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SINDACATO

Contrarietà Sjg a smantellamento dell’ufficio stampa Comune di Bolzano

Da quella che era la composizione originaria dell’ufficio stampa del Comune di Bolzano di 4 posti (2 a tempo pieno e 2 a tempo parziale 50%), ad oggi rimane un solo giornalista e non si comprende come sia possibile in un momento storico in cui la funzione informativa delle pubbliche amministrazioni assume sempre più rilevanza, depotenziare così drasticamente il diritto dei cittadini di Bolzano ad essere informati, anche alla luce del valore costituzionalmente garantito del diritto degli stessi di essere correttamente e tempestivamente messi al corrente delle attività del municipio. Senza contare la necessità di garantire una informazione che tenga correttamente conto delle esigenze di bilinguismo che con la presenza di una sola unità giornalistica non potrà essere assicurata.
Nessuna risposta da parte del sindaco – nonché collega giornalista – Renzo Caramaschi e dell’amministrazione comunale alla richiesta di un incontro urgente, anche alla luce anche dell’approvazione da parte della Provincia autonoma di Bolzano del contratto del profilo del giornalista pubblico, firmato oltre che dalla PAB anche dal Consorzio dei Comuni e dall’Azienda sanitaria e, di conseguenza, valido anche nei Comuni altoatesini.
La modifica unilaterale della pianta organica dell’ufficio stampa costituisce un vulnus alla contrattazione giornalistica che se non risolta pacificamente sfocerebbe in un contenzioso legale.

(Foto: Mauro Mazzio, Wikimedia)

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SINDACATO

Solidarietà SJG ai giornlisti di Editoriale nazionale

Il Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige solidarizza ed è al fianco del coordinamento dei Comitato di redazione del gruppo Editoriale Nazionale che pubblica Qn, Quotidiano.net, il Resto del Carlino, la Nazione e Il Giorno, che ha proclamato l’astensione dal lavoro domenica 3 aprile contro la decisione dell’azienda del presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti, di tagliare la foliazione del lunedì.

Pubblichiamo nell’ordine il comunicato diffuso ieri sabato 2 aprile alle colleghe e ai colleghi e il botta e risposta fra editore e cdr di oggi

Alle colleghe e ai colleghi,
il Coordinamento dei Comitati di redazione del gruppo Editoriale Nazionale (Qn, Quotidiano.net, il Resto del Carlino, la Nazione e Il Giorno) proclama sciopero per la giornata di domani, domenica 3 aprile, dopo la decisione dell’azienda di tagliare drasticamente la foliazione del lunedì, impoverendo i fascicoli di cronaca nazionale, sportivi e di cronaca locale.
Nei tavoli con l’azienda, i Cdr hanno tentato invano di porre un argine all’ennesimo ridimensionamento dei giornali deciso dall’editore Andrea Riffeser Monti che non sazio di un piano di crisi che prevede decine di prepensionamenti, di un pesante regime di cassa integrazione del corpo redazionale, chiede ancora sacrifici ai giornalisti riducendo al minimo le presenze domenicali e massacrando il giornale del lunedì, come già avvenuto al Giorno. Tutto questo ingannando i lettori con campagne pubblicitarie fasulle annunciando più pagine quando in realtà vengono più che dimezzate.
I giornalisti dell’Editoriale Nazionale sono stanchi di vedere bistrattate testate storiche e radicate da secoli in importanti città da chi pensa solo ai propri tornaconti personali. Per questo motivo lo sciopero di domani impedirà la pubblicazione di giornali ridotti all’osso che i nostri lettori non meritano, non aggiornando anche i siti delle testate.
I Cdr organizzeranno altre forme di manifestazione e di lotta nei prossimi giorni.

A tutti i giornalisti del Gruppo
Ho letto con dispiacere e profonda amarezza la mail dei Comitati di Redazione che annuncia lo sciopero per domani. Non Vi nascondo che questa azione oltre ad essere in spregio a qualsivoglia buona regola di corrette relazioni industriali, si inserisce in un momento di grande difficoltà per il settore e l’azienda.
Ricordo a tutti che come Vostro Editore da oltre trent’anni ho garantito a Voi e alle Vostre famiglie la regolarità nei pagamenti delle retribuzioni.
Contrariamente a quanto riferito le iniziative di riduzione del costo del lavoro sono necessarie per garantire la continuità aziendale e per far fronte all’aumento insostenibile dei costi delle materie prime, Vi ricordo a tal proposito che il costo della carta, dell’energia, delle lastre, è aumentato più del doppio in questo ultimo periodo.
Il piano di prepensionamenti al contrario di quanto viene riferito deve essere visto come un’opportunità. L’azienda a fronte di investimenti cospicui è riuscita ad ottenere l’accesso al beneficio pensionistico per numerosi di Voi, che senza alcun intervento traumatico ha raggiunto il traguardo pensionistico lasciando il testimone a tantissimi nuovi giornalisti che sono stati inseriti anche nella neonata redazione web che conta ormai più di 34 unità.
Come Vostro Editore sono profondamente deluso perché tale iniziativa appare non solo inopportuna ma anche ingiusta soprattutto perché si colloca in un momento difficilissimo per le nostre aziende e per l’intero settore che mi pregio ancora di presiedere come FIEG, il cui solo scopo è quello di ricercare nuove risorse per sostenerci e dare continuità alle aziende editoriali.
Confido che tale iniziativa sindacale del tutto inaspettata, che peraltro mi risulta non condivisa da tutte le redazioni, possa essere ancora revocata per il bene delle nostre testate storiche e per i lettori che ingiustamente verrebbero privati del loro giornale.
Andrea Riffeser Monti
Bologna, 3 aprile 2022

All’attenzione dell’editore Andrea Riffeser Monti
intanto le ricordiamo che da chi è editore, come lei, di una azienda condannata in passato per comportamento antisindacale non prendiamo lezioni di sindacato. Conosciamo benissimo le difficoltà che vive il mondo dell’editoria e la situazione della nostra impresa, sappiamo che i costi dell’energia e delle materie prime aumentano e infatti a gennaio abbiamo concordato di alzare il numero di giornate di cassa integrazione, tagliando ulteriormente le buste paga, proprio per aiutare con il nostro sacrificio a far quadrare i bilanci. Tagli che vanno avanti da tantissimi anni: glielo ricordiamo. Vero, i prepensionamenti sono un’opportunità per molti di noi, ma di investimenti non se ne sono visti e nella nuova redazione web non ci sono stati ancora inserimenti, anzi per ora non è altro che una sommatoria dei redattori che già lavoravano a internet. Come lei sa, prepensionamento in questa azienda non vuole dire rinnovamento: il giornale è pieno di articoli firmati dai pensionati, alcuni dei quali continuano a frequentare tranquillamente le sedi del giornale anche dopo la pensione, con tanto di ufficio e stipendio, in barba a ogni regola. Siamo noi a essere delusi da lei che ogni mese ci chiede tagli e intanto pensa a come riscuotere il suo milionario Trattamento di fine rapporto attingendo dalle casse dell’Editoriale Nazionale: risulta dai bilanci. Nessuno di noi si è tirato indietro ai tavoli sindacali, molte nostre proposte sono servite a sistemare tantissime cose che non andavano e anche nell’ultima trattativa abbiamo solo chiesto di non massacrare le cronache locali, quelle sportive e il fascicolo nazionale che come sa sono ancora la principale fonte di reddito di questo gruppo. Sono mesi che ci confrontiamo con i suoi manager, non ci siamo mai sottratti, ma le decisioni non possono essere prese in maniera unilaterale come lei vorrebbe, pensando solo a ridurre il costo del lavoro indiscriminatamente e senza mai pensare al prodotto che viene proposto in edicola e sul web.
Per tutti questi motivi è ora di dire basta a questa politica che la contraddistingue da anni (pagare gli stipendi poi non è qualcosa per la quale essere elogiati, ma è previsto dai contratti e dalle leggi), attingendo da una parte alle nostre buste paga e dall’altra a fondi statali, e per questo ribadiamo lo sciopero di oggi in tutte le redazioni dei nostri giornali (Uor del web compresa) diffidando chiunque dall’aggiornamento dei siti internet delle testate in sciopero. Ai colleghi diciamo che lavorare oggi sarebbe uno sgarbo ai lettori (il prodotto in edicola domani in tutte le regioni sarebbe penoso) e alla loro professionalità in un momento nel quale l’unità del corpo redazionale è fondamentale. L’unica strada per revocare lo sciopero è tornare già da oggi alle edizioni complete, senza accorpamenti.
Il Coordinamento dei Cdr dell’Editoriale Nazionale

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SINDACATO

L’Assegno Unico e Universale (Auu) erogato da Inps anche ai giornalisti

L’Assegno unico e universale è un sostegno economico riconosciuto dall’Inps a tutte le famigliecon figli e quindi anche ai giornalisti, attribuito per ogni figlio a carico e fino al compimento dei21 anni (al ricorrere di determinate condizioni), senza limiti di età per i figli disabili.La sua peculiarità consiste nel fatto che l’accesso al contributo – nella sua misura minima -spetta a tutte le famiglie con figli, a prescindere dal reddito familiare che influisce solo nelladeterminazione dell’ammontare dell’Assegno, come meglio spiegato in seguito.

L’Assegno è definito unico, in quanto finalizzato alla semplificazione e al contestualepotenziamento degli interventi diretti a sostenere la genitorialità e la natalità, e universale inquanto viene garantito in misura minima a tutte le famiglie con figli a carico, anche in assenza diIsee o con Isee superiore alla soglia di euro 40.000. L’importo spettante varia in base allacondizione economica del nucleo familiare sulla base di Isee valido al momento della domanda,tenuto conto dell’età e del numero dei figli nonché di eventuali situazioni di disabilità dei figli. Lo stesso sarà erogato a tutte le famiglie e varrà dal settimo mese di gravidanza fino alcompimento del 21° anno di ciascun figlio fiscalmente a carico.

La prestazione spetta ai nuclei familiari in cui ricorrono le seguenti condizioni:

1. per ogni figlio minorenne a carico e, per i nuovi nati, decorre dal settimo mese digravidanza;

2. per ciascun figlio maggiorenne a carico, fino al compimento dei 21 anni che: – frequenti un corso di formazione scolastica o professionale, ovvero un corso dilaurea; – svolga un tirocinio ovvero un’attività lavorativa e possieda un reddito complessivoinferiore a 8mila euro annui;- sia registrato come disoccupato e in cerca di un lavoro presso i servizi pubblici perl’impiego; – svolga il servizio civile universale;

3. per ogni figlio con disabilità a carico, senza limiti di età.

L’importo dell’Assegno unico e universale per i figli a carico è determinato sulla base dellacondizione economica del nucleo familiare, verificata tenendo conto dell’ Isee in corso di validità. Come detto, l’Assegno unico per i figli a carico, poiché è una misura “universale”, può essererichiesto anche in assenza di Isee ovvero con Isee superiore alla soglia di euro 40mila. In tal caso, saranno corrisposti gli importi minimi dell’Assegno previsti dalla normativa.

Circa l’effettivo importo dell’Assegno è prevista:

– una quota variabile modulata in modo progressivo e si va da un massimo di 175 euro perciascun figlio minore con Isee fino a 15mila euro, a un minimo di 50 euro per ciascunfiglio minore in assenza di ISEE o con ISEE pari o superiore a 40mila euro. Gli importidovuti per ciascun figlio possono essere maggiorati nelle ipotesi di nuclei numerosi (per i figli successivi al secondo), madri di età inferiore a 21 anni, nuclei con quattro o più figli,genitori entrambi titolari di reddito da lavoro, figli affetti da disabilità;

– una quota a titolo di maggiorazioni transitoria per compensare l’eventuale perditaeconomica subita dal nucleo familiare, se l’importo dell’Assegno dovesse risultareinferiore a quello che deriva dalla somma dei valori teorici dell’Assegno al Nucleo Familiare (componente familiare) e delle detrazioni fiscali medie (componente fiscale),che si sarebbero percepite nel regime precedente la riforma.

Per elaborare l’importo dell’Assegno unico universale l’Inps ha rilasciato un appositosimulatore (clicca qui per calcolare).

L’Assegno unico e universale è corrisposto dall’Insp anche ai giornalisti ed è erogato alrichiedente ovvero, a richiesta anche successiva, in pari misura tra coloro che esercitano laresponsabilità genitoriale, mediante accredito su conto corrente bancario o postale, ovveroscegliendo la modalità del bonifico domiciliato. In fase di compilazione della domanda (che si segnala deve essere presentata con cadenzaannuale e quindi rinnovata ogni 12 mesi, relativamente al periodo di erogazione: marzo-febbraio dell’anno successivo) il genitore richiedente potrà indicare le modalità di pagamentoprescelte anche con riferimento all’altro genitore (es. Iban dell’altro genitore, per quanto apropria conoscenza). Qualora il genitore richiedente non dovesse indicare la modalità dipagamento dell’altro genitore esercente la responsabilità genitoriale, quest’ultimo potràprovvedere autonomamente a inserirlo, accedendo alla domanda del richiedente con le propriecredenziali. In tal caso, il pagamento della quota al secondo genitore decorre da quando talescelta di accredito al 50% è stata comunicata all’Inps.

Per le domande presentate a gennaio e febbraio 2022, l’Assegno sarà corrisposto a partire dalcorrente mese di marzo. I relativi pagamenti sono in corso di accredito proprio in questi giorni. Mentre, per le domande presentate dopo il 28 febbraio 2022 l’Assegno unico e universale saràerogato il mese successivo a quello di presentazione della domanda e sarà comprensivo degliarretrati a decorrere da marzo, purché la domanda sia presentata entro il 30 giugno 2022. Per le domande presentate, invece, dopo il 30 giugno 2022, l’assegno unico spetterà solo dal mesedi presentazione della domanda, ma senza arretrati da marzo.

In quanto assegno unico, con l’entrata in vigore dell’Assegno unico e universale, a decorrere dalmese di marzo 2022 sono abrogate le seguenti misure di sostegno alla natalità, in quanto assorbite dall’Assegno:

– il premio alla nascita o all’adozione (Bonus mamma domani);- l’assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori;

– gli assegni familiari ai nuclei familiari con figli e orfanili;

– l’assegno di natalità (cd. Bonus bebè);

– le detrazioni fiscali per figli fino a 21 anni.

L’Assegno unico, invece, non assorbe né limita gli importi del bonus asilo nido. L’Assegno è inoltre compatibile con la fruizione di eventuali altre misure in denaro a favore deifigli a carico erogate dalle Regioni, Province autonome di Trento e di Bolzano e dagli enti locali. È infine compatibile con il Reddito di Cittadinanza.

Per i percettori del Reddito di Cittadinanza l’importo dell’Assegno è erogato, con le stesse modalità di erogazione del RdC, medianteaccredito sulla carta RdC di cui gli stessi sono in possesso.Per la determinazione del reddito familiare l’Assegno unico non si computa nei trattamentiassistenziali e lo stesso Assegno unico e universale non concorre alla formazione del redditocomplessivo ai fini Irpef.

L’Assegno unico e universale per i figli a carico riguarda tutte le categorie di lavoratori dipendenti( sia pubblici che privati), lavoratori autonomi, pensionati, disoccupati, inoccupati. La misura è riconosciuta a condizione che al momento della presentazione della domanda e pertutta la durata del beneficio, il richiedente sia in possesso congiuntamente dei seguenti requisitidi cittadinanza, residenza e soggiorno:

– sia cittadino italiano o di uno Stato membro dell’Unione europea o suo familiare, titolaredel diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, oppure sia cittadino di unoStato non appartenente all’Unione europea in possesso del permesso di soggiorno UE persoggiornanti di lungo periodo, oppure sia titolare di permesso unico di lavoro autorizzatoa svolgere un’attività lavorativa per un periodo superiore a sei mesi o titolare di permessodi soggiorno per motivi di ricerca autorizzato a soggiornare in Italia per un periodosuperiore a sei mesi;

– sia soggetto al pagamento dell’imposta sul reddito in Italia;

– sia residente e domiciliato in Italia;

– sia o sia stato residente in Italia per almeno due anni, anche non continuativi, ovvero siatitolare di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o a tempo determinato di durataalmeno semestrale.

Ai nuclei familiari percettori del Reddito di Cittadinanza l’Assegno unico e universale è corrispostod’ufficio dall’Inps, senza necessità di presentare apposita domanda.L’assegno decorre dal corrente mese di marzo 2022 e la relativa domanda è annuale(comprendendo le mensilità che vanno da marzo a febbraio dell’anno successivo). La stessa poteva essere presentata a partire dal 1° gennaio 2022 da uno dei due genitori esercenti laresponsabilità genitoriale a prescindere dalla convivenza con il figlio, anche autonomamenteattraverso il sito Inps con una agevole procedura, purché in possesso delle credenziali di accesso(tramite Pin, Spid, Cie e Cns) alla sezione myinps del sito web dell’Inps.

La domanda può essere presentata anche mediante tutore del figlio ovvero del genitore,nell’interesse esclusivo del tutelato. Al compimento della maggiore età, i figli possono presentarela domanda in sostituzione di quella eventualmente già presentata dai genitori e richiedere lacorresponsione diretta della quota di Assegno loro spettante.

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SINDACATO

Tagli ai Tg regionali, la Rai condannata per comportamento antisindacale

Accolto il ricorso presentato dai rappresentanti dei giornalisti del servizio pubblico. «L’azienda – rilevano – dovrà fornire al sindacato tutti gli elementi che era stata sollecitata a dare e inoltre pubblicare a sue spese sui principali quotidiani italiani il decreto del Tribunale che dice quanto i vertici hanno sbagliato in questa vicenda».

Il Tribunale civile di Roma ha condannato la Rai per comportamento antisindacale per il taglio dell’edizione notturna dei Tg regionali. La decisione, secondo il giudice, è avvenuta senza la preventiva consultazione del competente organismo sindacale. Il Tribunale ha così dato ragione all’Usigrai, che aveva impugnato davanti al giudice il provvedimento dell’azienda, d’intesa con la Fnsi, presentando denuncia attraverso l’Associazione Stampa Romana.

«Ora la Rai, che non ha voluto sentire ragioni sulla necessità di percorrere le strade previste dal contratto, dovrà rifare tutta la procedura prevista, fornire al sindacato tutti gli elementi che era stata sollecitata a dare e inoltre pubblicare a sue spese sui principali quotidiani italiani il decreto del Tribunale che dice quanto i vertici dell’azienda hanno sbagliato in questa vicenda; soldi pubblici anche questi che si potevano risparmiare semplicemente con il dialogo», rilevano i rappresentanti dei giornalisti del servizio pubblico.

«I nostri appelli al confronto – aggiungono – hanno avuto bisogno del giudice per essere ascoltati, dopo che anche la sollecitazione della commissione di Vigilanza Rai ai vertici aziendali per un dialogo costruttivo erano caduti nel vuoto».

La decisione del giudice, incalza l’ Esecutivo Usigrai, «ristabilisce i fatti anche in relazione all’immagine e alla funzione del sindacato che il mancato rispetto delle regole da parte dell’azienda aveva tentato di intaccare. Evidenzia anche la singolare tempestività con cui l’azienda ha tentato di convocarci per una “informativa” su decisioni già prese mortificando così il ruolo della consultazione in una mera presa d’atto. Bene abbiamo fatto – prosegue l’organismo sindacale – a non rispondere a quello che il giudice ha definito “un tentativo di correre ai ripari” dopo che ci era stato impedito un reale confronto attraverso l’annuncio della decisione già presa da parte dell’Ad Fuortes davanti alla Commissione di Vigilanza. La violazione, scrive il giudice, appare palese».

Per i giornalisti, inoltre, «il tenore inequivocabile delle frasi pronunciate dall’Ad nella sede istituzionale e la precisazione della data in cui la terza edizione sarebbe stata cancellata non dà adito a dubbi su quanto è avvenuto. Ogni tentativo di mettere nell’angolo la rappresentanza dei lavoratori è stato oggi svelato dal provvedimento del Tribunale del lavoro. Chi, tra i vertici aziendali, non ha voluto prendere atto di quanto stava accadendo, chi ha cercato di raccontare una storia diversa, oggi deve fare i conti con questo provvedimento e trarne le dovute conseguenze».

L’Usigrai ringrazia quindi gli avvocati Bruno del Vecchio e Francesco Bronzini «che con il loro lavoro hanno ricostruito e rappresentato in giudizio tutta la vicenda e le giornaliste e i giornalisti della Rai che hanno sostenuto l’azione del sindacato a tutela del contratto e del ruolo della rappresentanza di lavoratrici e lavoratori».

(Fonte: FNSI)

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L’informazione tra pandemia e guerre, una riflessione di Roberto Reale

L’informazione tra cronaca e propaganda, tra spettacolarizzazione e approfondimento: come e quanto l’attualità tragica della guerra in Ucraina sta mettendo in discussione il ruolo dell’informazione professionale e dello stesso giornalista. Sarà uno degli argomenti che verranno affrontati nella seconda edizione del corso di Alta formazione Università di Padova- Fnsi “Raccontare la verità: come informare promuovendo una società inclusiva e contrastare le fake news”: iscrizioni entro il 7 aprile, inizio lezioni il 5 maggio.

Intanto vi proponiamo la riflessione di Roberto Reale, uno dei docenti del corso che vede nell’organizzazione anche il Sindacato giornalisti Veneto con quello del Trentino Alto Adige e l’adesione dell’Ordine nazionale e veneto dei giornalisti.

Tempo di guerra, tempo di atroci sofferenze, enormi rischi, incredibili paradossi. L’altro giorno incrocio un conoscente, persona cordiale e perbene, già elettore leghista. Mi dice che Putin è un pazzo e che bisogna bombardare Mosca. Gli rispondo che non mi pare una grande idea visto l’arsenale nucleare di cui dispone e che la follia di Putin, posto che di questo si possa parlare, deve essere retrodatata almeno al 2006, a quel 7 di ottobre in cui venne uccisa a Mosca la coraggiosa giornalista Anna Politkoskaja. Gli chiedo: perché nel frattempo in tanti in Italia, Europa, Stati Uniti l’hanno celebrato come un modello o hanno continuato a fare ottimi affari con lui e i suoi oligarchi?

Gli domando anche come si sia formato queste opinioni, mi risponde che guarda la televisione, cerca di non perdersi nessuna trasmissione. È vicino ai 60 anni, normale che per lui sia così, anche se è giusto qui non dimenticare che, nella distribuzione delle tragiche immagini del conflitto, un ruolo preponderante lo stanno avendo, per i più giovani, social come Tik Tok e Instagram.

Ma tv e social sono poi oggi “mondi così distanti”? Ho visto copertine di telegiornali con filmati fatti coi cellulari con mezzi e edifici bruciati ma completamente decontestualizzati ( russi, ucraini?), ho visto prime pagine di quotidiani con corpi straziati offerti a “grandezza naturale”. E da dove venivano quelle immagini se non dai social, dal flusso continuo che ci arriva dai campi di battaglia? Mi è tornata in mente una nobile parola, che in Italia purtroppo ha assunto pure obliqui significati, la parola rispetto. Nel suo senso migliore sta per la nostra capacità di volgere lo sguardo all’indietro, cioè soffermarci, chiederci cosa stiamo facendo, evitare di gettare nel calderone ogni tipo di immagine senza averle dato un robusto contesto interpretativo. Altrimenti vanno in onda spezzoni di videogiochi, scene provenienti da altri conflitti, copertine mai pubblicate di settimanali americani.

La “nebbia di guerra” del nostro tempo consiste in un moltiplicarsi esponenziale delle fonti, dei documenti visivi. Che effetti ha tutto questo sulla gente, sul pubblico? Qualcuno ha scritto che siamo al prevalere dell’osceno sul tragico, qualcosa che ti dà l’illusione di vivere gli eventi ma crea assuefazione non partecipazione vera. Altri hanno chiamato in causa la spettacolarizzazione che produce solo reazioni emotive, un rullo compressore che radicalizza ogni punto di vista senza produrre conoscenza. Sono tutti problemi seri. Mi limito qui a osservare che la parte migliore della nostra offerta informativa è arrivata dagli inviati sul campo che hanno, in condizioni spesso precarie, riferito quanto avevano visto e verificato. Peccato solo che nel presentare il loro lavoro si sia abusato della parola racconto che (anche se la cosa a molti sfugge) può essere anche narrazione di fantasia mentre la cronaca è più saldamente legata ai fatti. Altra questione controversa è quella dei giornalisti fatti allontanare dalla Russia. Questo è un tema delicato. La legge sull’informazione approvata in quel paese accentua in maniera intollerabile la stretta repressiva sulla libertà di espressione, ma è palesemente (fino a prova contraria) rivolta all’interno. Mantenere attivi uffici di corrispondenza significa documentare i fatti che avvengono nel paese, primo dovere del giornalismo, cosa opportunamente ribadita dalla BBC.

Dicevo all’inizio dei paradossi. In questa storia non ci sono dubbi che ci siano un aggressore e un aggredito. Stare dalla parte degli Ucraini è un dovere politico e morale. Ma piccole e un po’ miserabili “guerre culturali” (mi scuso per l’uso del termine davanti al dramma vero) sui tassi di atlantismo degli italiani, come se la Nato fosse Amnesty o Save The Children, lasciano veramente il tempo che trovano. Alcuni di noi fino a pochi mesi fa sono stati sbeffeggiati perché accentuavamo le critiche al regime putiniano dicendo che se si colpisce il giornalismo indipendente si creano le premesse per qualsiasi avventura. I sovranisti ci hanno risposto che invece era un modello in funzione anti islamica, altri che mancavamo di realismo. Adesso che esplodono le bombe tutti mischiano le carte. Il paradosso sta nel fatto che i primi a invitare alla prudenza rispetto a un escalation militare sono in Italia (e negli stessi Stati Uniti) i generali, gente che la guerra l’ha vista, combattuta, che sa dove potremmo andare a finire seguendo spinte isteriche o emotive.

E allora che fare? Si sta in campo come hanno fatto i nostri migliori inviati: dalla parte dei civili sempre e comunque. È la loro sofferenza che ci interroga e che deve guidarci. Per questo la prima richiesta da avanzare è sempre quella del cessate il fuoco. Se vuoi la pace prepara e sostieni la pace. Il resto lo lasciamo agli altri, a chi gioca a fare il dottor Stranamore dal salotto di casa, con editoriali di fuoco o da uno studio tv mentre in realtà detesta in primo luogo proprio chi è contro la guerra.

(Fonte: Sindacato dei giornalisti del Veneto, Sgv)

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Assostampa Alto Adige, solidarietà al popolo ucraino

Le immagini del bombardamento dell’ospedale di Mariupol sono l’ennesima brutalità della guerra in Ucraina. In nessun conflitto, purtroppo, non ci sono vittime. Ma quando viene colpito un ospedale con bambini e madri in stato di gravidanza tutto assume un contorno più drammatico. Assostampa Alto Adige esprime vicinanza al popolo ucraino

Un nuovo conflitto ha sconvolto la comunità internazionale, l’Unione europea e tutti noi, che mai pensavamo che alle nostre porte potessero di nuovo tornare carri armati, fucili e nuove vittime. Nessuna guerra è giusta, ma nel caso di Kiev non c’è nessun dubbio su chi sia lo Stato aggredito e chi sia l’aggressore. Per questo motivo come giornalisti e cittadini europei Assostampa Alto Adige non può non esprimere la solidarietà e la vicinanza al popolo dell’Ucraina e ai tanti cittadini di quella Nazione che vivono nella nostra Provincia con l’angoscia di sapere che amici e parenti sono lontani e in pericolo.

Siamo consapevoli della necessità di raccontare tutti gli eventi, compresa una guerra, con la neutralità propria della nostra professione, che tutte le voci vadano sentite e tutte le opinioni ascoltate. Ma di fronte al ritorno di una politica di potenza che pensavamo fosse figlia di un retaggio del passato e di fronte alla repressione del dissenso a Mosca, compreso il carcere per i giornalisti che raccontano fatti che il governo e il suo presidente ritengono non veri, non possiamo non prendere una decisa e precisa posizione contro scelte scellerate che mettono a rischio la pace e democrazia.

Ci stringiamo intorno alla popolazione dell’Ucraina e ci auguriamo che il buonsenso prevalga sulle armi. Viviamo in una terra che ha fatto della convivenza tra gruppi linguistici e culture il suo punto di forza. Motivo per cui riteniamo che un’alternativa alla guerra sia e deve essere possibile.

(Foto: Wikimedia Commons; Apartment building destroyed, Lysychansk, Lugansk region. Author: Ліонкінг)

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Assostampa Trento, vicini al popolo e ai giornalisti ucraini

La domanda che molti dinnanzi al conflitto Russia Ucraina si pongono è : “Noi cosa possiamo fare?” A parte donare e aprire le nostre case ai profughi, l’altra azione fondamentale riguarda il pensiero: ossia esprimere il proprio dissenso alla guerra e la propria solidarietà ai colleghi giornalisti di Ucraina e Russia.

Nei giorni scorsi la presidente dell’Associazione di stampa di Trento, Patrizia Belli, ha incontrato le donne ucraine di Rovereto per spiegare loro che l’associazione condanna la guerra ed è solidale nei confronti dei giornalisti ucraini. E non solo ha ricevuto la loro totale partecipazione ma anche il dono della bandiera Ucraina che le donne avevano cucito a mano. Una bandiera per tenere accesa l’attenzione verso la libertà di stampa in Ucraina ma anche in Russia. È recente infatti la decisione del governo russo di applicare pene che arrivano fino a 15 anni di carcere per coloro che vengono giudicati colpevoli di dire “guerra”, “invasione” o “offensiva” o gettano discredito sulle forze armate o invitano la gente a manifestare. L’Assostampa Trentina condanna questa forma di censura che calpesta i diritti fondamentali della libertà di stampa e esprime piena solidarietà a tutti gli operatori dell’informazione e ribadisce il proprio fermo “NO” all’invasione dell’Ucraina . Bene hanno fatto gli intellettuali a ricordare che in questa guerra, lo zar di Russia si preoccupa molto più dell’informazione che delle sanzioni economiche. Ne è dimostrazione che si sta cercando di chiudere tutti i canali di informazione diversi da quelli ufficiali.

Totale la solidarietà al popolo ucraino e in particolare ai giornalisti ucraini che si trovano in prima linea come il piccolo The Kyiv Independent: il quotidiano nato dopo la controversa chiusura del Kyiv Post (il più antico quotidiano ucraino in lingua inglese), che – attivo da soli tre mesi – si sovvenziona grazie ai lettori. E lo fa con una missione: “Dire la verità”. E il “piccolo” Kyiv Independent si è conquistato la fama di fonte attendibile, tanto che le sue notizie sono rilanciate dalle testate di tutto il mondo.

L’impegno di Assostampa trentina è – e sarà – quello di continuare a sostenere i nostri colleghi: i giornalisti ucraini e i giornalisti russi che sfidano censure, bavagli e ritorsioni in nome della libertà di stampa.

Per approfondire
L’8 novembre 2021 chiude il Kyiv Post. I cronisti e il resto dello staff sono stati licenziati. Una parte di loro però ha deciso di continuare a informare perchè, hanno scritto, “L’Ucraina ha bisogno di una fonte di notizie di cui fidarsi” e così è nato il Kyiv Independent. Alla guida del giornale c’è Olga Rudenko, 32enne ex vicedirettrice del Kiyv Post. La redazione ha conquistato consensi e, dato non secondario, i fondi per sostenersi. Il capitale iniziale è arrivato da una sovvenzione di emergenza europea e oggi vive grazie al contributo dei lettori. Poi la guerra e il piccolo giornale è diventato fondamentale per mostrare al mondo cosa accade. Chi volesse può sostenerlo su Patreon e GoFundMe. Inoltre sul sito web della Efj (European Federation journalist), è possibile sottoscrivere il documento di sostegno all’Ucraina. ttps://europeanjournalists.org/blog/2022/02/25/we-stand-in-solidarity-joint-statement-in-support-of-ukraine/

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Ucraina: Fnsi, Ifj e Efj al fianco dei giornalisti sul campo. Al via sottoscrizione

Il sindacato italiano ha aderito alla mobilitazione promossa dalle Federazioni internazionale ed europea per contribuire ad assicurare forniture mediche ed equipaggiamenti di sicurezza ai colleghi impegnati a raccontare il conflitto, garantire vie di fuga sicure ai reporter in pericolo e supporto ai media indipendenti. Il segretario generale Raffaele Lorusso: «Aiutiamo chi è in prima linea per raccontare le atrocità della guerra».

La Federazione nazionale della Stampa italiana ha aderito con un contributo economico alla mobilitazione promossa dalla Ifj e dalla Efj a sostegno dei giornalisti in pericolo in Ucraina a seguito dell’invasione ad opera delle truppe russe e dei sindacati ucraini di categoria, Union of Journalists of Ukraine e Independent Media Trade Union of Ukraine.

«Insieme con i sindacati di altri Paesi europei e del mondo, la Federazione nazionale della Stampa italiana non vuol far mancare il proprio sostegno e il proprio contributo ai sindacati dei giornalisti ucraini e ai colleghi che sono rimasti in prima linea per raccontare le atrocità della guerra e la spietata repressione di cui sono vittime i media ucraini», afferma Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi.

«Il loro impegno, unito a quello di tanti giornalisti occidentali, è fondamentale per far conoscere all’opinione pubblica di tutto il mondo il dramma di un Paese e di un popolo di cui si vorrebbe cancellare con le armi l’identità e la libertà. Uguale sostegno va a quei giornalisti russi che in un clima di pesante repressione, sfidando bavagli, minacce e ritorsioni anche sul piano fisico, si sforzano di smontare la propaganda di regime, dando voce a quella parte sempre più consistente dell’opinione pubblica del loro Paese che si oppone alla guerra e all’escalation di violenze e barbarie perpetrate dal presidente Putin».

Sin dalle prime ora di guerra, la Ifj e la Efj, insieme con i loro affiliati, si sono attivate per aiutare ad evacuare i reporter in pericolo, contribuire ad assicurare forniture mediche ed equipaggiamenti di sicurezza, come giubbotti antiproiettile ed elmetti, ai giornalisti impegnati a raccontare il conflitto, hanno incontrato l’Unesco, le Nazioni Unite e i gruppi per la libertà dei media per creare una rete di sostegno in favore di cronisti e media indipendenti in Ucraina, rimanendo in costante contatto con i sindacati ucraini per valutare le loro esigenze.

La Federazione internazionale ha predisposto una polizza assicurativa dedicata che fornisce copertura ai giornalisti stranieri che seguono il conflitto e sta organizzando un incontro con un importante consulente per la sicurezza per lavorare a protocolli di emergenza e ad un piano di evacuazione. Intanto sono in corso i lavori per allestire in Polonia un centro logistico e un ufficio che possano aiutare a smistare gli aiuti ai sindacati in Ucraina. È in agenda un nuovo incontro con l’Unesco per discutere di un passaggio sicuro per i giornalisti a rischio e prosegue la pressione sul Consiglio d’Europa e i singoli governi per intensificare gli sforzi per proteggere i giornalisti e condannare gli attacchi ai media.

«Ma la guerra va avanti – rilevano Anthony Bellanger, segretario generale Ifj e Ricardo Gutiérrez, segretario generale della Efj – e i combattimenti si intensificano. Dunque ora più che mai è importante aumentare i nostri sforzi, offrire maggiore solidarietà per garantire un supporto davvero efficace».

L’appello è ad aderire alla mobilitazione, contribuendo concretamente alla richiesta urgente di sostegno che arriva dai sindacati ucraini dei giornalisti con una donazione al Fondo per la sicurezza dell’Ucraina.

«Tutti i fondi donati verranno utilizzati direttamente per fornire assistenza di emergenza ai nostri affiliati in Ucraina per sostenere i giornalisti in pericolo. Hanno bisogno di supporto per aiutare i giornalisti a rischio a trasferirsi, per fornire assistenza umanitaria di emergenza, attrezzature di sicurezza, supporto medico urgente e molto altro ancora», spiegano Ifj e Efj.

FONDO PER LA SICUREZZA DELL’UCRAINA

È possibile contribuire inviando una donazione al Fondo con il messaggio “Ucraina”. Di seguito le coordinate bancarie.

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Giornale Trentino, l’inizio della fine

Alla scomparsa del quotidiano dedicata la tavola rotonda del ventennale di Articolo 21. L’ex direttore Simeone e il professor Quaglioni sicuri: il cambio del nome fu un errore madornale

*(Ospitiamo il pezzo di Maurizio Di Giangiacomo)

Ennio Simeone ha diretto l’Alto Adige dal 1988 al 1993. Già a L’Unità e a Paese Sera, da un anno approdato al Gruppo Espresso, fu chiamato da Giuliano Salvadori Del Prato a succedere a Luciano Ceschia. “Il barone Del Prato mi disse subito che l’Alto Adige era nato in Trentino, che era il giornale dell’intera regione”, ha ricordato Simeone, oggi 86enne, intervenendo alla tavola rotonda dal titolo Il ruolo culturale svolto dal quotidiano Trentino organizzata venerdì 25 febbraio a Palazzo Geremia da Articolo 21 per festeggiare il ventennale della propria fondazione. Dopo aver diretto Il Tirreno, alla fine degli anni Novanta Simeone fu incaricato dal principe Carlo Caracciolo di assumere la direzione del Quotidiano della Calabria. “Io ero già in pensione, Caracciolo mi chiese di dedicarmici quattro mesi, invece vi rimasi dieci anni. E fu lì che appresi del cambio di testata dell’edizione di Trento dell’Alto Adige, da Alto Adige appunto in Trentino. Ne chiesi il motivo allo stesso a Caracciolo, gli dissi che mi sembrava una sciocchezza. In un giornale non si cambiano nemmeno le rubriche, figuriamoci il nome della testata, i lettori sono animali abitudinari. È stato un errore anche e soprattutto perché l’Alto Adige era il giornale leader della regione, un errore di presunzione editoriale. Oggi che il Trentino non c’è più sento il rammarico per non essere riuscito a far cambiare idea a Caracciolo e mi dispiace essere qui a commemorare la scomparsa di un giornale. Ci vorrebbe un’idea per ripartire. Io ho lo smartphone ma lo uso solo come navigatore, i miei nipoti, invece, leggono il giornale sul telefono e lo fanno gratis. Ma non vorrei che questo fosse un funerale”.

Maurizio Di Giangiacomo ed Ennio Simeone (foto Daniele Panato)

Simeone, quindi, non ha dubbi. L’inizio della fine fu il cambio di testata, avvenuto nel 2002, sotto la direzione di Gianpaolo Visetti. Ascoltandolo, ripensando a quei miei primi anni di giornalismo, all’autorevolezza che l’Alto Adige – sia a Bolzano che a Trento – allora ancora aveva, mi sono chiesto se non fu proprio la sua sostituzione a segnare magari non già l’inizio della fine, ma almeno quello del declino del grande giornale. Riflettendo sulla storia recente, sul fatto che è stato poi un editore del gruppo linguistico tedesco a sacrificare il Trentino sull’altare della sostenibilità economica, viene da rimpiangere il rispetto che Ennio ebbe non solo per le pagine tedesche del giornale Alto Adige, ma anche e soprattutto la visione più mitteleuropea che mediterranea che aveva del giornale, a dispetto dei natali campani, tanto da opporsi all’acquisizione delle pagine di Interni ed Esteri già allora confezionate dalla Finegil per tutti i giornali del Gruppo.   

Da sinistra Ennio Simeone e Diego Quaglioni

A Palazzo Geremia a sostenere la tesi di Simeone c’era anche il professor Diego Quaglioni, già preside della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento e per anni illustre collaboratore del giornale. “Sono solidale nei confronti dei giornalisti del Trentino, proprio in queste ore ho potuto riflettere una volta di più sull’affinità tra storia e giornalismo – ha detto intervenendo al convegno di Articolo 21 -. Agli inizi del pensiero costituzionale si scrisse che i soli veri documenti storici sono i giornali, che se per qualche cataclisma scomparissero non si saprebbe più nulla sulla nostra società. Del resto, Hannah Arendt, la più grande intellettuale del ventesimo secolo, ha scritto il suo Eichmann in Jerusalem sulla base dei suoi reportage pubblicati dal New Yorker. La libertà di stampa è un problema costituzionale, è una garanzia di tutte le altre libertà. L’articolo 21 della Costituzione sancisce che tutti, non solo i cittadini, hanno il diritto di esprimersi. E non basta rigettare le censure, occorre munirsi di difese contro la concentrazione e il depauperamento, pericoli più forti a livello regionale, dove c’è il rischio di raccontare una realtà solo domestica, solo locale. L’Alto Adige era una finestra dalla quale, raccontando la realtà regionale, si poteva osservare quella nazionale. La divisione tra Alto Adige e Trentino è stata un errore madornale, commesso accondiscendendo alla volontà della politica locale, che ha fatto della Regione due Province, svuotando un istituto che sopravvive con competenze marginali. Una vicenda che ha indebolito la stessa politica locale. Per sapere cosa accade a Bolzano bisogna varcare il confine, perché sul giornale non ce n’è traccia – ha concluso Quaglioni -. L’articolo 21 è uno dei presupposti della nostra libertà. Penso che anche l’Università possa fare la sua parte, ispirandosi a Giovanni Battista a Prato, liberale e giornalista”.

Il presidente della Federazione nazionale della stampa, Giuseppe Giulietti

Alla tavola rotonda, coordinata dal segretario regionale del Sindacato dei giornalisti Rocco Cerone, sono intervenuti il portavoce locale di Articolo 21 Roberto Rinaldi, il padrone di casa sindaco di Trento Franco Ianeselli, la presidentessa di Assostampa Trento Patrizia Belli e quella di Assostampa Bolzano Diana Benedetti, la segretaria del Sindacato regionale del Veneto Monica Andolfatto e il vicepresidente dell’Ordine regionale dei giornalisti Maurizio Panizza. Ultimo intervento quello del presidente della Federazione nazionale della stampa Giuseppe Giulietti, che è partito dalla drammatica attualità internazionale per giungere alla realtà del Trentino. “Gli inviati che raccontano la guerra sono fondamentali – ha detto – senza intermediari non c’è la verità. Quest’idea degli editori che si possa fare l’informazione senza domande, senza pensiero critico, non funziona. È l’idea dell’abrogazione della funzione del giornalista. Questa provincia ha insegnato libertà e irredentismo, anche con le prime leghe sindacali e i loro fogli. La fonte unica, le forme di monopolio, non solo in Trentino, sono pericolose. Le modalità brutali della chiusura del Trentino sono un’aggravante, è il caso tipico di soppressione di una voce. La vertenza non è conclusa – ha concluso Giulietti -, partendo da qui va fatta una battaglia nazionale sull’editoria, ponendo anche la questione dell’antitrust dei bacini regionali, specie con la riduzione del numero dei parlamentari”.

Paolo Silvestri consegna la targa a Marika Caumo

Toccante, in chiusura, la targa consegnata da Articolo 21 a Marika Caumo, a rappresentare i collaboratori del giornale Trentino, i precari che, da un giorno all’altro, hanno perso anche il misero compenso che percepivano per il loro prezioso lavoro.

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Giornata sul ruolo culturale del ‘Trentino’ a Palazzo Geremia

Nel ventennale di fondazione di Articolo21, venerdì 25 febbraio alle 10 a Trento, tavola rotonda, a Palazzo Geremia, sul ruolo culturale del quotidiano Trentino, già Alto Adige, chiuso il 15 gennaio 2021. Dibatteranno del tema con l’ex direttore di Alto Adige, Tirreno e Giornale di Calabria, Ennio Simeone, il presidente della FNSI Giuseppe Giulietti, lo storico del diritto Diego Quaglioni, docente all’Università di Lille e al Collège de France di Parigi, storico collaboratore del giornale, il sindaco Franco Ianeselli.

Interverranno inoltre i segretari del Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige e del Veneto Rocco Cerone e Monica Andolfatto, le presidenti di Assostampa Trento e Bolzano Patrizia Belli e Diana Benedetti, i componenti del comitato di redazione del giornale Trentino Luca Marsilli, Paolo Morando e Paolo Silvestri, il vicepresidente Odg Maurizio Panizza, Mauro Lando, consigliere nazionale UNGP e numerosi altri giornalisti che nel corso degli anni hanno lavorato all’Alto Adige, poi Trentino.

Per sottolineare la collaborazione strategica dei 20 collaboratori del giornale, nell’occasione verrà consegnata una targa che verrà simbolicamente ritirata dalla giornalista precaria Marika Caumo.

L’iniziativa è promossa dall’Associazione Articolo 21 insieme al comitato di redazione del quotidiano Trentino, il Sindacato Giornalisti del Trentino Alto Adige, il Sindacato Giornalisti del Veneto, Assostampa Trento e Bolzano, l’Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige.