Patrizia Belli è stata rieletta all’unanimità presidente di Assostampa Trentino. Il consiglio direttivo – a norma di statuto – nella riunione di giovedì 30 settembre 2021, ha provveduto anche a individuare ed eleggere alla carica di vicepresidente Paolo Silvestri e affidare a Patrizia Orsingher l’incarico di segretario e tesoriere dell’Associazione. Gli altri membri del consiglio direttivo sono Antonella Carlin, Chiara Marsilli, Marzia Zamattio, Daniele Benfanti, Augusto Goio, Marco Nicolò Perinelli. Le cariche hanno durata triennale.
La presidente Belli ha annunciato che entro la fine dell’anno verranno ripresi, dopo la pausa dovuta alla pandemia e al ricorso alla didattica a distanza, gli interventi nelle scuole primarie e secondarie curati da giornalisti e dedicati al mondo e alla cultura dell’informazione, alla sensibilizzazione sui temi del buon giornalismo e della prevenzione della diffusione di notizie prive di fondamento, verifica e credibilità. Altre iniziative verranno programmate per avvicinare il mondo del giornalismo professionale e di qualità alla cittadinanza.
In occasione dell’assemblea annuale del Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige – giovedì 16 settembre – si sono anche svolte le elezioni per il rinnovo del direttivo regionale dell’Ungp.
Al voto – solo in presenza – hanno partecipato 41 pensionati (28 a Bolzano e 13 a Trento) chiamati a scegliere i 6 membri del direttivo.
Sono risultati eletti: Fulvio Gardumi (34), Giuseppe Sgambellone (33), Giuliano Tecilla (27), Elisabeth Mair (26), Pietro Marangoni (23), Paolo Gazzi (22).
Nei prossimi giorni il direttivo si riunirà per procedere all’elezione di presidente e vicepresidente del gruppo regionale Ungp del Trentino Alto Adige.
IlFestival del Giornalismo di Leali delle Notizie di Ronchi dei Legionari si conferma ancora una volta una delle manifestazioni più qualificate a carattere giornalistico-informativo e culturale capace di catalizzare l’opinione pubblica su argomenti di stringente attualità. Il corposo programma prevedeva 130 ospiti nazionali e internazionali, 43 incontri, 23 panel di discussione, 2 mostre, una masterclass, 2 letture sceniche e 14 presentazioni letterarie nell’arco di dieci giorni (anche in altre città del Friuli) e per cinque di questi a Ronchi dei Legionari dove sono intervenuti giornalisti di tutte le testate: a dimostrazione di come sia indispensabile dare voce a tutti gli orientamenti, senza distinzioni di sorta. Dedicato a Cristina Visintini scomparsa di recente, sul palco del palatenda si sono avvicendati Giancarlo Tartaglia già direttore della Federazione nazionale della stampa italiana e segretario generale della Fondazione sul Giornalismo “Paolo Murialdi”, Mariano Giustino giornalista e corrispondente di Radio Radicale, (in collegamento) Lucia Goracci inviata Rai e corrispondente della sede Rai di Instanbul, Dario Fabbri giornalista e analista, consigliere scientifico e coordinatore America di Limes, Peppe dell’Acqua psichiatra, Gennaro Sangiuliano direttore del Tg2 della Rai, Barbara Schiavulli direttrice di Radio Bullets e corrispondente di guerra, Sandro Ruotolo giornalista e senatore, Fabiana Pacella, giornalista e portavoce di Articolo21 della Puglia, Fabiana Martini giornalista e portavoce di Articolo21 Friuli Venezia Giulia, Luciana Borsatti giornalista e già corrispondente Ansa dal Cairo e da Teheran.
A siglare la settima edizione del Festival che gode dell’alto patrocinio del Parlamento Europeo e del Ministero della Cultura, oltre a quello del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, è intervenuto anche Giuseppe Giulietti presidente della Federazione nazionale della stampa per testimoniare l’affetto, la stima e la riconoscenza del lavoro svolto di Cristina Visintini, scomparsa di recente, vicepresidente di Leali delle Notizie, indimenticabile promotrice e instancabile attivista per la libertà di stampa e di pensiero. La sua assenza non poteva non essere notata e il tributo a lei assegnato durante il discorso di Giulietti ne è stata la prova.
Una commozione palpabile tra tutti i presenti e in particolare quella del padre Amerigo Visintini e del compagno di Cristina, Sergio Pisaniello. Le parole di Giulietti, semplici, dirette e mirate al lavoro prezioso, sensibile e appassionato di una collega che ha affiancato per tanti anni il presidente dell’associazione promotrice del Festival, Luca Perrino, hanno colto lo spirito che la animava , la cui sorte infausta è stata un duro colpo per tutta la città . Cristina creava con le sue mani le panchine della libertà di stampa e pensiero collocate a Ronchi dei Legionari, al ghetto di Roma, a Sant’Anna di Stazzema, simboli di un’ideale etico che verrà perseguito e il prossimo 23 ottobre si svolgerà un’iniziativa proprio a Ronchi in sua memoria dove le sarà dedicata una creata appositamente per lei.
La testimonianza del valore di questa iniziativa nasce dalla volontà di Luca Perrino e Cristina Visintini che da sette anni propone un festival del giornalismo capace di portare a Ronchi personalità della cultura e giornalisti che si distinguono per l’impegno etico nel militare nelle file di una professione rivolta a contrastare ogni forma di illegalità, discriminazione, e manifestazioni d’odio. Un giornalismo che si basa sull’accertamento della verità e delle notizie contrastando ogni forma di falsificazione e manipolazione. Per cinque giorni è stato un susseguirsi di incontri e dibattiti dove lo scambio delle idee è avvenuto tramite un confronto serrato tra i protagonisti accolti sul palco creato all’interno di una tensostruttura bianca: un’agorà vivace dove il pensiero intellettuale si è potuto manifestare in tutta la sua drammaticità per i contenuti stessi del programma. L’evento più importante che ha concluso sabato 11 settembre la settima edizione, è sicuramente la cerimonia di consegna del premio della quarta edizione del Premio Leali delle Notizie, in memoria di Daphne Caruana Galizia, assegnato a Paolo Berizzi giornalista di Repubblica, alla presenza di Corinne Vella sorella di Daphne Carauna Galizia. Berizzi segue da vent’anni come cronista l’evoluzione di attività e manifestazioni neofasciste, e a causa del suo impegno vive sotto scorta dal 2019, unico giornalista Europeo sotto scorta per le minacce e atti intimidatori ricevute. La consegna del premio (opera realizzata dall’artista Fabio Rinaldi) è stata l’occasione per affrontare il tema della mafia ai tempi della pandemia e quali sono stati gli effetti che ne sono conseguiti a favore delle organizzazioni criminali.
Sono intervenuti (oltre a Paolo Berizzi e Sandro Ruotolo) Lirio Abbate giornalista, saggista e vicedirettore de L’Espresso, (uno dei 24 giornalisti scortati), Floriana Buffon giornalista di Repubblica e L’Espresso, Dina Lauricella di Rai 3 e Salvo Palazzolo di Repubblica. Il dibattito è stato moderato da Cristiano Degano presidente dell’Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia. Al Festival si è parlato anche di giornalismo e precariato con Luciana Borsatti, Fabiana Martini, Fabiana Pacella, Barbara Schiavulli (in partenza per Kabul) e la moderazione del portavoce di Articolo21 Trentino Alto Adige, Roberto Rinaldi. Le relatrici del dibattito hanno potuto raccontare le loro esperienze personali e professionali segnate da una carriera che le ha viste sempre in condizioni di provvisorietà e retribuzioni non corrispondenti all’impegno profuso. Cosa impedisce una riforma e un’approvazione di una legge organica che sani la crisi del giornalismo in cui il lavoro precario è una componente mai sanata? La domanda non è scontata: esiste una legge organica già stata votata dal Parlamento nel 2012 sull’equo compenso per i giornalisti. Per essere applicata deve però essere presa in carico dalla Commissione Equo compenso e convocata dal sottosegretario all’editoria (ora è Moles nel governo di Mario Draghi) . La Federazione nazionale della stampa ha presentato una sua proposta nella quale si auspica di fissare un limite oltre al quale le singole collaborazioni individuali con un singolo editore non possono essere considerate lavoro autonomo. In questo caso il giornalista diventa un dipendente a tutti gli effetti. Diversamente da collaborazioni saltuarie. Ci sono precari retribuiti con pochi euro ad articoli che a volte pubblicano anche gratuitamente
Sdegno e solidarietà ai colleghi bielorussi per la liberticida chiusura dell’Associazione dei Bielorussi BAJ: lo esprime in una nota il Sindacato Giornalisti del Trentino Alto Adige Journalisten Gewerkschaft.
Siamo particolarmente vicini alla presidente dell’Associazione Bielorussi in Italia Supolka, con sede a Trento, Ekaterina Ziuziuk, presidente del gruppo regionale di Articolo21, sottolinea il segretario regionale Rocco Cerone.
Il provvedimento del governo bielorusso si inserisce in una serie di azioni, non solo in Europa, tese a tappare la voce ai giornalisti, rei di fare soltanto il loro dovere: informare i cittadini.
Il regime dittatoriale ed antidemocratico bielorusso pensa di avere spento le voci dei 1500 giornalisti, redattori, editori, fotografi, cameraman, dopo averne arrestato ventisette, che giacciono tuttora in carcere.
Interpretando il pensiero della FNSI e del Sindacato Europeo dei Giornalisti – conclude Cerone – questa lotta deve risvegliare le coscienze sul dramma che si sta consumando in Bielorussia:
Sosterremo Ekaterina Ziuziuk e l’Associazione Bielorussi in italia Supolka in tutte le iniziative che riterrà di organizzare a sostegno dei colleghi bielorussi.
Gino Strada venne a Trento il 7 settembre 2018 in occasione del 17esimo “Incontro nazionale di Emergency” intitolato “Di Guerra e di Pace”. Per ascoltarlo erano arrivati a migliaia da tutta Italia: un’ affluenza record tanto da far decidere agli organizzatori di installare uno schermo in piazza Duomo, oltre che riempire in pochi minuti tutti i posti disponibili all’auditorium Santa Chiara e al Teatro Sociale. Un uomo capace di andare sempre oltre l’apparenza dei fatti, che altri preferivano per convenienza o per incapacità, nell’analizzare senza pregiudizi di sorta. Gino Strada era un oratore appassionato e anche in quell’occasione si era pronunciato senza mai ricorrere alla retorica, segno del prestigio e della capacità di analizzare temi fondamentali per una civiltà che si ritenga democratica, possedeva. Chi c’era a Trento non può dimenticare il suo accorato ed ennesimo appello per fermare tutte le guerre, indistintamente da qualunque causa, azione, o rivendicazione.
L’unico motivo era quello di capire gli effetti dell’immigrazione, la causa dei conflitti con i conseguenti crimini contro l’umanità che ne derivano. L’aumento di povertà nel mondo e di come questo questa si rifletteva in Italia. Era il 2018, e ricordandolo ora, appare non solo d’attualità ma un discorso premonitore se si pensa a cosa è accaduto con la pandemia. Gino Strada non usava mezzi termini nel contrastare la propaganda e l’utilizzo dei media quando l’intento è quello di confondere l’opinione pubblica. Nel riportare le sue parole pubblicate in quell’occasione su Rumor(s)cena, la frase: “Un medico chirurgo che non ama i giri di parole e mira al cuore del problema quando dice che in Italia si è venuta a creare “un’assuefazione all’odio” per alimentarsi sempre più a fronte di una “perdita di valori, di eguaglianza e fratellanza”, danno la misura di quanto fosse indispensabile la sua voce.
«Quelli che erano i valori con i quali la mia generazione è cresciuta, si sono rovesciati. Costituiscono però la base di qualsiasi società civile e smettere di parlarne o di considerarli importanti, è il primo passo verso quella decadenza che abbiamo sotto gli occhi quotidianamente. Il mondo è a testa in giù e quando si smette di parlare di valori e principi si va verso la deriva, all’insorgenza degli estremismi e totalitarismi”. All’auditorium Santa Chiara Gino Strada fu il protagonista del dibattito: “Uno straccio di umanità” insieme a Rossella Miccio, presidente di Emergency e Amalia De Simone una giornalista specializzata in inchieste. Gino Strada, un medico impegnato a salvare le vittime di guerra, non si era risparmiato nel “praticare la resistenza umana”. Una resistenza pacifica orientata ad aiutare chi soffre perché esiste “un’eguaglianza nella sofferenza che non va mai trascurata”, così come è importante “sostenere pratiche di pace e di eguaglianza e la pratica dei diritti è la pratica della pace”. Schivo nell’evitare la celebrità aveva spiegato di sentirsi a disagio e incredulità per la notorietà che lo accompagnava: “La banalità del nostro lavoro è stato scambiato per straordinario ma non ci vedo nulla del genere nello svolgere il proprio mestiere con dedizione”.
Per lui era normale curare ovunque le guerre procuravano vittime, feriti e dolore, senza dimenticare l’ Italia: “undici milioni di italiani non riescono ad accedere alle cure sanitarie per ragioni economiche e logistiche”, ed era il 2018. L’impegno di Emergency in Italia: “una piccola organizzazione che è riuscita a curare gratuitamente tra il 1994 e il 2018 9 milioni di persone”. Senza dimenticare la Costituzione italiana quando si scagliò contro la partecipazione di contingenti militari all’estero, come quello in Afghanistan: “Una violazione della nostra Costituzione e di fatto contro la volontà popolare”. Sul tema dell’immigrazione spiegò che le scelte politiche attuate contribuivano solo ad aggravare le condizioni di chi viene respinto. Sulla Libia disse: “creano condizioni di vita disumane in luoghi che sono dei lager”. Nulla è cambiato dal 2018 ad oggi. “Lo straniero viene visto come un nemico grazie anche ad una responsabilità dei mass media nell’alimentare un’informazione che influisce sul pensiero delle persone e di conseguenza si distorce la realtà”. Ci mancherà.
Lunedì 22 febbraio 2021 alle 17 si svolgerà il web incontro (online) “Un’ora con…. Trento città dell’inclusione e contro ogni bavaglio” dalla sala Giunta del Comune di Trento, moderata da Roberto Natale del Comitato scientifico di Articolo21, con la partecipazione del sindaco Franco Ianeselli, il direttore dell’ufficio stampa del Comune Lorenzo Andreatta, Giuseppe Giulietti presidente della Federazione nazionale della stampa, Rocco Cerone segretario del Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige – Südtirol, Lorenzo Basso vicesegretario del Sindacato TAA, Ekaterina Ziuziuk presidente dell’Associazione Bielorussi in Italia e neopresidente di Articolo21 Trentino Alto Adige, Anna Del Freo del comitato Federazione Europea dei Giornalisti (EFJ) e Segretario generale aggiunto della Fnsi; Danilo De Biasio direttore del Festival dei Diritti Umani di Milano, Paola Rosà dell’Osservatorio Balcani Caucaso, Roberto Rinaldi portavoce del presidio di Articolo21 TAA. Sono previste testimonianze da Bielorussia, Russia, Ungheria, Polonia, Libia, Turchia.
Per partecipare inviare una richiesta alla mail: redazione@articolo21.info
La città di Bolzano, il Centro per la Pace, il Comitato locale e nazionale di Amnesty International e la famiglia Regeni continuano a mantenere viva l’attenzione sul grave caso di Giulio Regeni e a chiedere verità e giustizia. “Verità per Giulio Regeni” è diventata infatti la richiesta di tante città italiane, tra cui Bolzano, che espone il famoso striscione giallo sul Palazzo del Municipio e che si impegna a non dimenticare la morte di Giulio e a chiedere giustizia e verità. La Città di Bolzano, il Centro per la Pace e il Comitato locale di Amnesty International hanno organizzato una conferenza on-line nell’ambito della campagna di sensibilizzazione per i diritti umani in Egitto che si terrà mercoledì 17 Marzo 2021, alle 18 e 30 in diretta facebook sulla pagina del Centro Pace. Sono previsti gli interventi di Renzo Caramaschi, sindaco di Bolzano, Chiara Rabini, assessora alla Cultura di Bolzano, i genitori di Giulio, Claudio e Paola Regeni, Alessandra Ballerini, avvocata della famiglia Regeni, Elly Schlein, vice Presidente della Regione Emilia-Romagna, Giuseppe Giulietti, Presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Chiara Schipani di Amnesty International Bolzano, Roberto Rinaldi portavoce del presidio Articolo21 Trentino Alto Adige. L’evento è in lingua italiana. Come si ricorderà il 3 febbraio 2016, a una settimana dal suo rapimento, venne ritrovato il corpo, senza vita ed irriconoscibile per le torture subite, di Giulio Regeni, dottorando dell’università di Cambridge. L’uccisione di Giulio Regeni è l’ennesima testimonianza di violazioni dei diritti umani da parte delle autorità egiziane. Ancora oggi, nonostante le pressioni internazionali e i numerosi appelli non è ancora stata fatta chiarezza su questo caso grave per l’Italia e per l’Europa intera e sulle responsabilità di questo brutale assassinio. La conferenza sarà l’occasione per raccontare il lavoro svolto e per continuare chiedere verità e giustizia per Giulio. In Egitto sono centinaia di studenti, attivisti politici e manifestanti vengono torturati, detenuti per mesi senza poter contattare i propri legali o i propri cari, oppure spariscono senza lasciare traccia.
Un incontro in Comune a Trento tra il sindaco Franco Ianeselli e il presidente della Federazione nazionale della stampa Giuseppe Giulietti, per siglare un progetto voluto fortemente dal primo cittadino: Trento diventerà la città dell’accoglienza, con la possibilità di ospitare giornalisti di varie nazionalità che sono minacciati o perseguitati a causa del loro impegno in difesa dei diritti umani. L’iniziativa è stata annunciata a Palazzo Geremia lunedì 22 febbraio scorso dove si sono susseguiti gli interventi dei vari protagonisti coinvolti: il presidio di Articolo 21 del Trentino Alto Adige con la collaborazione del Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige e della Federazione nazionale della stampa italiana. In collegamento da Roma i vertici dell’ufficio di presidenza di Articolo 21 e la partecipazione di giornalisti stranieri la cui vita è minacciata: per questo sono sotto protezione.
Dalla
sala della Giunta è stata annunciata la volontà di ospitare in una
struttura messa a disposizione dell’amministrazione comunale che servirà
ad accogliere chi difende la libertà di pensiero e di stampa, con
l’unico obiettivo di perseguire la verità nel raccontare i fatti
accaduti nei loro Paesi d’origine. Il riferimento per tutti è sempre
l’articolo 21 della Costituzione che recita: “Tutti
hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la
parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può
essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
«Con
la pandemia rischiamo di dimenticare ciò che avviene nel mondo interno
in termini di soppressione dei diritti umani. Noi vogliamo concretizzare
un impegno preso all’inizio della legislatura, ospitando a Trento – ha
spiegato il sindaco Ianeselli – i giornalisti che hanno difficoltà nel
proprio Paese nell’esercitare il proprio impegno. In cambio, chiederemo
ai giornalisti di portare la propria testimonianza nelle scuole».
Impegno subito raccolto dai promotori di tante campagne di
sensibilizzazione da parte dell’associazione Articolo 21, che vede un
portavoce e una/un presidente per regione: tra le prime iniziative
previste figura quella della giornata di ricordo delle vittime del
conflitto siriano, che avrà luogo, in collaborazione con il sindacato
dei giornalisti locali e la Fnsi, il prossimo 13 marzo a Trento con l’incontro dei presidenti di tutte le Regioni italiane per la commemorazione. A seguire la Giornata internazionale della libertà di stampa, in programma per il prossimo tre maggio. Nel corso di “Un’ora con...” hanno preso la parola il presidente di Articolo21, Paolo Borrometi, la portavoce nazionale di Articolo21, Elisa Marincola, Ekaterina Ziuziukpresidente dell’Associazione Bielorussi in Italia e neo presidente di Articolo21 Trentino Alto Adige; Anna Del Freo del
comitato Federazione Europea dei Giornalisti (EFJ) e Segretario
generale aggiunto della Fnsi. Erano previsti anche dei collegamenti
audio video con le testimonianze di alcuni colleghi stranieri la cui
mancanza di tempo non ha permesso di divulgarli. Una delle più
significative è quella del giornalista libico Khalifa Abo Kraisse attualmente trasferito in un luogo protetto, raccolta da Danilo Di Biasio direttore del Festival dei Diritti Umani di Milano e presentata da Chicco Elia, condirettore di Qcodemagazine.
Khalifa Abo Kraisse racconta quanto sia difficile esercitare la professione nel proprio paese d’origine. «Sono
un giornalista e film-maker. Essere giornalista in Libia significa
scegliere un mestiere e rischiara la propria vita. Ho conosciuto persone
che hanno lavorato per anni in condizioni impossibili e disumane.
Persone che rischiano di essere picchiate, arrestate, rapite,
assassinate. Ogni giorno che vi svegliate – spiega nel suo videointervento – rischiate
queste opzioni. Può succedere anche a voi in qualunque parte dove vi
troviate. Succede a tutti i vostri colleghi e amici. Ogni articolo che
leggete potrebbe essere l’ultimo, ogni fotografia che scatti potrebbe essere l’ultima.
Tu vivi queste cicatrici e queste ferite possono distruggerti. Se
resisti trovi la forza per andare avanti, e se sopravvivi oggi, domani
non ti puoi prendere il lusso di fermarti. Non hai tempo e ambiti per
cercare aiuto. Quando ti rendi conto del pericolo diventi una persona
che necessità aiuto. Penso che questo programma di tutela sia importante
e penso debba essere esteso ad altri giornalistiche ne hanno
bisogno. La mia storia potrebbe incoraggiare altri giornalisti per
chiedere aiuto. Spero che questo sia solo l’inizio e che altri come me
possano essere tutelati».
Danilo Di Biasio spiega come sia importante proteggere il giornalista: «per chi legge la rivista Internazionale la firma di Khalifa Abo Khraisse è nota e i suoi articoli
sulla Libia, la sua patria, sono sempre ben informati, ricchi di
dettagli. Pochi sanno che Khalifa Abo Khraisse sta vivendo in Italia,
sotto copertura, un esule che rischia la vita. Perché a fare il
giornalista nella Libia attuale ti fai molti nemici. E Khalifa ne ha
così tanti che è dovuto fuggire. In Italia è arrivato grazie al
programma Media Freedom Rapid Response che si occupa di dare supporto
legale, assistenza e protezione ai giornalisti in pericolo di vita per
il loro lavoro. Il partner italiano di questo progetto europeo è
l’Osservatorio Balcani e Caucaso, che nel caso di Khalifa Abo Khraisse
si è unito al Festival dei Diritti Umani e alla rivista QcodeMagazine.
Non sempre, ma in molti casi, lasciare la propria nazione dove sei sotto
tiro da parte di mafiosi, governi o gruppi paramilitari, può
rappresentare la salvezza. Molto dipende dalla velocità di reazione e
dalla pressione internazionale che le associazioni o i sindacati
riescono a convogliare. In regimi molto chiusi, o in zone di guerra
tutto può essere ancora più difficile. Quasi sempre chi ha scelto di
essere giornalista indipendente lo è per tutta la vita, mettendo in
conto i rischi e l’esilio».
Ad
inizio maggio 2021 la città di Trento ospiterà la seconda giornata
internazionale sulla libertà di stampa, un evento inclusivo che si
propone di accedere un faro sui cronisti minacciati in Italia e nel
mondo. L’iniziativa è nata da un colloquio tra il presidente della
Federazione nazionale della stampa italiana Giuseppe Giulietti, il
segretario del Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige Rocco
Cerone, il vicesegretario Lorenzo Basso e il sindaco di Trento Franco
Ianeselli. Francesca Mazzalai ha curato l’intervista al presidente Giulietti e al sindaco Ianeselli realizzata per la
struttura di programmazione della sede di RAI di Trento e trasmessa su
Radio 1 Trentino Alto Adige. Da Roma la giornalista di RAI Radio 1,
Valeria Riccioni si è collegata in diretta per seguire gli interventi.
Incontro che segna l’inizio di una proficua collaborazione e da parte del presidente Giulietti è stato ribadito come a «Trento nasca una casa dell’accoglienza per difensori dei diritti umani. Esperimento originale che permette di proteggere chi illumina le periferie del mondo». Unica nota dolente la mancata attenzione da parte dei media trentini che hanno scelto di non informare i lettori e i telespettatori dell’importanza di raccontare come Trento si presti a diventare città dell’accoglienza per chi sceglie di stare dalla parte della libertà di stampa.
C’è tempo fino al 10 marzo 2021 per iscriversi al corso di alta
formazione sul tema ‘Raccontare la verità – Come informare promuovendo
una società inclusiva e combattere le fake news’, organizzato
web dall’Università degli studi di Padova in collaborazione con
Federazione nazionale della Stampa italiana, Sindacato giornalisti
Veneto e associazione Articolo 21. (Qui il link all’avviso di selezione pubblicato sul sito web dell’ateneo).
Il
corso, rivolto ai giornalisti e a chi opera nell’ambito della
comunicazione, è frutto dell’alleanza fra il mondo della ricerca e il
mondo dell’informazione sancita dal Protocollo sottoscritto dal rettore
dell’Università, Rosario Rizzuto e dal segretario generale della Fnsi,
Raffaele Lorusso a ottobre 2019. Nell’iniziativa sono coinvolti anche il
Sindacato Giornalisti Trentino, l’Ordine dei giornalisti del Veneto e
l’Inpgi.
Sono previste dieci lezioni online, ogni 15 giorni, il
sabato dalle 9 alle 13 e qualche venerdì dalle 14.30 alle 18.30, al
termine delle quali verrà rilasciato un diploma universitario. A tenere
le lezioni saranno coloro che studiano l’informazione e coloro che
l’informazione la fanno, vale a dire docenti universitari di facoltà
umanistiche e scientifiche e giornalisti esperti.
La quota di
iscrizione è stata fissata in 500 euro. È previsto uno sconto ai primi
venti giornalisti non dipendenti under 45 che formalizzano la propria
adesione e la cui richiesta sarà accettata.
PER APPROFONDIRE Tutte le informazioni utili e il form da compilare per richiedere l’iscrizione sono disponibili sul sito web del Sindacato giornalisti Veneto.
Perquisizioni e arresti di giornalisti e attivisti per i diritti umani
in Bielorussia. La mattina del 16 febbraio, il segretario
dell’Associazione Bielorussa dei Giornalisti (Baj) Barys Haretski è
stato brevemente trattenuto dalle forze di sicurezza bielorusse. Anche
l’avvocato Aleh Aheyeu e il presidente dell’Associazione Andrei
Bastunets sono stati fermati e gli uffici del sindacato perquisiti. E
altre perquisizioni sono state effettuate nel corso della mattinata
dagli agenti di pubblica sicurezza nelle case e negli uffici di
giornalisti e attivisti per i diritti umani in varie città del Paese.
A
darne notizia, rilanciando le informazioni fornite dallo stesso
sindacato nazionale dei giornalisti e da media locali, sono la
Federazione internazionale e la Federazione europea dei giornalisti.
«Queste operazioni di polizia – si legge sul sito web della Ifj
– hanno preso di mira diverse organizzazioni che si occupano di diritti
umani. Il raid è condotto sulla base dell’articolo 342 del codice
penale che punisce chi “organizza e prepara azioni che violano
gravemente l’ordine pubblico”. Gli investigatori stanno cercando di
individuare le fonti di finanziamento per le manifestazioni di massa
organizzate nel Paese per contestare l’esito delle elezioni fraudolente
del 9 agosto 2020».
Come riporta il sito web della Baj, agenti di
polizia in tenuta antisommossa si sono presentati a casa della
giornalista freelance Larisa Shchyrakova a Homel. Perquisita anche
l’abitazione del giornalista Ales Burakou Jr nella regione di Mahilou,
mentre risulta ricercato un altro giornalista di Homel, Anatoly
Gotovchits.
Le Federazioni internazionale ed europea dei
giornalisti fanno appello all’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e
la cooperazione in Europa, al Consiglio d’Europa e all’Unione europea
perché intervengano per ripristinare lo stato di diritto in Bielorussia.
«Da
settimane denunciamo l’intensificarsi della repressione delle forze
democratiche in Bielorussia. Dopo un procedimento amministrativo e
penale contro i giornalisti, la dittatura bielorussa sta ora attaccando
l’organizzazione che rappresenta i giornalisti. È giunto il momento che
la comunità internazionale agisca finalmente per porre fine agli abusi
del presidente illegittimo Lukashenko», afferma il presidente dalla Efj,
Mogens Blicher Bjerregard.
Per il presidente della Ifj, Younes Mjahed «questo è un altro palese attacco alla libertà di stampa. Condanniamo con forza – aggiunge – quanto accaduto ai colleghi della Baj e a tutti i giornalisti e difensori dei diritti umani finiti nel mirino e chiediamo al governo di Lukashenko di interrompere una volta per tutte i suoi attacchi contro la stampa. Chiediamo inoltre alle organizzazioni internazionali di adottare misure rigorose per sostenere la libertà di stampa in Bielorussia».
(Fonte: FNSI)
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