomo e più largo, possa essere un alleato fondamentale per la rinascita del settore.

Se la politica e gli apparati tecnici dello stato, in nome dell’universalismo delle prestazioni, non avranno il coraggio di percorrere questa strada appesantiranno i conti pubblici e perderanno l’ennesima occasione per riformare un settore industriale che sta morendo.

Editoriale di Marina Macelloni, presidente Inpgi, apparso sulle pagine di Domani, il 23 ottobre 2021.

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INPGI 2: esonero parziale anche per contributo soggetivo per 2020

Termine al 31 ottobre 2021 per il versamento della contribuzione integrativa, di maternità e delle altre somme per le quali non è previsto alcun beneficio

Il Comitato amministratore della Gestione separata, nella riunione del 21 settembre 2021, ha adottato un provvedimento di indirizzo agli Uffici con il quale sono state definitivamente chiarite alcune modalità operative finalizzate all’applicazione dei benefici previsti in tema di esonero parziale del contributo soggettivo dovuto dagli iscritti.

Il provvedimento, che trae origine dalle disposizioni di cui all’art. 1, comma 20, della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021) – che prevedono l’istituzione di un Fondo per l’esonero dai contributi previdenziali  per il 2021 dovuti, tra gli altri, anche dai professionisti con cassa previdenziale – è intervenuto a seguito dell’emanazione, lo scorso 28 luglio 2021, di un apposito Decreto interministeriale attuativo e della successiva Nota del Ministero del lavoro del 29 luglio 2021, con i quali sono stati forniti importanti chiarimenti in ordine all’ambito oggettivo di efficacia dell’agevolazione contributiva.

In particolare, fermi restando gli altri requisiti e condizioni per l’ammissione al beneficio (qui riportati in dettaglio) è emerso che l’esonero riguarda le sole somme dovute a titolo di contributo soggettivo con scadenza di versamento entro l’anno 2021 – sia per quanto riguarda, quindi, il contributo soggettivo minimo per l’anno 2021 che di quello dovuto a saldo per il 2020 – con esclusione invece delle somme riferite al contributo integrativo e di maternità.

La norma della legge finanziaria, inoltre, prevede che la misura effettiva del beneficio – che non potrà in ogni caso essere superiore all’importo di 3.000 euro pro-capite – sarà determinata con apposito Decreto Ministeriale, sulla base delle domande complessivamente presentate entro la scadenza del 31 ottobre 2021.

In considerazione di ciò, a rettifica di quanto deciso dall’ente prima dell’emanazione della norma attuativa, il Comitato – ferma restando la scadenza regolamentare del 31 ottobre 2021 per il pagamento della contribuzione a saldo per l’anno 2020 – ha previsto:

  • la facoltà – per gli iscritti che presentino o abbiano presentato l’apposita domanda di esonero contributivo –  di sospendere il versamento della quota di contributo soggettivo a saldo fino al limite complessivo di 3.000 euro, comprensivo dell’eventuale importo non versato a titolo di contributo soggettivo minimo per l’anno 2021;
  • che gli iscritti che si avvalgono della predetta facoltà – nel caso in cui l’importo non versato risultasse successivamente complessivamente superiore a quello effettivamente spettante a titolo di esonero, così come stabilito dall’apposito decreto ministeriale – potranno  versare senza maggiorazioni le somme dovute a conguaglio, a condizione che il pagamento delle stesse venga effettuato entro i 30 giorni successivi alla pubblicazione del decreto in questione;
  • è stato concesso, infine, agli iscritti che non hanno versato, entro lo scorso 31 luglio, le somme dovute a titolo di contributo minimo integrativo e di maternità per l’anno 2021, di poter procedere al pagamento dei predetti contributi, senza aggravio di maggiorazioni, a condizione che il versamento di quanto dovuto intervenga entro il termine del 31 ottobre 2021.

Per ulteriori approfondimenti è possibile consultare l’apposita Circolare esplicativa pubblicata dagli Uffici.

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PREVIDENZA E SALUTE

Inpgi2: definite modalità per l’esonero parziale dei contributi

Con la pubblicazione ufficiale del Decreto Ministeriale del 17 maggio 2021, avvenuta lo scorso 28 luglio, sono state definite le modalità operative per la fruizione dell’esonero parziale dei contributi dovuti per l’anno 2021 dai colleghi liberi professionisti iscritti alla Gestione separata, previsto dall’art.1, commi 20-22 della legge di bilancio per il 2021.

L’esonero, così come specificato con nota del Ministero del Lavoro dello scorso 29 luglio, riguarda le somme dovute a titolo di contributo soggettivo (sia contributo minimo 2021 che saldo 2020) la cui scadenza di pagamento ricada nell’anno 2021. Non sono comprese nell’agevolazione, quindi, le somme da versare a titolo di contributo integrativo e di maternità.

La misura – che rientra tra gli interventi disposti dal Governo per contenere gli effetti negativi, sul piano economico, determinati dalla situazione di emergenza da Covid-19 – è riservata agli iscritti che nell’anno 2019 abbiano conseguito un reddito professionale annuo non superiore a 50.000 euro e che, nel corso dell’anno 2020, abbiano subito una riduzione del fatturato e dei compensi di almeno il 33% rispetto all’importo del 2019.

A prescindere da tale requisito, inoltre, possono beneficiare dell’esonero parziale anche i colleghi che abbiano avviato l’attività nell’anno 2020. Al contrario, sono esclusi dall’esonero tutti coloro che hanno iniziato l’attività nel 2021. Sono, altresì, esclusi dal beneficio tutti coloro che, nell’anno 2021, siano titolari di un trattamento di pensione o che abbiano svolto attività di lavoro dipendente.

Per poter beneficiare dell’esonero parziale, i colleghi in possesso dei requisiti previsti dovranno presentare all’INPGI – a decorrere dalle ore 10:00 del prossimo 23 agosto e fino alle ore 24:00 31 ottobre 2021 – una apposita domanda predisposta su un modulo in formato telematico on line, compilabile esclusivamente accedendo all’ area riservata agli iscritti del sito www.inpgi.it utilizzando le proprie credenziali.

Coloro che non siano in possesso di credenziali attive o che le abbiano dimenticate potranno dotarsi di nuove credenziali seguendo la procedura descritta al seguente link.

Per quanto riguarda la misura dell’esonero parziale – per la quale la legge di Bilancio ha stabilito comunque un tetto massimo individuale di 3.000 euro – l’importo effettivo spettante a ciascun richiedente sarà definito solo a seguito dell’emanazione di un nuovo Decreto ministeriale che suddividerà le risorse stanziate tra tutti gli Enti previdenziali privatizzati dei professionisti, in base alle relative domande presentate. Gli importi definitivi, quindi, saranno riparametrati dal Ministero in misura proporzionale tra tutti i beneficiari e successivamente comunicati dall’Istituto agli aventi diritto.
Pertanto, sia ai fini della fruizione che della quantificazione della misura dell’esonero, non avrà alcuna rilevanza l’ordine di presentazione delle domande, purchè venga rispettato il termine di invio del 31 ottobre 2021.

Una volta che gli uffici avranno esaminato le istanze, l’eventuale rigetto sarà comunicato agli interessati entro il 15 novembre 2021.

(Fonte: InpgiNotizie)

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PREVIDENZA E SALUTE

La Cassazione: chi svolge attività giornalistica deve essere iscritto all’Inpgi

L’iscritto all’Ordine dei giornalisti che svolge attività giornalistica in un ufficio stampa, non importa se di un ente pubblico o di un privato, deve essere iscritto all’Inpgi. Lo ha ribadito la Corte di Cassazione in una recente sentenza, come riporta il blog a cura dell’Istituto, Inpginotizie.it.

Intervenuta sul ricorso proposto da una Asl che aveva contestato il verbale ispettivo dell’Inpgi con il quale erano stati richiesti contributi previdenziali per due giornalisti dipendenti dell’azienda sanitaria, denunciati ad altro ente, la Suprema Corte ha ribadito, inoltre, che ai fini dell’iscrizione alla Cassa previdenziale non conta il contratto di lavoro applicato, quanto le mansioni effettivamente svolte.

«La Corte – si legge sul InpgiNotizie – dopo aver ricostruito la storia dell’assicurazione previdenziale Inpgi sotto il profilo normativo, giunge alla conclusione che l’attività svolta dagli iscritti all’Albo presso gli uffici stampa non può che essere giornalistica. Con la decisione in questione sono stati enunciati due principi di diritto fondamentali: “deve essere considerata giornalistica l’attività svolta nell’ambito dell’ufficio stampa di cui alla L. 150/2000 per il quale il legislatore ha richiesto il titolo dell’iscrizione all’albo professionale e previsto un’area speciale di contrattazione con la partecipazione delle OO.SS. dei giornalisti”; e “in presenza di svolgimento di attività giornalistica l’iscrizione all’Inpgi ha portata generale a prescindere dalla natura pubblica e privata del datore di lavoro e dal contratto collettivo applicabile al rapporto”».

In particolare, si rimarca ancora da via Nizza, «va sottolineata la valenza del secondo principio, in quanto si riafferma ciò che da anni l’Istituto persegue costantemente con la sua attività amministrativa, ispettiva e legale e cioè assicurare il corretto adempimento contributivo nei confronti dell’Inpgi da parte di qualsiasi datore di lavoro che abbia alle proprie dipendenze giornalisti che svolgono attività giornalistica».

(Fonte: FNSI; Fotografia: Sergio D’Afflitto, CC wikimedia)

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Casagit PREVIDENZA E SALUTE

Casagit: Azzolini scrive al Sindacato dei giornalisti TAA

Riceviamo e riportiamo integralmente una lettera inviata al Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige da Luciano Azzolini, componente del Consiglio di amministrazione di Casagit Salute.

Gentile Segretario
e gentili colleghi,

ho preferito lasciar trascorrere il periodo natalizio, ma ora mi sento in dovere di rubarvi qualche minuto per fornire alcune precisazioni relativamente alla mozione approvata dall’Assemblea dei delegati della Casagit il 15 dicembre scorso e firmata anche dal sottoscritto, in quanto componente del Consiglio di amministrazione della mutua Casagit Salute. Nei giorni successivi, sul sito del Sindacato dei giornalisti del TAA, il Consiglio direttivo ha pubblicato una nota in cui, tra l’altro, esprime “dissenso e preoccupazione”  perché “il provvedimento, qualora fosse approvato, metterebbe a rischio la tenuta degli uffici delle Consulte regionali di Casagit che sono l’unico servizio espresso sul territorio a favore dei colleghi e gli stessi posti di lavoro delle dipendenti”.

Ecco il testo della mozione approvata dall’Assemblea dei Delegati Casagit:

“L’Assemblea, ascoltata l’informativa sul contributo a Fnsi, rilevato come da anni tutti debbano affrontare e accettare sacrifici economici talvolta molto pesanti, fermo restando il contributo alle Associazioni Regionali di Stampa, impegna la Presidenza della Casagit a procedere ad un’ ulteriore trattativa con la Fnsi al fine di concordare con la stessa un importo del contributo alla stessa coerente con l’ attuale situazione dei giornalisti e comunque contenuto nei due/terzi dell’importo attuale, fissando inoltre la scadenza temporale in dodici mesi, in modo da consentire l’eventuale adeguamento annuale”.

La mozione assicura una sostenibilità piena e garantita per le Associazioni regionali (attualmente percepiscono da Casagit un milione e 200mila euro, ammontare che non verrà toccato) al contrario di quanto scritto nella nota del direttivo del sindacato regionale. Non c’è quindi  alcuna penalizzazione delle Associazioni regionali e né alcuna messa in discussione del posto di lavoro delle dipendenti. Si chiede, invece, una riduzione del contributo che Casagit garantisce alla Fnsi. Contributo che ammonta a 637mila euro l’anno. Ciascuno sul contenuto della mozione la può pensare come crede, ciò che, invece, non si può accettare è la strumentalizzazione che ne viene fatta, affermando l’opposto di quanto scritto e approvato dall’Assemblea dei delegati.

La nota del sindacato regionale afferma inoltre che “si dissocia e prende le distanze” dalla mia scelta di votare la mozione. Non voglio fare nessuna polemica. Sono più di 40 anni che sono iscritto al sindacato unitario, da quando Antonio Cembran mi coinvolse nel Cdr dell’Adige, e ho sempre ritenuto di appartenere ad una realtà associativa fondata sul rispetto reciproco, sul dialogo, sul faticoso confronto fra le diverse sensibilità e posizioni con l’obiettivo di includere il più possibile tutti i colleghi. Oggi, almeno per la mia esperienza, devo dire che non è più così. 

Un cordiale saluto e Buon Anno 
Luciano Azzolini

– Leggi anche: Sjg, dissenso e preoccupazione per mozione dell’assemblea Casagit

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Inpgi PREVIDENZA E SALUTE

Conte: «Garanzia pubblica impossibile per l’Inpgi, lavoriamo per allargare la platea»

Aprendo la tradizionale conferenza stampa di fine anno, il presidente del Consiglio tocca alcuni temi che riguardano il presente e il futuro della categoria e ribadisce la disponibilità del governo al confronto. Se l’equo compenso è «una questione molto complicata», per l’Ente di previdenza l’auspicio è che «possa camminare con le proprie gambe».

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte conferma la disponibilità del governo a mettere in sicurezza l’Inpgi. Lo fa durante la tradizionale conferenza stampa di fine anno, ribadendo i vincoli di legge e l’impossibilità di qualsiasi sostegno diretto e indiretto ad una Cassa previdenziale privatizzata quale è l’istituto di previdenza dei giornalisti, e dunque l’impossibilità di perseguire l’idea di una ‘garanzia pubblica’ per l’Ente, ma anche auspicando «che si allarghi la base della platea contributiva ai comunicatori e si riesca a costruire un equilibrio finanziario ed economico che – afferma – consenta all’Inpgi di camminare con le gambe proprie. Dobbiamo lavorare insieme».

Introducendo la conferenza stampa, aperta da un minuto di silenzio in ricordo delle vittime del Covid e in solidarietà dei loro familiari, Conte tocca poi alcuni temi di rilievo per la professione, dalle querele bavaglio, all’abolizione del carcere per i cronisti, fino alla definizione dell’equo compenso per i lavoratori autonomi, ribadendo l’apertura dell’esecutivo al confronto e a lavorare con i rappresentanti della categoria.

Se sull’equo compenso il premier esprime la consapevolezza che si tratta di «una questione molto complicata» e che «complici anche le difficoltà dello scenario macroeconomico, purtroppo si sta diffondendo sempre più il precariato», riguardo al carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa «si tratta – rileva – di trovare un punto di equilibrio fra il diritto fondamentale alla manifestazione del pensiero e un grumo di diritti di pari dignità costituzionale».

E ricordando, infine, che su iniziativa della ministra Lamorgese e del sottosegretario Martella è stato riattivato l’Osservatorio del Viminale sulle minacce ai cronisti, tema che «seguiamo con grande attenzione», Conte conclude osservando che sulle querele bavaglio «ci sono varie iniziative parlamentari ed è giusto si trovi una sintesi: il governo è disponibilissimo a dare il suo contributo».

(Fonte: FNSI; foto: governo.it)